洛阳纸贵 – Domanda e offerta

Maggio 14, 2011 at 5:44 PM (Chengyu) (, )

“luò yáng zhǐ guì” – A Luoyang la carta è costosa

Durante l’era Taikang dei Jin Occidentali, visse uno scrittore molto famoso di nome Zuo Si la cui opera, “il poema delle tre capitali”, divenne così popolare nella capitale dell’impero, Luoyang, che iniziarono a farne sempre più copie, facendo così salire il prezzo della carta di molte volte. Un taglio di carta, che in origine veniva venduto a mille wen, arrivò in poco tempo a costare il doppio, e poi il triplo, fino a che nella città non rimase neppure un foglio. Non poche persone, allora, andarono a comprare carta dalle città vicine per farsi una copia di questo famoso poema.

Contrariamente a quanto si può pensare, una volta che Zuo Si ebbe completato la scrittura del “poema delle tre capitali”, quest’opera dovette attraversare molte difficoltà perché ne fosse riconosciuto il valore e, se non ci fossero state delle persone in grado di capire il talento, probabilmente sarebbe diventata una pila di carta straccia.

Quando Zuo Si era piccolo, era guardato sempre con disprezzo dal padre che, da piccolo funzionario, era riuscito a diventare un ufficiale degli archivi imperiali. Questi infatti vedeva nel figlio un corpo piccolo e debole, un aspetto dimesso, una difficoltà nel parlare, che gli facevano pensare a un ragazzo inetto e deficiente. Per questo capitava spesso che si lamentasse con le persone di fuori della disgrazia avuta nel mettere al mondo un figlio del genere. Quando Zuo Si raggiunse l’età della maturità, il padre disse rivolgendosi a un amico: «Zuo Si è diventato adulto ma in quanto a conoscenza e saggezza ne sapevo più io quando ero piccolo di quanto è in grado di capire lui adesso.»

Zuo Si non si rassegnò a ricevere un simile disprezzo e iniziò a studiare con rabbia. Mentre leggeva il “poema delle due capitali” di Ban Gu degli Han Orientali e il “poema delle due città capitali” di Zhang Heng, pur ammirandone la grandezza letteraria e la raffinatezza del linguaggio, si accorse che vi erano riportate cose prive di contenuto e non vere, difetti gravi e cose non provate. Perciò, Zuo Si decise di scrivere a sua volta un “poema delle tre capitali”, seguendo il vero sviluppo degli avvenimenti e della storia, e raccontare in questo modo della capitale di Wei, Yecheng, della capitale di Shu, Chengdu, e della capitale di Wu, Nanchino.

Per scrivere la sua opera, Zuo Si iniziò a raccogliere una grande quantità di materiale, dalla storia alla geografia e agli usi e costumi della gente. Dopo aver preparato queste cose, si chiuse nella sua camera e si mise a scrivere. Studiava ogni singolo libro a lungo e da ogni punto di vista, e spesso capitava che passasse anche molto tempo a pensare per trovare una singola frase che lo soddisfacesse. Passarono dieci anni e, alla fine, dopo aver dato anima e sangue per la sua opera, il “poema delle tre capitali” fu concluso.

Purtroppo, quando finalmente Zuo Si completò la sua opera e la diede da leggere ad altre persone, ricevette solo commenti di disprezzo e ridicolo. A quel tempo viveva uno scrittore chiamato Lu Ji che aveva iniziato anch’egli a comporre un “poema delle tre capitali” e, quando venne a sapere che uno sconosciuto scrittore di nome Zuo Si aveva scritto la stessa cosa, disse con sarcasmo: «Questo ragazzo che non sa come va il mondo pensa di paragonarsi a Ban Gu e Zhang Heng. Quanto è presuntuoso!» Inoltre, scrisse al fratello una lettera in cui diceva: “Nella capitale vive un giovane scrittore arrogante che ha scritto un “poema delle tre capitali”, ma le cose che ha scritto sono utili solo per coprire la brocca del vino!”

Quando l’opera di Zuo Si finiva fra le mani di un letterato perché la valutasse, non appena questi si accorgeva che l’autore era un giovane ignoto, iniziava a guardarla con superficialità e a scuotere la testa. Alla fine, nessuno di quelli che leggevano il testo trovava qualcosa di buono nel poema. Così Zuo Si, che non si rassegnava all’idea che i suoi sforzi finissero nell’oblio, andò a cercare il famoso scrittore Zhang Hua.

Per prima cosa Zhang Hua lesse attentamente il “poema delle tre capitali”, dopo di ché chiese a Zuo Si di raccontargli il motivo e il modo in cui aveva creato la sua opera e, quando si mise a osservare il significato nascosto dei versi e il loro suono poetico, non poté fare a meno di commuoversi per la profondità di quei versi. Più li leggeva e più gli sembravano belli e, arrivat0 alla fine, non riusciva a staccarsene. Disse allora per complimentarsi: «Il testo è magnifico! Le parole di quei profani fra i letterati che valutano solo la fama e non danno importanza al testo non contano nulla! Il signor Huangfu Mi ha grande reputazione ed è un uomo di buoni principi, lascia che, assieme al suo aiuto, mi occupi io di raccomandare a tutti la tua opera!»

Huangfu Mi lesse il “poema delle tre capitali” e ne rimase estremamente affascinato, valutandolo un’opera di grande qualità. Fu quindi felice di scrivere una prefazione per il poema e, inoltre, chiese ad alcuni importanti ufficiali di scrivere dei commenti al testo.

Grazie al supporto di queste personalità, il “poema delle tre capitali” divenne in fretta un caso letterario e gli studiosi che ne capirono il valore lodarono senza fine l’opera di Zuo Si. Anche quelli che in precedenza lo avevano deriso, presto dovettero ritirare quanto avevano detto. Quando Lu Ji venne a sapere del successo del poema, subito si mise a leggerlo con attenzione, accennando il suo approvamento con la testa, e disse: «Non l’avrei mai pensato ma è scritto davvero in modo eccezionale!» Allora, ritenendo che il poema che stava scrivendo non potesse superare in bellezza quello di Zuo Si, decise di lasciare il suo incompiuto.

Erbetta: «Allora, se ho capito bene, la morale è che all’epoca di Taikang c’era questo baby-scrittore e nessuno gli dava giustamente credito, parlando male del suo libro senza averlo nemmeno letto. Perciò questo scrittore si fa raccomandare a un editore di successo e, con una massiccia campagna pubblicitaria, diventa il Moccia della dinastia Jin. Giusto?»
Traduttore: «Ehm, più o meno. In realtà questo modo di dire, “a Luoyang la carta è costosa”, si usa per lodare un’opera letteraria di grande valore.»
Erbetta: «Qui invece la carta non costa nulla…» 

Note del Traduttore

L’era Taikang (太康 – Tàikāng) dei Jin Occidentali corrisponde agli anni che vanno dal 280 al 289 d.C.. Durante questo periodo regnava Sima Yan, primo imperatore della dinastia Jin che era salito al trono con il nome di imperatore Wu. L’inizio dell’era Taikang, 280 d.C., segna anche la data in cui l’impero Jin, nato dalle ceneri della dinastia Wei, sconfisse l’impero degli Wu Orientali mettendo fine all’epoca dei Tre Regni e riunificando la Cina sotto un unico impero.

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萍水相逢 – Il poeta e il raccomandato

Maggio 7, 2011 at 10:40 PM (Chengyu, Poesia) ()

“píng shuǐ xiāng féng” – Piante d’acqua che per caso s’incontrano

All’inizio della dinastia Tang viveva un famoso poeta e scrittore chiamato Wang Bo1. Fin da quando era piccolo, Wang Bo aveva mostrato un grande talento e già all’età di sei anni era in grado di scrivere testi letterari, dimostrando in questo anche una notevole bravura e velocità. All’età di 14 anni era capace di scrivere poesie e presto divenne uno dei Quattro Grandi Poeti dei Primi Tang. Quando aveva 15 anni, Wang Bo si sottopose all’esame imperiale e riuscì a superarlo, diventando così un funzionario dell’esercito imperiale con l’importante incarico di consigliere. Dopo non molto, però, Wang Bo venne accusato di un crimine e fu costretto a lasciare il suo incarico.

Nel 676 d.C., Wang Bo decise di recarsi a Jiaozhi2 per fare visita a suo padre che era magistrato di quella contea. Il percorso del viaggio passava per Hongdu3, e Wang Bo arrivò in quella città nel momento in cui il governatore Yan Boyu aveva deciso di celebrare la fine dei lavori di ricostruzione della pagoda del re Teng. Per questa occasione, che cadeva il nono giorno del nono mese, in corrispondenza della festa dello Yang4, il governatore aveva invitato nella pagoda molti scrittori raffinati e uomini di cultura assieme a ospiti e amici. La figlia del governatore Yan Boyu si era sposata con un uomo chiamato Wu Zizhang che possedeva un buon talento letterario. Così il governatore fece chiamare il genero e gli disse di preparare uno scritto per commemorare la pagoda e poter dar prova di fronte a tutti del suo talento.

A quel tempo Wang Bo era già uno scrittore e studioso famoso e perciò venne invitato insieme agli altri alla cerimonia. Durante i festeggiamenti, Yan Boyu chiese ai suoi ospiti di comporre una commemoriazione per la pagoda del re Teng, facendo finta che la cosa non fosse stata organizzata in precedenza. Tranne il genero del governatore, nessuno degli ospiti aveva avuto l’occasione di prepararsi e perciò trovarono tutti una scusa per tirarsi indietro. Quando però chiesero a Wang Bo, lui decise di scrivere comunque e, sul momento, fece correre il pennello sulla carta con velocità e maestria. Guardando quelle facce sconosciute che si erano riunite di fronte a lui, nel tempo di un respiro Wang Bo ebbe finito la sua opera, che divenne famosa come la “commemorazione della pagoda del re Teng”. Tutti i presenti, vedendo ciò, fecero grandi elogi all’abilità del poeta. Anche il governatore, dopo aver letto quanto scritto da Wang Bo, si complimentò con il poeta e, considerando che quell’opera fosse molto più bella di quella scritta dal suo genero, evitò di dare la parola a quest’ultimo.

Nella poesia di Wang Bo compariva una descrizione ricca di dettagli del magnifico scenario e, allo stesso tempo, il lamento di Wang Bo per le ambizioni e i sogni oramai così difficili da realizzare.

Un passo di montagna arduo da superare, chi può comprendere la tristezza dell’uomo che ha perso la strada?
Come piante d’acqua5 che s’incontrano per caso, quelli che incrocia sono visitatori sconosciuti alla sua terra.6

I versi esprimevano il sentimento di Wang Bo di essere nato in un momento sbagliato, la tristezza per un destino infelice. Dopo non molto, Wang Bo lasciò la città di Hongdu e si diresse a Jiaozhi. Il fato avverso volle però che Wang Bo morisse nella traversata, ad appena 26 anni.

Erbetta: «La morale di questa storiella è semplice, se vuoi che un raccomandato faccia bella figura, è meglio fare fuori quelli bravi davvero. Secondo me, più che il fato, se l’è cercata!»
Traduttore: «Già, però di solito quelli bravi si fanno fuori prima che facciano il danno, non dopo! In realtà, questo modo di dire si usa per indicare un gruppo di sconosciuti che si ritrova insieme per caso.»

Note del Traduttore

1 Wang Bo (王勃 – Wáng Bó) fu un famoso poeta dell’epoca Tang, considerata come l’epoca d’oro della poesia classica cinese. Come raccontato nella storiella, Wang Bo visse fra il 649 e il 676 d.C. e, insieme a Yang Jiong, Lu Zhaolin e Luo Binwang, fu uno dei Quattro Grandi Poeti dei Primi Tang (初唐四杰 – chū táng sì jié). La sua influenza nella poesia classica portò a uno stile ricco di emozione e legato alla gente comune, in contrasto con la poetica precedente che si concentrava sulla vita di palazzo.

2 Jiaozhi (交趾 – Jiāozhǐ) era il nome dato dai cinesi alla regione dell’attuale Vietnam, o a una parte di essa, durante il periodo della loro dominazione.

3 La città di Hongdu (洪都 – Hóngdū) si trovava nell’attuale provincia del Jiangxi e oggi corrisponde alla città di Nanchang. La pagoda del re Teng (滕王阁 – Téng wáng gé), che nei secoli è stata distrutta e ricostruita molte volte, è uno dei simboli della città ed è una delle tre famose pagode della Cina.
Riguardo al governatore Yan Boyu (阎伯屿 – Yán Bóyǔ) e al suo genero Wu Zizhang (吴子章 – Wú Zǐzhāng) non ci sono informazioni interessanti.

4 La Festa del Doppio Yang (重阳节 – Chóng Yáng Jié), chiamata anche comunemente Festa del Doppio Nove, si celebra fin dall’antichità e cade il nono giorno del nono mese del calendario tradizionale cinese. Secondo la filosofia Taoista, il nove è il numero dello Yang (curioso come anche nei numeri arabi ci sia questa somiglianza di forma) e il nono giorno del nono mese è considerato come portatore di uno sbianciamento dello yang e per questo come un giorno potenzialmente infausto. Per proteggersi contro i pericoli legati a questa coincidenza di nove, si è cominciato a svolgere cerimonie rituali ed è quindi diventato tradizione bere vino di crisantemo e onorare gli antenati.

5 Il termine usato dal poeta, “萍 – píng”, indica una specie di pianta tipica di fiumi e laghi che in italiano si chiama “lenticchia d’acqua” o “lemna”. Non sembrandomi un termine molto poetico, ho preferito tradurre con il generico “pianta d’acqua”.

6 Questi sono solo due versi della commemorazione, o prefazione della pagoda del re Teng 《滕王阁序》, di Wang Bo. La mia traduzione va presa con molte cautele, non ho avuto una supervisione e non sono sicuro di aver davvero capito il significato di ogni carattere. Appena possibile cerco conferme e, nel caso, correggo i probabili errori.

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一身是胆 – Paura del buio

Maggio 3, 2011 at 10:13 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“yì shēn shì dǎn” – Una persona piena di coraggio

Durante il periodo dei Tre Regni, il regno di Wei e il regno di Shu si contendevano la città di Hanzhong e, per ottenerne il controllo, Liu Bei e Zhuge Liang si misero al comando di un grande esercito di centomila soldati e attaccarono le truppe di Cao Cao. Questi andò su tutte le furie e, messosi personalmente al comando di un esercito quattro volte più grande di quello dei nemici, arrivò alle sponde del fiume Han pronto per dare battaglia a Liu Bei fino alla morte.

Liu Bei e Zhuge Liang discussero un piano per far ritirare i nemici e Zhuge Liang disse: «In questo momento, visto che non ha avuto ancora modo di preparare i rifornimenti, Cao Cao non osa far avanzare l’esercito di fretta. Se noi adesso inviamo una divisione di soldati ad attaccare l’accampamento di Cao Cao e riusciamo a dar fuoco alle provviste del suo esercito, saremo in grado di annientare il morale e le forze dei nostri nemici.»

Il vecchio generale Huang Zhong chiese con insistenza di poter uscire in battaglia e Zhuge Liang decise di inviare Zhao Yun1 assieme a lui per guidare avanti le truppe.

Huang Zhong attaccò frontalmente ma l’esercito di Cao Cao aveva avuto il tempo di organizzarsi e il vecchio generale si trovò a combattere nel mezzo del campo di battaglia. Hang Zhong era intrappolato fra due fuochi, l’esercito di Wei non gli permetteva né di avanzare, né di ritirare le truppe. Zhao Yun allora condusse un piccolo gruppo di cavalleria leggera, formato da alcune decine di valorosi guerrieri, contro i nemici che circondavano le truppe e riuscì a portarle in salvo.

Cao Cao decise di guidare personalmente l’esercito all’inseguimento di Zhao Yun. Questi, che si trovava a conbatere in grave inferiorità numerica, pensò di ritirare le truppe agli accampamenti di Hanzhong. I generali delle divisioni consigliarono con forza a Zhao Yun di chiudere le porte del campo per potersi difendere meglio e resistere all’attacco dei nemici, inaspettatamente però lui ordinò che le porte fossero aperte e chiamò un gruppo di soldati perché si nascondesse in agguato. Dopo di che, fece abbassare le bandiere dell’esercito e fece fermare i tamburi di guerra. A quel punto uscì dalla porta dell’accampamento e da solo, con la sua lancia e il suo cavallo, si fermò fuori allo scoperto in attesa dei nemici.

La notte calò in fretta e il cielo era già scuro quando arrivarono le truppe di Cao Cao. Lui vide che nell’accampamento dell’esercito di Shu non c’erano segni di attività e che Zhao Yun era fermo da solo fuori dalla porta del campo, imponente nella sua presenza e senza mostrare segno di paura alcuna. Cao Cao ebbe il dubbio che ci fossero truppe nascoste in attesa di compiere un imboscata e, temendo di cadere nella trappola di Zhao Yun, non osò entrare nel campo e attaccare. Decise allora di ritirare i soldati al suo accampamento, ma in quel momento Zhao Yun ordinò alle sue truppe di inseguire e attaccare i nemici. L’aria si riempì delle grida di battaglia e del suono di una moltitudine di armi. Nell’oscurità era difficile per l’esercito di Cao Cao distinguere il numero dei nemici. Non sapendo di quanti uomini e cavalli potesse contare Zhao Yun, i soldati di Wei fuggirono, abbandonando armi e armature e lottando gli uni con gli altri per salvarsi la vita, e alla fine i morti e i feriti furono moltissimi. Zhao Yun era riuscito ad avere la meglio nonostante l’inferiorità numerica e aveva saputo trasformare una sconfitta in una grande vittoria.

Dopo la battaglia, Liu Bei si recò di persona all’accampamento per rendere onore ai soldati e ai generali. In quell’occasione diede a Zhao Yun il titolo di Generale Forza della Tigre e lo elogiò come “una persona piena di coraggio”.

Erbetta: «Fammi capire: non ha paura, si batte con furore e ogni incontro vincere lui sa… non c’era bisogno di Liu Bei, lo sanno tutti che è l’Uomo Tigre!»
Traduttore: «In effetti sua maestà non ha tutti i torti… In ogni caso, questo modo di dire si usa per indicare una persona che non conosce la paura.»

Note del Traduttore

1 Zhao Yun (赵云 – ZhàoYún) fu un famoso generale al servizio di Liu Bei (di cui abbiamo parlato in quest’altra storiella) che ricoprì un ruolo importante nello sviluppo del regno di Shu Han. In seguito al suo successo nella battaglia di Hanzhong (汉中 – Hànzhōng), città dell’attuale Shanxi, gli venne attribuito il titolo di Generale Forza della Tigre (虎威将军 – hǔ wēi jiāngjūn) e divenne il terzo dei Cinque Generali Tigre, gruppo di elite di cui faceva parte anche il vecchio Huang Zhong (黄忠 – Huáng Zhōng). Zhao Yun morì nel 229 d.C..

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