胸有成竹 – Il pittore infrascato

ottobre 30, 2011 at 5:12 PM (Chengyu, Disegni) (, )

“xiōng yǒu chéng zhú” – Nel cuore è formato il bamboo

Al tempo della dinastia Song del Nord viveva un famoso pittore chiamato Wen Yuke e fra tutti i pittori dell’epoca lui era il più bravo a dipingere i bamboo. Per dipingere alla perfezione questa pianta, Wen Yuke non si curava che fosse primavera, estate, autunno o inverno, né faceva differenza per lui che soffiasse il vento, che cadesse la pioggia, che ci fosse il sole o che ci fossero le nuvole, per tutto il corso dell’anno Wen Yuke andava e veniva ininterrottamente dal bosco di bamboo. Nei tre periodi caldi dell’estate, quando il sole era come una palla di fuoco e la terra arsa bruciava, Wen Yuke correva nel bosco di bamboo con il sole di fronte e stava lì in piedi sotto a quei raggi infuocati, completamente assorto nell’osservare i cambiamenti del bamboo. Da un lato misurava con la punta delle dita la lunghezza delle giunzioni, da l’altro annotava quanto fossero folte le foglie. Il sudore gli impregnava le vesti, grondava ovunque sul suo viso ma lui non muoveva nemmeno una mano per toglierlo e continuava a dipingere come se nulla fosse.

Una volta iniziò a soffiare nell’aria un vento terribile. Subito dopo arrivarono lampi e tuoni e in un attimo si abbatté una violenta tempesta. Gli uomini corsero tutti alle loro case ma Wen Yuke, che proprio in quel momento stava seduto in casa, di fretta agguantò un cappello di paglia, se lo legò sulla testa e si diresse di corsa verso il bosco di bamboo sulla montagna. Aveva appena fatto in tempo a uscire dal portone che venne giù una pioggia a catinelle.

Wen Yuke voleva con tutto il cuore osservare i bamboo sotto il vento e la pioggia, non si curava perciò nella sua fretta della strada resa scivolosa dall’acqua! Si tirò su la veste e la tunica e si arrampicò su per il monte, diretto verso il bosco di bamboo. Corse a perdifiato dentro al bosco, senza curarsi dell’acqua che gli scorreva sul viso, e andò a osservare da vicino, senza sbattere occhio, i bamboo. Guardò le piante colpite dal vento e dalla pioggia, i fusti piegati e sbattuti di qua e di là. Wen Yuke memorizzò in cuore suo ogni dettaglio di come si muovevano i bamboo sotto la forza della tempesta.

Grazie allo studio accurato e alle osservazioni continue, durante tutto il corso dell’anno, Wen Yuke sapeva come cambiava l’aspetto dei bamboo nelle quattro stagioni, conosceva i cambiamenti di colore e di forma fra le giornate di sole e quelle di pioggia, apprezzava le differenze del bamboo quando era colpito da una luce brillante o dal chiaro di luna, era in grado di distinguere piante diverse e ne conosceva le particolarità. Così, quando disegnava il bamboo, non aveva bisogno di uno schizzo di prova ma poteva di getto rappresentare un’immagine precisa.

Un uomo chiamato Chao Buzhi disse un giorno per elogiare Wen Yuke: “Quando Wen Yuke disegna un bamboo, prima nel cuore ha già formata la sua immagine.”

Traduttore: «Questo modo di dire si usa per indicare una cosa programmata in anticipo, o una preparazione tale da rendere più facile le cose che si intendono fare.»
Erbetta: «Ah, mi è giunta voce che un certo storiellografo ha vinto un concorso di pittura, adesso ho capito dov’eri sparito!»
Traduttore: «Sua Maestà non è arrabbiata?»
Erbetta: «Ma certo che no, stavo anzi pensando che in queste stanze servirebbe un dipinto… passerai del tempo a studiare il soggetto!»
Traduttore: «Volentieri, bamboo?»
Erbetta: «No, cactus.»

Note del Traduttore

Wen Tong (文同 – Wén Tóng), conosciuto con il nome di cortesia di Wen Yuke (文与可 – Wén Yúkě), fu un famoso pittore vissuto fra il 1019 d.C. e il 1079 d.C.. Nato nella regione del Sichuan, è conosciuto soprattutto per la sua abilità nel dipingere i bamboo e di usare due pennelli con una mano sola. Un’immagine delle sue opere si può vedere qua, nella pagina di wikipedia a lui dedicata.

Permalink 2 commenti

破釜沉舟 – Chi mi ama, mi segua!

ottobre 16, 2011 at 7:29 PM (Chengyu, Storie di guerra) (, )

“pò fǔ chén zhōu” – Rompere i pentoloni e affondare le navi

Quando Xiang Yu uccise Song Yi1, il suo prestigio scosse il regno di Chu e la sua fama crebbe fra i principi feudali. Per prima cosa, Xiang Yu diede ordine a due dei suoi generali di guidare ventimila uomini oltre il fiume Zhang per proteggere la regione di Julu. Negli scontri le truppe riuscirono a guadagnarsi solo piccole vittorie e presto chiesero rinforzi. Xiang Yu allora condusse l’intero esercito oltre il fiume, dopo di ché diede ordine di affondare tutte le navi e fece distruggere tutti i pentoloni, diede fuoco all’accampamento e fece prendere agli uomini solo le razioni sufficienti per tre giorni. In questo modo diede ai soldati il messaggio che non ci sarebbero state vie di fuga o possibilità di ritirata e che l’unica scelta era di combattere fino alla morte. Quando le truppe arrivarono in prima linea, circondarono l’armata di Qin, agli ordini del generale Wang Li, e combatterono più scontri, fino a che riuscirono a bloccare il corridoio degli approvvigionamenti delle truppe nemiche. Sconfitta l’armata di Qin, il generale Su Jue venne ucciso e Wang Li fu fatto prigioniero. She Jian, il secondo generale della armata di Qin che stringeva d’assedio Julu, per non cadere ai piedi dei nemici si diede fuoco e morì. In quel momento, il formidabile esercito di Chu si pose a capo di tutti i principati feudali. Questi stati ribelli, per soccorrere il regno di Julu assediato, avevano messo in piedi una decina e più di accampamenti, ma neppure uno di loro aveva osato inviare le proprie truppe all’attacco. Quando l’esercito di Chu aveva dato battaglia alle truppe di Qin, gli altri regni avevano lasciato i soldati nei loro accampamenti a guardare. I soldati di Chu si batterono tutti, senza eccezioni, e ognuno di loro si dimostrò all’altezza di dieci uomini. I loro gridi di battaglia fecero tremare il cielo e gli uomini fra le fila degli altri eserciti. Dopo che ebbe sconfitto l’armata di Qin, Xiang Yu convocò gli ufficiali maggiori dei regni ribelli e, quando questi entrarono nell’accampamento, ognuno di loro si fece avanti in ginocchio, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo da terra. Da quel momento, Xiang Yu divenne il comandante in capo degli eserciti ribelli, che lo seguirono in ogni impresa.

Erbetta: «In effetti è un’idea! Ho già dato ordine che si rompano i tuoi piatti e si forino le ruote della tua macchina…»
Traduttore: «E i tre giorni di razioni?»
Erbetta: «Vuoi che dia anche fuoco alla tua casa? Questi storiellografi non sono mai contenti!»
Traduttore: «No, no, va bene così! In realtà questo modo di dire si usa per indicare un punto di non ritorno, una decisione da cui non si può tornare indietro, un po’ come il nostro “il dado è tratto”.» 

Note del Traduttore

1 Dopo che le rivolte avevano iniziato a indebolire la dinastia Qin, portando alla rinascita del regno di Chu, nel 208 a.C. un altro principe ribelle proclamò la restaurazione del regno di Zhao. Le truppe imperiali, sotto il comando dei generali Wang Li (王离 – Wáng Lí) e She Jian (涉间 – Shè Jiān), strinsero d’assedio la capitale di Zhao. I ribelli allora chiesero soccorso al regno di Chu e il re Huai di Chu inviò il suo esercito, mettendo al comando Song Yi (宋义 – Sòng Yì) e, come suo vice, Xiang Yu (项羽 – Xiàng Yǔ). Quest’ultimo voleva passare rapidamente all’azione mentre Song Yi attendeva che gli eserciti di Qin e di Zhao si indebolissero a vicenda. Così, una mattina Xiang Yu entrò nella tenda di Song Yi per fare rapporto e colse l’occasione per ammazzare il suo superiore. Dopo ciò, sostenendo di aver punito Song Yi in quanto traditore, prese il comando delle truppe di Chu e condusse i suoi uomini in quella che passò alla storia con il nome di “battaglia di Julu” (巨鹿之战 – Jùlù zhī zhàn).

Permalink Lascia un commento

司空见惯 – Le feste del presidente

ottobre 8, 2011 at 3:13 PM (Chengyu, Poesia, Storie di re e ministri) ()

“sī kōng jiàn guàn” – Sikong è abituato allo spettacolo

Al tempo della dinastia Tang viveva un uomo chiamato Liu Yuxi1 che aveva un grande talento nello scrivere e recitare poesie. Dopo aver superato con successo l’esame imperiale, Liu Yuxi si trasferì nella capitale per svolgere l’incarico di supervisore dei censori imperiali. Presto, però, la sua condotta dissoluta e incurante delle regole incontrò l’opposizione della gente della capitale. Per questo venne allontanato e degradato al ruolo di governatore provinciale di Suzhou. Durante il periodo in cui Liu Yuxi prestò servizio come governatore, nella regione viveva un uomo chiamato Li Shen che era un alto funzionario pubblico, presidente di un ministero2. Poiché questi ammirava molto la fama di Liu Yuxi, lo invitò una sera a bere del vino e fece venire alcune accompagnatrici3 affinché durante il banchetto lo intrattenessero con i loro canti.

Mentre si godeva la serata senza inibizioni di sorta, bevendo e abbandonandosi ai piaceri, Liu Yuxi sentì l’impulso di comporre dei versi e sul momento creò questa poesia4:

“Adorna di un alto chignon e soffici ciocche ai lati del volto,
canta Du Weiniang5 e sembra aria di primavera,
il presidente guarda come nulla fosse, abituato allo spettacolo,
al governatore del sud del fiume6 il cuore si spezza7 oltre misura.”

Erbetta: «La morale di questa storia è che a lungo andare anche il bunga-bunga viene a noia?»
Traduttore: «Non si direbbe, vero? In effetti, però, questo modo di dire si usa per indicare una cosa che, nonostante la sua eccezionalità, capita di frequente e a cui si è fatta l’abitudine, di solito con accezione negativa.»

Note del Traduttore

1 Liu Yuxi (刘禹锡 – Liú Yǔxī) fu un poeta, filosofo e scrittore della dinastia Tang. Nato nel 772 d.C., all’età di vent’anni superò il maggiore esame imperiale ma, a causa dei suoi scritti politici, venne allontanato più volte dalla capitale, Chang’an, e mandato a svolgere ruoli diversi nell’amministrazione delle province. L’influenza popolare ebbe un ruolo importante nelle sue poesie (più di ottocento giunte fino a noi) e rappresenta una delle innovazioni principali di Liu Yuxi nella tradizone poetica cinese. Morì nel 842 d.C..

2 I due caratteri “司空 – sīkōng” che compaiono anche nel titolo di questa storia indicano una carica pubblica di alto livello durante l’epoca Tang. Nel testo che ho tradotto si spiega anche che questa carica era paragonabile a quella di “尚书 – shàngshū” che durante la dinastia Qing indicava i due presidenti a capo di ogni Ministero. Per questo, ma anche per un certo piacere legato all’attualità italiana, ho pensato di tradurre la carica ricoperta da Li Shen (李绅 – Lǐ Shēn) con il termine di “presidente”. La carriera politica di Li Sheng è stata molto articolata e, come anche per quella di Liu Yuxi, temo che la probabilità di un errore di termini da parte mia sia estremamente alta.

3 Il termine usato nel testo, “歌妓 – gējì”, letteralmente significa “cantante e prostituta” (simile alla geisha giapponese) e potrebbe essere tradotto come “cortigiana” o, come va di moda negli ultimi tempi, “escort”. Per essere più politicamente corretti ho optato per “accompagnatrice”.

4 Come sempre, soprattutto trattandosi di poesia, prendete questa mia traduzione con il beneficio del dubbio. Mi sono fatto aiutare per interpretare il significato dei versi, però alcuni passi della traduzione sono piuttosto liberi.

5 Du Weiniang (杜韦娘 – Dù Wéiniáng) è il nome di una famosa cortigiana dell’epoca Tang ma anche quello di una canzone. In questo caso, secondo la mia amica e insegnante, ci si riferisce alla donna, nel dubbio però ho lasciato che anche la traduzione fosse ambigua.

6 L’espressione “江南 – Jiāngnán” indica la regione a sud del fiume Yangzi (conosciuto come Chang Jiang, il “Lungo Fiume”) e in generale il caldo sud della Cina, dove si trova anche la regione di Suzhou.

7 Le parole “断肠 – duàn cháng”, che letteralmente significano “intestini spezzati”, formano un’espressione poetica molto utilizzata per indicare uno stato d’animo triste, simile al nostro “cuore spezzato” anche se per noi questa espressione ha più sfumature romantiche. In effetti, la sensazione di avere gli “intestini spezzati” rende bene l’idea di un malessere profondo ma in italiano, seppur efficace, non mi sembrava adatta al contesto.

Permalink 2 commenti

网开三面 – La strategia del cacciatore

ottobre 1, 2011 at 6:03 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“wǎng kāi sān miàn” – Aprire la rete su tre lati

Un giorno Shang Tang,  che si trovava a camminare per i boschi fuori della città, incontrò un cacciatore che stava piazzando le sue reti su quattro lati. Quando ebbe finito, il cacciatore recitò questa preghiera: «Che vengano giù dal cielo, che vengano su da terra, che vengano dalle quattro direzioni, fa che in ogni caso cadano nella mia rete.» Shang Tang ascoltò la preghiera ma alla fine disse: «Invero, a seguire queste parole, uccelli e animali verrebbero tutti uccisi. A parte i più crudeli fra i tiranni, chi altri potrebbe commettere un crimine simile?» Shang Tang tirò via le reti che coprivano tre lati, lasciando solo un lato coperto, e a quel punto insegnò al cacciatore questa preghiera: «Fin dall’antichità i ragni tessono le loro ragnatele e così anche nel nostro tempo gli uomini hanno imparato a tessere le reti. Se gli uccelli e gli altri animali vogliono andare verso sinistra, allora che vadano a sinistra; se vogliono andare verso destra, allora che vadano a destra; se vogliono andare in alto, che vadano in alto; se vogliono andare verso il basso, che vadano verso il basso. Io mi accontento di catturare quelli che non scappano e che non vogliono più vivere1.» La notizia del gesto di aprire le reti su tre lati giunse presto alle orecchie dei signori feudali, che elogiarono molto la benevolenza di Shang Tang e quaranta di loro decisero di sottomettersi a lui. Il cacciatore aveva messo le reti sui quattro lati per cacciare gli uccelli, Shang Tang ne aveva tolte tre e con solo una rete era riuscito a raccoglie con sé più di quaranta stati. Alla fine, Shang Tang guidò i suoi soldati alla vittoria contro la dinastia Xia e divenne il primo imperatore della dinastia Shang.

Traduttore: «Questo modo di dire si usa con il senso di “lasciare una possibilità di uscita”, o anche con quello di “non stare col fiato sul collo”.»
Erbetta: «Un po’ come ha fatto questa regina negli ultimi tempi… Purtroppo come sistema è un bidone, molto più efficace la frusta!» 

Note del Traduttore

1 Ho trovato due versioni di questa frase, la prima è quella che ho tradotto mentre una seconda faceva riferimento a “quelli che offendono il mandato del Cielo”. Questa seconda in effetti credo che possa essere interpretata come “coloro che non vogliono più vivere” ma, trattandosi anche di una storia legata al rovesciamento di una dinastia, il senso potrebbe essere più ampio e alludere all’ultimo imperatore Xia, che aveva tradito il “mandato Celeste” (questa era la giustificazione ufficiale di ogni spodestamento, infatti i regnanti stavano sempre ben attenti alle catastrofi o a quegli avvenimenti che potevano essere interpretati come una perdita della investitura divina).

Permalink 2 commenti