空洞无物 – Conversare a pancia vuota

novembre 27, 2011 at 11:08 PM (Chengyu, Storie buffe) ()

“kōng dòng wú wù” – Una grotta vuota senza nulla

Al tempo della dinastia Jin Orientale viveva un cancelliere chiamato Zhou Yi1. Fin da quando era giovane Zhou Yi dimostrava di eccellere nella conversazione e, da grande, era divenuto rinomato per il suo stile ironico e giocoso e per la sua condotta generosa. Non si preoccupava per le sciocchezze o le piccole cose e di carattere era molto spensierato e aperto. A quel tempo la gente lo lodava dicendo che lui “superava chiunque in magnanimità e amicizia”.

All’epoca dei Jin Orientali era in voga fra alcuni importanti uomini di cultura l’usanza di tenere “vuote conversazioni”2. Questi letterati si incontravano per bere vino e discutere di cultura, lasciando perdere ogni questione mondana. In questi incontri aveva solo importanza esprimere il carattere personale e non si dava peso all’etichetta.

A casa di Zhou Yi venivano spesso ospiti a bere e fare conversazione e fra questi vi era anche il primo ministro Wang Dao, che aveva aiutato Sima Rui a fondare la dinastia Jin d’Oriente. Le famiglie Zhou e Wang erano fra le più nobili del paese, così anche i legami personali fra Zhou Yi e Wang Dao erano fra i più sinceri e profondi.

Una volta, Wang Dao e Zhou Yi si trovarono a conversare con gran soddisfazione, più parlavano e più ne avevano piacere. Conversazione dopo conversazione, Wang Dao divenne così compiaciuto che, dimenticando per la gioia le buone maniere, si stese di fianco e poggiò la testa sulle ginocchia di Zhou Yi, usandole come cuscino. A quel punto, indicando con la mano la pancia sporgente dell’amico, disse: «Che ci sarà mai dentro a questa pancia?»

A queste parole Zhou Yi raddrizzò la schiena, si toccò la pancia con la mano e con ironia disse: «Qua dentro? Non c’è niente, come una grotta vuota e senza nulla. Però, di persone come voi mio signore, ce ne potrebbero entrare facilmente alcune centinaia.»

Erbetta: «La morale di questa storia è semplice e condivisibile, gli ospiti maleducati vanno mangiati! Io direi, anche gli storiellografi maleducati…»
Traduttore: «Ma anche no! In realtà questo modo di dire si usa per indicare qualcosa senza sostanza, privo di novità o importanza.»

Note del Traduttore

1 Zhou Yi (周顗 – Zhōu Yǐ), conosciuto anche con il nome di cortesia di Boren (伯仁 – Bórén), visse fra il 269 e il 322 d.C. e fu un alto funzionario al servizio dell’imperatore Yuan, nome che prese Sima Rui (司马睿 – Sīmǎ Ruì) quando salì al trono. I rapporti fra Zhou Boren e Wang Dao (王导 – Wáng Dǎo) furono più complicati di quanto appare dalla storia riportata qua sopra ma, avendo dato origine a un altro chengyu, lascio queste faccende per una prossima occasione.

2 Il nome di “vuote conversazioni” l’ho ripreso dalla traduzione inglese di “empty chat” con cui si indica il “清谈 – qīng tán”, ovvero un particolare tipo di simposio in voga a partire dalla dinastia Jin e durante tutto il periodo delle dinastie del Nord e del Sud. In questi simposi, meno formali rispetto alla tradizione precedente, gli uomini di cultura si incontravano per parlare di filosofia, senza curarsi di cose mondane come il lavoro e la famiglia.

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百发百中 – Il terrore dei salici

novembre 20, 2011 at 10:41 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“bǎi fā bǎi zhòng” – Cento colpi, cento centri

Su Li1 fu, all’epoca degli Stati Combattenti, un abile diplomatico e un esperto di affari politici. Un giorno Su Li venne a sapere che il gran generale Bai Qi2 del regno di Qin si apprestava a condurre in guerra l’esercito contro la capitale del regno di Wei, Daliang3. Se Daliang fosse stata occupata dalle forze di Qin, la famiglia reale dei Zhou Orientali4, che si trovava vicino, sarebbe stata in pericolo. Così, Su Li si recò dal regnante dei Zhou e gli disse: «In questi anni Bai Qi ha sconfitto i regni di Han, di Zhao e altri ancora, e ha preso il controllo su un vasto territorio. Adesso ha intenzione di condurre le truppe contro Daliang e se anche questa capitale dovesse cadere, la famiglia reale si troverebbe in grave pericolo! Lei deve trovare un modo per fermare l’esercito di Bai Qi.» Così, il regnante dei Zhou inviò Su Li nel regno di Qin e questi raccontò a Bai Qi la seguente storia:

Tanto tempo fa, nel regno di Chu, viveva un uomo chiamato Yang Youji che era un grande esperto nel tiro con l’arco. Lui era in grado, stando a cento passi di distanza da un salice, di scoccare le sue frecce e con ogni colpo centrare una foglia del salice. Cento volte lasciava partire il colpo e cento volte faceva centro. Le persone che osservavano la scena lodavano enormemente l’abilità di quell’arciere ma, una volta, un uomo che passava di lì per caso disse: “Io potrei insegnargli come si fa a tirare con l’arco.”
Yang Youji sentì queste parole e in cuor suo si sentì a disagio, perciò disse: “Tutti lodano la mia abilità con l’arco, tu invece sostieni di poter insegnare a me come si fa, perché allora non vieni qui al mio posto e provi a colpire le foglie del salice?”
L’altro uomo disse: “Io non posso certo insegnare a te la tecnica del tiro con l’arco, come si tende il braccio sinistro e come si piega il destro. Però, ti sei mai fermato a pensare che, quando colpisci le foglie del salice cento volte su cento tiri, non fai attenzione al tuo respiro. Dopo poco sei completamente stanco e non centreresti più nemmeno una foglia. In questo modo perdi completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi.”

Dopo che ebbe finito di raccontare questa breve storia, Su Li riprese il discorso dicendo: «Voi avete già sconfitto il regno di Han, il regno di Zhao e molti altri, conquistando in questo modo un vasto territorio e guadagnando grande onore. Adesso ti è stato ordinato di portare le truppe in guerra, attraversando i territori della famiglia reale dei Zhou Orientali per attaccare Daliang. Se però questa volta tu non dovessi ottenere la vittoria, perderesti completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi. Sarebbe perciò meglio che raccontassi di essere malato e che non inviassi all’attacco le truppe.»
Bai Qi, ascoltato ciò, si mise a ridere e disse: «Sono in grado di spazzare via tutto ciò che mi si pone d’avanti, per cento battaglie, cento vittorie, come potrei non vincere?»
Così, non seguendo ciò che gli chiedeva Su Li, portò l’esercito in battaglia contro il regno di Wei e ottenne una vittoria schiacciante, riuscendo a conquistare decine di città del regno di Wei.

Erbetta: «La morale di questa storia è che tu farai la fine di quel salice, lo sai, vero?»
Traduttore: «Beh, in realtà questo modo di dire si usa per indicare un lavoro portato avanti con grande precisione.»
Erbetta: «Appunto, è quello che farà anche il boia di corte!»

Note del Traduttore

1 Non ho trovato altre notizie riguardo a Su Li (苏厉 – Sū Lì) ma in compenso ho trovato una versione diversa della storia. Sono abbastanza sicuro di aver tradotto correttamente la prima versione che riporto, anche se la seconda mi sembra abbia più senso. In ogni caso trascrivo anche la seconda qui di seguito, dopo le note.

2 Bai Qi (白起 – Bái Qǐ) fu uno dei più grandi generali del regno di Qin, conosciuto come “macellaio di uomini” (人屠 – rén tú) per aver ammazzato nelle varie campagne militari quasi novecento mila soldati nemici. Morì, imbattuto, nel 257 a.C..

3 Daliang (大梁 – Dàliáng), capitale del regno di Wei durante il periodo degli Stati Combattenti, corrisponde all’attuale città di Kaifeng nella provincia del Henan.

4 Ricordo che durante il periodo degli Stati Combattenti la dinastia regnante, ovvero la dinastia dei Zhou Orientali, era solo formalmente al potere. Il controllo del territorio era infatti diviso fra diversi regni feudali che riconoscevano l’autorità della dinastia Zhou ma che erano sostanzialmente indipendenti. Alla fine del periodo degli Stati Combattenti, dopo che il regno di Qin ebbe sconfitto tutti gli altri regni, la Cina fu per la prima volta riunita sotto il controllo di un imperatore, che aveva potere (non solo formale) su tutto il territorio.

Versione alternativa

Il famoso generale Bai Qi del regno di Qin si apprestava a guidare l’esercito contro il regno di Wei. Viveva allora un uomo chiamato Su Li, abile diplomatico, che dopo aver saputo la cosa, si recò con urgenza dal monarca della dinastia Zhou e lo mise in guardia dicendo: «Se il regno di Wei dovesse cadere sotto il controllo del regno di Qin, la vostra posizione diventerebbe pericolosa.» A quel tempo, anche se i regnanti della dinastia Zhou erano chiamati “figli del Cielo”, non avevano nessun autorità amministrativa. Se il regno di Wei fosse stato sconfitto dal regno di Qin, quest’ultimo avrebbe acquisito un potere ancora più grande e, di conseguenza, anche la capacità di imporre il proprio potere sul monarca dei Zhou sarebbe diventata maggiore. L’imperatore dei Zhou chiese a Su Li il da farsi e questi suggerì al monarca di inviare immediatamente un uomo da Bai Qi per persuaderlo a interrompere l’attacco. Inoltre, disse di raccontargli questa storia:

Nel regno di Chu viveva un famoso arciere chiamato Yang Youji. Questo uomo, che fin da giovane superava chiunque in coraggio e forza, con l’esercizio divenne un maestro nel tiro con l’arco. A quel tempo viveva anche un coraggioso guerriero chiamato Pan Hu ed era anch’egli un arciere molto abile. Un giorno i due uomini si trovarono su un campo per competere nel tiro con l’arco e molte persone si misero attorno a osservare. Il bersaglio venne messo a cinquanta passi di distanza, qui fu appesa una placca con sopra disegnato un cuore. Pan Hu tese il rigido arco e una dopo l’altra scoccò tre frecce che andarono a colpire il centro del bersaglio, guadagnandosi un grido di acclamazione da parte della gente che osservava la sfida. Pan Hu, molto orgoglioso di sé, si rivolse a Yang Youji allargando le braccia, con un gesto che voleva esprimere l’invito a fare di meglio, se era possibile. Yang Youji si guardò un po’ attorno e poi disse: «Per colpire un cuore a cinquanta passi non serve molta abilità, il bersaglio è troppo vicino e anche troppo grande, piuttosto val la pena di colpire una foglia di salice a cento passi di distanza!» Detto ciò, indicò un salice che si trovava a cento passi da lui e disse a un uomo di scegliere una delle foglie dell’albero, facendoci un segno con il colore rosso. A quel punto, tese il suo arco e con uno scocco fece partire una freccia che attraversò con pecisione il bersaglio disegnato sulla foglia di salice. Le persone che erano nel campo rimasero tutte a bocca aperta, lo stesso Pan Hu non credeva di poter fare altrettanto e, convinto che Yang Youji non potesse riuscire di nuovo nell’impresa di centrare una foglia, camminò fino al salice, scelse tre foglie dell’albero e le numerò con i colori. Dopo di ché, chiese a Yang Youji di colpire quelle foglie nell’ordine in cui le aveva colorate. Yang Youji si avvicinò di alcuni passi, osservò le foglie colorate e si allontanò di nuovo a cento passi di distanza. Tese l’arco e, “scoc”, “scoc”, “scoc”, fece partire tre frecce che centrarono una dopo l’altra i tre bersagli. Un boato si sollevò in acclamazione e anche Pan Hu si convinse della superiorità dell’avversario. A quel punto, però, in mezzo alle grida di acclamazione, un uomo che si trovava vicino a Yang Youji disse con tono distaccato: «Beh, anche se riesce a centrare una foglia a cento passi di distanza, potrei insegnargli qualcosa riguardo al tiro con l’arco.» Come Yang Youji sentì queste parole, dette ad alta voce, non poté fare a meno girarsi verso quell’uomo e arrabbiato disse: «Come pensi di poter insegnare a me a tirare con l’arco?» L’altro uomo tranquillo rispose: «Io di certo non vengo a spiegarti come piegare l’arco e scoccare le frecce, però posso metterti in guardia su come proteggere la tua reputazione di arciere. Tu hai mai pensato che, se per caso dovessi rimanere senza forze, basterebbe una freccia che non colpisce il bersaglio per farti perdere la reputazione di chi, con cento colpi, fa cento centri? Un arciere dalle grandi capacità deve fare attenzione a proteggere la propria reputazione!» Yang Youji ascoltò questo discorso, capì che l’uomo aveva ragione e per questo lo ringraziò più e più volte.

L’uomo che era stato inviato dall’imperatore dei Zhou raccontò a Bai Qi questa storia, nel modo esatto con cui l’aveva detta Su Li. Dopo che Bai Qi ebbe ascoltato questo racconto, decise che per proteggere la sua reputazione di generale da cento battaglie e cento vittorie non poteva andare in guerra senza dei lunghi preparativi. Perciò disse di essere ammalato e fece fermare l’attacco contro il regno di Wei.

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舍本逐末 – Il saluto del re

novembre 12, 2011 at 10:27 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“shě běn zhú mò” – Abbandonare le cose fondamentali e cercare quelle marginali

Durante il periodo degli Stati Combattenti, il re Xiang di Qi inviò un emissario alla regina Wei di Zhao per renderle omaggio. La regina Wei però non guardò neppure il messaggio che le era stato consegnato e chiese direttamente all’emissario: «Il raccolto di quest’anno non è stato misero, vero? Il popolo non è in miseria, vero? Il vostro re, anche lui non è in miseria, vero?» L’emissario fu un po’ contrariato dal comportamento della regina e disse: «Questo umile servitore degli ordini del Re vi porta il Suo saluto ma voi, invece di chiedere come prima cosa notizie del nostro sovrano, mi domandate la situazione dei raccolti e della popolazione. Come potete mettere queste basse questioni prima di tutto il resto? Come potete lasciare il rispetto in secondo piano?» La regina Wei rispose: «Non è così. Se non ci fosse un buon raccolto, come potrebbe il popolo crescere e prosperare? E se non ci fosse il popolo, da chi potrebbe il re ricevere rispetto? Che senso ha abbandonare le cose fondamentali e chiedere prima quelle poco importanti?»

La regina proseguì chiedendo: «Nel regno di Qi vive l’eremita Zhong Lizi, sta bene? Quando da lui si presentano le persone, che posseggano cibo o che non lo abbiano, lui gli offre di che mangiare, che posseggano vestiti o che non li abbiano, lui gli dà di che vestirsi. Così lui aiuta il sovrano nel compito di sfamare e vestire il suo popolo, come mai il re di Qi ad oggi non gli ha ancora assegnato un incarico di rilievo? E Ye Yangzi sta anche lui bene? Lui si fa carico di aiutare tutte le persone misere e abbandonate, che da sole non riuscirebbero a farcela, e pertanto prende il posto del re nel proteggere e sostenere il suo popolo, perché ad oggi non gli è stato affidato un incarico adatto? La giovane della famiglia del Palazzo del Nord, Ying Erzi, sta bene? Lei ha lasciato gli ornamenti di giada, ad oggi non si è sposata e con grande affetto si prende cura dei suoi genitori, la sua devozione filiale è così di esempio per tutta la gente, perché allora ad oggi la corte del regno non la onora come merita? Due uomini dai grandi meriti non sono in posizioni importanti e una ragazza di grande virtù non viene apprezzata, come governa il suo paese e cura la sua gente il re di Qi? Il figlio di mezzo di Yu Ling vive ancora su questa terra? Lui si è dimostrato da un lato incapace di servire il suo sovrano, dall’altro poco bravo a governare le proprietà della famiglia. Inoltre non va d’accordo con i signori feudali e tutto ciò porta la gente a non fare nulla e a diventare inetta! Perché il re di Qi ad oggi non lo ha ancora giustiziato?»

Erbetta: «Giusto! È esattamente quello che mi stavo domandando riguardo a un certo storiellografo!»
Traduttore: «Lo temevo… In realtà, oltre ad essere un primo esempio di governo commissariato, questa chengyu si usa per indicare chi si perde nei dettagli e non guarda alle cose importanti.»   

Note del Traduttore

Non ho trovato molte notizie sul re Xiang di Qi (齐襄王 – Qí Xiāng wáng), che regnò per 19 anni e morì nel 265 a.C., o sulla regina Wei di Zhao (赵威后 – Zhào Wēi hòu). Lo stesso vale per i vari “ministri” del governo tecnico della regina.

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三人成虎 – La tigre del cancelliere

novembre 6, 2011 at 8:54 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“sān rén chéng hǔ” – Tre uomini fanno una tigre

Il cancelliere del regno di Wei, Pang Cong, doveva accompagnare il principe ereditario di Wei nel regno di Zhao per fare da ostaggio e, prima di lasciare il paese, disse al re di Wei: «Oggi è venuto un uomo a raccontare che per le strade della città si aggira una tigre, secondo vostra maestà è una cosa credibile?»

Il re rispose: «No, non lo è.»

Pang Cong allora disse: «Se ci fosse un altro uomo che dicesse di aver visto una tigre per le strade della città, sua maestà ci crederebbe?»

Il re rispose: «Sarei scettico ma comincerei ad avere qualche dubbio.»

Allora Pang Cong disse: «Se venisse una terza persona a riferire che ha visto una tigre per le strade della città, sua maestà ci crederebbe?»

A quel punto il re rispose: «Certo che ci crederei!»

Dopo aver sentito ciò, il cancelliere disse: «Per la strada non ci possono essere tigri, questa è una cosa evidente, ma basta che tre persone dicano il contrario per far sembrare che una tigre ci sia davvero. La capitale del regno di Zhao è ben distante dalla capitale del regno di Wei e ci saranno ben più di tre persone pronte a spargere maledicenze sul mio conto. Spero perciò che sua Maestà sappia valutare bene le cose.»

Il re di Wei rispose: «So bene come comportarmi.»

Dopo aver accompagnato il principe ereditario, Pang Cong ritornò in patria. Come si poteva prevedere, il re non volle più convocarlo.

Traduttore: «Questo modo di dire si usa per indicare quando una cosa non vera, ripetuta abbastanza a lungo, viene presa per tale. Sua Maestà adesso avrà capito che deve diffidare di chi parla male del suo storiellografo.»
Erbetta: «Ehm, no, perché?»
Traduttore: «Allora, provo a rispiegarglielo. Se adesso arriva un uomo e le dice che c’è una tigre a giro per la città, lei che fa?»
Erbetta: «Beh, mio buon storiellografo, gli chiedo come è fatta!»
Traduttore: «Per capire se l’uomo sa di cosa parla?»
Erbetta: «Macché! Non vorrei mai che fosse scappata la tigre che ho lasciato in camera tua!»

Note del Traduttore

A parte il nome, non ho trovato notizie di Pang Cong (庞葱 – Páng Cōng), cancelliere del regno di Wei (魏国 – Wèiguǒ). Questa storia viene riportata negli “Stratagemmi degli Stati Combattenti” di Han Feizi.

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