白龙鱼服 – Una storia da pescatore

Maggio 2, 2012 at 6:14 PM (Chengyu) (, )

“bái lóng yú fú” – Il drago bianco nelle vesti di pesce

Nello Shuoyuan1 si trova la storia del Drago bianco del mare Orientale. Si racconta che in questo mare vivesse un drago bianco e, avendo il drago trascorso molti anni in quelle acque e non conoscendo come fosse il mondo degli uomini, in cuor suo decise che sarebbe andato fra gli uomini a vedere di persona. Tuttavia, non era proprio possibile recarsi in mezzo alla gente con l’aspetto e il corpo di un drago. Gli uomini non hanno mai visto i draghi e non conoscono il loro aspetto ma, nonostante ciò, sono molto intimidìti da queste creature. Se un vero drago dovesse uscire allo scoperto, la gente ne sarebbe tremendamente impaurita. Così il drago bianco pensò a un soluzione e, per non mostrare il suo vero aspetto, si trasformò in un pesce. La gente è abituata a vedere i pesci ogni giorno, perciò una volta trasformato in pesce, il drago pensò che avrebbe potuto nuotare a giro lungo il fiume e osservare con tranquillità il mondo degli uomini.

Il drago bianco si trasformò in un pesce e dal mare Orientale nuotò fino a un grande fiume e da questo arrivò poi fino a un lago. Il mondo degli uomini presentava molti aspetti diversi, persone di ogni tipo e di ogni forma, uomini e donne. Così, per osservare meglio, il drago spesso saltava fuori dall’acqua. Questo, però, portò a un incidente. A quel tempo, sulla sponda del lago, veniva a pescare un uomo la cui tecnica era molto particolare. Questo pescatore non usava le reti o la canna da pesca, e nemmeno si faceva aiutare dai cormorani, ma se ne stava sulla sponda del lago a guardare con attenzione l’acqua e, una volta individuato un pesce, lo colpiva con una freccia. La sua vista era estremamente acuta, riusciva a distinguere un pesce a più di mezzo metro di profondità e, non appena lo vedeva, era in grado di centrarlo con l’arco e le frecce. Anche quel giorno il pescatore si era recato al lago. Appena vide quel meraviglioso pesce che saltava in alto fuori dall’acqua pensò che fosse un dono del cielo! Così, tirò fuori una freccia, piegò l’arco e, guardando il suo bersaglio, fece partire il colpo. Il drago bianco non si immaginava certo di incontrare un uomo simile e così la freccia lo colpì sulla coda, procurandogli una brutta ferita. Allora il drago si gettò di corsa sul fondo del lago e, riprendendo la sua forma originale, scappò via il più in fretta possibile.

Dopo che fu scappato, il drago bianco provò una gran rabbia per quell’uomo che aveva scoccato la freccia e pensò: lui ha osato ferirmi con i suoi colpi, io per questo dovrò punirlo severamente. In fretta, quindi, si recò al cospetto dell’Imperatore Celeste e gli raccontò il torto subito. Questi, sentito il problema, chiese: «Ma tu non sei il drago bianco del mare Orientale? Come ha potuto un uomo colpirti con una freccia nei pressi di un lago?» Il drago rispose: «Beh, in quel momento non avevo l’aspetto di un drago, mi ero trasformato in un pesce.» «Quell’uomo viene da una famiglia di pescatori e ogni giorno si reca sul lago per catturare i pesci con le sue frecce. Tu ti sei trasformato in un pesce e lui non poteva certo saperlo, il fatto che abbia scoccato la sua freccia contro di te è una cosa inevitabile e giustificata. Per quanto mi riguarda, non c’è motivo di punire quell’uomo.» Così parlò l’Imperatore Celeste, ma il drago chiese: «Ma io sono stato ferito, dovrei forse fare finta di niente?» L’Imperatore allora rispose: «Certo che no, la prossima volta devi fare più attenzione!»

Erbetta: «Costui che va a pescare al lago con arco e frecce e si vanta di aver colpito nientemeno che un drago… La morale della storia è che i pescatori sono davvero i più grandi storiellografi del mondo, senza dubbio!»
Traduttore: «In effetti… Però questo modo di dire si usa per indicare un nobile o un gran signore che nasconde il suo rango e va in giro in abiti normali. A volte, però, si usa anche per mettere in guardia contro i pericoli di una cosa del genere.»

Note del Traduttore

1 Lo Shuoyuan (说苑 – Shuōyuàn), che letteralmente si può tradurre come “giardino di racconti”, è una raccolta di antiche storie compilata da Liu Xiang (刘向 – Liú Xiàng). Questi fu uno studioso Confuciano vissuto all’epoca della dinastia Han, fra il 79 e il 9 a.C., ed ebbe un ruolo importante nel compilare il primo catalogo della biblioteca imperiale.

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百发百中 – Il terrore dei salici

novembre 20, 2011 at 10:41 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“bǎi fā bǎi zhòng” – Cento colpi, cento centri

Su Li1 fu, all’epoca degli Stati Combattenti, un abile diplomatico e un esperto di affari politici. Un giorno Su Li venne a sapere che il gran generale Bai Qi2 del regno di Qin si apprestava a condurre in guerra l’esercito contro la capitale del regno di Wei, Daliang3. Se Daliang fosse stata occupata dalle forze di Qin, la famiglia reale dei Zhou Orientali4, che si trovava vicino, sarebbe stata in pericolo. Così, Su Li si recò dal regnante dei Zhou e gli disse: «In questi anni Bai Qi ha sconfitto i regni di Han, di Zhao e altri ancora, e ha preso il controllo su un vasto territorio. Adesso ha intenzione di condurre le truppe contro Daliang e se anche questa capitale dovesse cadere, la famiglia reale si troverebbe in grave pericolo! Lei deve trovare un modo per fermare l’esercito di Bai Qi.» Così, il regnante dei Zhou inviò Su Li nel regno di Qin e questi raccontò a Bai Qi la seguente storia:

Tanto tempo fa, nel regno di Chu, viveva un uomo chiamato Yang Youji che era un grande esperto nel tiro con l’arco. Lui era in grado, stando a cento passi di distanza da un salice, di scoccare le sue frecce e con ogni colpo centrare una foglia del salice. Cento volte lasciava partire il colpo e cento volte faceva centro. Le persone che osservavano la scena lodavano enormemente l’abilità di quell’arciere ma, una volta, un uomo che passava di lì per caso disse: “Io potrei insegnargli come si fa a tirare con l’arco.”
Yang Youji sentì queste parole e in cuor suo si sentì a disagio, perciò disse: “Tutti lodano la mia abilità con l’arco, tu invece sostieni di poter insegnare a me come si fa, perché allora non vieni qui al mio posto e provi a colpire le foglie del salice?”
L’altro uomo disse: “Io non posso certo insegnare a te la tecnica del tiro con l’arco, come si tende il braccio sinistro e come si piega il destro. Però, ti sei mai fermato a pensare che, quando colpisci le foglie del salice cento volte su cento tiri, non fai attenzione al tuo respiro. Dopo poco sei completamente stanco e non centreresti più nemmeno una foglia. In questo modo perdi completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi.”

Dopo che ebbe finito di raccontare questa breve storia, Su Li riprese il discorso dicendo: «Voi avete già sconfitto il regno di Han, il regno di Zhao e molti altri, conquistando in questo modo un vasto territorio e guadagnando grande onore. Adesso ti è stato ordinato di portare le truppe in guerra, attraversando i territori della famiglia reale dei Zhou Orientali per attaccare Daliang. Se però questa volta tu non dovessi ottenere la vittoria, perderesti completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi. Sarebbe perciò meglio che raccontassi di essere malato e che non inviassi all’attacco le truppe.»
Bai Qi, ascoltato ciò, si mise a ridere e disse: «Sono in grado di spazzare via tutto ciò che mi si pone d’avanti, per cento battaglie, cento vittorie, come potrei non vincere?»
Così, non seguendo ciò che gli chiedeva Su Li, portò l’esercito in battaglia contro il regno di Wei e ottenne una vittoria schiacciante, riuscendo a conquistare decine di città del regno di Wei.

Erbetta: «La morale di questa storia è che tu farai la fine di quel salice, lo sai, vero?»
Traduttore: «Beh, in realtà questo modo di dire si usa per indicare un lavoro portato avanti con grande precisione.»
Erbetta: «Appunto, è quello che farà anche il boia di corte!»

Note del Traduttore

1 Non ho trovato altre notizie riguardo a Su Li (苏厉 – Sū Lì) ma in compenso ho trovato una versione diversa della storia. Sono abbastanza sicuro di aver tradotto correttamente la prima versione che riporto, anche se la seconda mi sembra abbia più senso. In ogni caso trascrivo anche la seconda qui di seguito, dopo le note.

2 Bai Qi (白起 – Bái Qǐ) fu uno dei più grandi generali del regno di Qin, conosciuto come “macellaio di uomini” (人屠 – rén tú) per aver ammazzato nelle varie campagne militari quasi novecento mila soldati nemici. Morì, imbattuto, nel 257 a.C..

3 Daliang (大梁 – Dàliáng), capitale del regno di Wei durante il periodo degli Stati Combattenti, corrisponde all’attuale città di Kaifeng nella provincia del Henan.

4 Ricordo che durante il periodo degli Stati Combattenti la dinastia regnante, ovvero la dinastia dei Zhou Orientali, era solo formalmente al potere. Il controllo del territorio era infatti diviso fra diversi regni feudali che riconoscevano l’autorità della dinastia Zhou ma che erano sostanzialmente indipendenti. Alla fine del periodo degli Stati Combattenti, dopo che il regno di Qin ebbe sconfitto tutti gli altri regni, la Cina fu per la prima volta riunita sotto il controllo di un imperatore, che aveva potere (non solo formale) su tutto il territorio.

Versione alternativa

Il famoso generale Bai Qi del regno di Qin si apprestava a guidare l’esercito contro il regno di Wei. Viveva allora un uomo chiamato Su Li, abile diplomatico, che dopo aver saputo la cosa, si recò con urgenza dal monarca della dinastia Zhou e lo mise in guardia dicendo: «Se il regno di Wei dovesse cadere sotto il controllo del regno di Qin, la vostra posizione diventerebbe pericolosa.» A quel tempo, anche se i regnanti della dinastia Zhou erano chiamati “figli del Cielo”, non avevano nessun autorità amministrativa. Se il regno di Wei fosse stato sconfitto dal regno di Qin, quest’ultimo avrebbe acquisito un potere ancora più grande e, di conseguenza, anche la capacità di imporre il proprio potere sul monarca dei Zhou sarebbe diventata maggiore. L’imperatore dei Zhou chiese a Su Li il da farsi e questi suggerì al monarca di inviare immediatamente un uomo da Bai Qi per persuaderlo a interrompere l’attacco. Inoltre, disse di raccontargli questa storia:

Nel regno di Chu viveva un famoso arciere chiamato Yang Youji. Questo uomo, che fin da giovane superava chiunque in coraggio e forza, con l’esercizio divenne un maestro nel tiro con l’arco. A quel tempo viveva anche un coraggioso guerriero chiamato Pan Hu ed era anch’egli un arciere molto abile. Un giorno i due uomini si trovarono su un campo per competere nel tiro con l’arco e molte persone si misero attorno a osservare. Il bersaglio venne messo a cinquanta passi di distanza, qui fu appesa una placca con sopra disegnato un cuore. Pan Hu tese il rigido arco e una dopo l’altra scoccò tre frecce che andarono a colpire il centro del bersaglio, guadagnandosi un grido di acclamazione da parte della gente che osservava la sfida. Pan Hu, molto orgoglioso di sé, si rivolse a Yang Youji allargando le braccia, con un gesto che voleva esprimere l’invito a fare di meglio, se era possibile. Yang Youji si guardò un po’ attorno e poi disse: «Per colpire un cuore a cinquanta passi non serve molta abilità, il bersaglio è troppo vicino e anche troppo grande, piuttosto val la pena di colpire una foglia di salice a cento passi di distanza!» Detto ciò, indicò un salice che si trovava a cento passi da lui e disse a un uomo di scegliere una delle foglie dell’albero, facendoci un segno con il colore rosso. A quel punto, tese il suo arco e con uno scocco fece partire una freccia che attraversò con pecisione il bersaglio disegnato sulla foglia di salice. Le persone che erano nel campo rimasero tutte a bocca aperta, lo stesso Pan Hu non credeva di poter fare altrettanto e, convinto che Yang Youji non potesse riuscire di nuovo nell’impresa di centrare una foglia, camminò fino al salice, scelse tre foglie dell’albero e le numerò con i colori. Dopo di ché, chiese a Yang Youji di colpire quelle foglie nell’ordine in cui le aveva colorate. Yang Youji si avvicinò di alcuni passi, osservò le foglie colorate e si allontanò di nuovo a cento passi di distanza. Tese l’arco e, “scoc”, “scoc”, “scoc”, fece partire tre frecce che centrarono una dopo l’altra i tre bersagli. Un boato si sollevò in acclamazione e anche Pan Hu si convinse della superiorità dell’avversario. A quel punto, però, in mezzo alle grida di acclamazione, un uomo che si trovava vicino a Yang Youji disse con tono distaccato: «Beh, anche se riesce a centrare una foglia a cento passi di distanza, potrei insegnargli qualcosa riguardo al tiro con l’arco.» Come Yang Youji sentì queste parole, dette ad alta voce, non poté fare a meno girarsi verso quell’uomo e arrabbiato disse: «Come pensi di poter insegnare a me a tirare con l’arco?» L’altro uomo tranquillo rispose: «Io di certo non vengo a spiegarti come piegare l’arco e scoccare le frecce, però posso metterti in guardia su come proteggere la tua reputazione di arciere. Tu hai mai pensato che, se per caso dovessi rimanere senza forze, basterebbe una freccia che non colpisce il bersaglio per farti perdere la reputazione di chi, con cento colpi, fa cento centri? Un arciere dalle grandi capacità deve fare attenzione a proteggere la propria reputazione!» Yang Youji ascoltò questo discorso, capì che l’uomo aveva ragione e per questo lo ringraziò più e più volte.

L’uomo che era stato inviato dall’imperatore dei Zhou raccontò a Bai Qi questa storia, nel modo esatto con cui l’aveva detta Su Li. Dopo che Bai Qi ebbe ascoltato questo racconto, decise che per proteggere la sua reputazione di generale da cento battaglie e cento vittorie non poteva andare in guerra senza dei lunghi preparativi. Perciò disse di essere ammalato e fece fermare l’attacco contro il regno di Wei.

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一箭双雕 – Due al prezzo di uno

giugno 27, 2011 at 12:03 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) (, )

“yī jiàn shuāng diāo” – Prendere due aquile con una freccia

L’imperatore dei Zhou del Nord1 decise, per pacificare la minoranza dei Tujue2 che erano presenti nei territori settentrionali, di dare in sposa una delle principesse al re dei Turchi Celesti, Shetu3. Per garantirne la sicurezza, l’imperatore inviò una scorta di soldati e ufficiali al comando di Zhangsun Sheng4 affinché accompagnasse la principessa nel regno dei Tujue. Dopo molte difficoltà, alla fine il gruppo arrivò a destinazione e il re Shetu organizzò per l’occasione dei grandi festeggiamenti. Per intrattenere Zhangsun Sheng, secondo la tradizione dei Tujue, venne organizzata una competizione. Il re ordinò che fosse portato un arco robusto e chiese a Zhangsun Sheng di tirare una freccia contro una moneta di rame posta a cento passi di distanza. Non appena avuto il segnale, Zhangsun Sheng tese l’arco flettendolo come una falce di luna e fece scoccare una freccia che andò a colpire il piccolo foro della moneta di rame. Tutta la folla lo acclamò gridando “bravo!”.

Da quel momento il re Shetu ebbe in gran considerazione Zhangsun Sheng e lo ospitò presso la sua corte per un intero anno. Durante questo periodo il re spesso si faceva accompagnare da Zhangsun Sheng nelle sue battute di caccia. Una volta, mentre i due erano fuori per cacciare, il re Shetu alzò lo sguardo e vide che in cielo c’erano due grandi aquile reali che stavano lottando fra loro per un pezzo di carne. In fretta allora porse a Zhangsun Sheng due frecce e gli disse: «Puoi tirarle giù con solo queste due frecce?» «Una sola freccia sarà sufficiente!» rispose Zhangsun Sheng. Mentre diceva ciò, con la mano prese la freccia e subito spronò il suo cavallo. Posizionò la freccia e tese l’arco, puntando il colpo verso le due acquile ignare del pericolo. Allo scoccare della freccia, i due grandi uccelli caddero a terra, trafitti entrambi dallo stesso dardo.

Erbetta: «La morale di questa storia è che, se sai spararle grosse, la fortuna ti assiste.»
Traduttore: «Di solito sì, in effetti, ma in realtà il significato di questo chengyu è simile al nostro “prendere due piccioni con una fava”.»
Erbetta: «Perché a loro le aquile e a noi i piccioni?»
Traduttore: «Non ne ho idea, sarà intervenuta la Lipu.»
Erbetta: «Ah, peccato!»

Note del Traduttore

1 La dinastia dei Zhou del Nord (北周 – Běi Zhōu) fa parte delle Dinastie del Nord e del Sud che si divisero il controllo della Cina fra la caduta della dinastia Jin, avvenuta nel 420 d.C., e l’ascesa della dinastia Sui, che prenderà il potere nel 581 d.C. riunificando il paese sotto un unico impero.

2 I Tujue (突厥 – Tūjué), conosciuti in occidente con il nome di Göktürk o “Turchi Celesti”, erano una popolazione nomade dell’Asia Centrale che, dopo la caduta degli Unni e in seguito al declino dell’impero romano, aveva preso il controllo su una vasta regione che andava dal Mar Caspio fino alla Mongolia. Legati alle tradizioni e all’organizzazione dell’impero Unno, i Göktürk crearono il primo impero turco nell’Asia centrale, entrando in conflitto con le dinastie cinesi dei Sui e dei Tang. Il ruolo di queste ultime fu fondamentale nel portare alla divisione e successivamente al crollo dell’impero Göktürk.

3 Shetu (摄图 – Shètú), conosciuto con il nome di Ishbara Kaghan, fu il quinto imperatore del regno Göktürk, succeduto al trono in seguito a lotte interne che indebolirono la situazione dell’impero. Per affermare la sua autorità, Ishbara sposò la principessa Qianjing dei Zhou del Nord e accettò a corte Zhangsun Sheng (长孙晟 – Zhǎngsūn Shèng), che seppe guadagnarsi l’amicizia del sovrano per fornire poi utili informazioni all’impero cinese. Per porre termine alla guerra civile nata dopo le lotte per la successione, Ishbara accettò di sottomettersi alla dinastia Sui, che aveva preso da poco il potere sulla Cina. Da qui nascerà la prima divisione dell’impero Göktürk fra regno dell’Est e regno dell’Ovest.

4 Il carattere “晟” che indica il nome “Sheng” ha due pronunce possibili, “chéng” e “shèng”. Ovviamente nella prima versione di questa storia ho scelto quella sbagliata, cosa di cui mi sono accorto facendo un po’ di ricerche in rete.

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熟能生巧 – Il venditore d’olio

novembre 9, 2010 at 9:43 am (Chengyu) (, )

“shú néng shēng qiǎo” – La pratica rende perfetti

In antichità viveva un generale di nome Chen Yaozi (陈尧咨 – Chén Yáozī) che era molto abile nel tiro con l’arco. In quel periodo non c’era nessuno che potesse eguagliarlo in questa specialità e così lui amava vantarsi della cosa. Un giorno, mentre Chen Yaozi si esercitava con l’arco nel giardino di casa sua, venne un vecchio venditore di olio che poggiò a terra il bastone e il suo carico e si sedette da una parte. Il vecchio si mise a osservare distrattamente l’allenamento del generale e rimase lì a lungo senza andarsene. Di dieci frecce, nove colpivano il centro del bersaglio ma ogni volta il vecchio venditore faceva appena un lieve cenno di approvazione col capo.

Quando Chen Yaozi notò la cosa, andò dal vecchio e gli disse: «Per caso ti intendi di tiro con l’arco? Non mi dirai  che la mia tecnica non è magnifica?» Il venditore di olio rispose: «Ah, non ne so molto di come si usa un arco ma non mi sembra che ci sia niente di particolare nel modo in cui lei tira le frecce, è solo una questione di pratica. La pratica rende così capaci.» Dopo aver sentito ciò, il generale si arrabbiò molto e disse: «Come ti permetti di sottovalutare così la mia abilità con l’arco?» Il vecchio allora rispose: «Mi baso sull’esperienza che ho fatto portando l’olio, è così che ho imparato questo principio.» Il venditore tirò fuori una bottiglia vuota e la poggiò per terra. Dopo di che, prese una moneta di rame, di quelle con un foro nel mezzo, e la posizionò sulla bocca della bottiglia. A quel punto, usando un mestolo, fece cascare dall’alto un filo d’olio che passò con precisione attraverso il foro della moneta e dentro il collo della bottiglia.

Quando ebbe finito, neppure una goccia di olio era caduta fuori o aveva anche solo sporcato la moneta. Il vecchio allora disse: «Anche questa mia abilità non nasconde niente di speciale, è solo merito della pratica.» Dopo aver osservato la scena, Chen Yaozi si mise a ridere e lasciò andar via il vecchio venditore di olio.

Erbetta: «Visto! Invece di lamentarti in continuazione, dovresti ringraziarmi per tutta la pratica che ti faccio fare!»
Traduttore: «Ehm, grazie, regina Erbetta. Questo modo di dire non ha bisogno di molte spiegazioni, credo che un’espressione analoga esista più o meno in tutte le lingue.»

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金石为开 – Un arciere spaventato

ottobre 21, 2010 at 11:45 am (Chengyu) (, , )

“jīn shí wèi kāi” – Rompere metallo e roccia

Durante la dinastia degli Han Occidentali1, viveva un famoso ufficiale chiamato Li Guang2 che era molto abile a cavalcare e a tirare con l’arco e che combatteva con grande coraggio. Per questo era soprannominato “il generale volante”.

Una volta, Li Guang andò a cacciare in una foresta buia ai piedi di un monte e improvvisamente si accorse che sotto l’erba stava acquattata una tigre. Subito il generale piegò l’arco e preparò una freccia, si concentrò a fondo e usando tutta la sua forza fece scoccare il colpo. La freccia volò diritta verso il bersaglio, Li Guang fu sicuro di aver colpito a morte la tigre e si avvicinò con cautela per controllare. Il generale non poteva certo immaginare che il bersaglio centrato fosse in realtà una grossa pietra dalla forma di tigre accucciata. La freccia si era conficcata nella pietra, non solo con la punta ma così in profondità che se ne vedevano appena le piume.

Li Guang rimase stupito e non riusciva a credere di aver avuto una forza tale da penetrare la pietra, così decise di provare di nuovo. Arretrò di qualche passo, si mise in posizione con l’arco teso e scoccò con forza delle frecce contro la pietra. Però, questa volta, tutte le frecce si infransero sulla roccia, spezzando la punta o rompendo l’asta, e sulla pietra non restò nemmeno un graffio.

Le persone rimasero molto meravigliate da questo avvenimento e, incredule, andarono a chiedere consiglio all’erudito Yang Xiong3. Questi allora rispose: «Se il cuore è onesto e la mente decisa, allora si può avere la meglio anche degli oggetti duri come pietra e metallo». Da allora si è diffuso il modo di dire “con la volontà si può ottenere qualsiasi cosa, come rompere il metallo e la pietra”4.

Erbetta: «La morale di questa storia è fin troppo facile: altro che spirito forte e cuore sincero, la paura fa miracoli!»
Traduttore: «Per una volta sono d’accordo. Però questo modo di dire si usa per indicare che, con il giusto impegno, si può ottenere qualsiasi cosa».

Note del Traduttore

1 Alcune informazioni sulla dinastia Han si trovano già in quest’altra storiella. L’epoca degli Han Occidentali corrisponde al periodo in cui la capitale dell’impero è Chang’an (长安 – Cháng’ān) – l’attuale Xi’an – ed è compresa fra la sua fondazione nel 207 a.C. ad opera di Liu Bang e la breve presa di potere della dinastia Xin nel 9 d.C..

2 Li Guang (李广 – Lǐ Guǎng) fu un famoso generale della dinastia Han, molto temuto dalle popolzioni nomadi degli Xiongnu che lo soprannominarono “il generale volante” (飞将军 – fēi jiāngjūn). Nel 119 a.C., Li Guan si suicidò per le sue responsabilità nella fuga dell’esercito nemico durante la battaglia di Mobei.

3 Yang Xiong (扬雄 – Yáng Xióng) fu un Taoista, un poeta e un erudito. Originario di Chengdu, nell’attuale Sichuan, Yang Xiong visse durante la dinastia Han e scrisse il primo dizionario di termini dialettali, il Fangyan (方言 – Fāngyán).

4 Come nel caso della storiella del chiurlo e della cozza, anche questo chengyu si usa spesso in associazione ad un altro gruppo di quattro parole, che in questo caso lo precede. L’espressione completa “精诚所至,金石为开 – jīngchéngsuǒzhì, jīnshíwèikāi” significa appunto “con la volontà si può ottenere qualsiasi cosa, come rompere il metallo e la pietra”.

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