推己及人 – Un bianco Natale

dicembre 25, 2011 at 11:31 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“tuī jǐ jí rén” – Spingere se stessi fino agli altri

Durante il periodo delle Primavere e Autunni, un anno nel regno di Qi iniziò a nevicare con forza e, dopo tre giorni e tre notti, la neve ancora non accennava a smettere. Il duca Jing di Qi si era avvolto in una veste fatta con pelliccia di volpe e sedeva nella sala ad ammirare lo splendore della neve, contemplando la scena nuova e singolare. In cuor suo si augurava che continuasse a nevicare per diversi giorni, così lo spettacolo sarebbe diventato ancora più bello e straordinario.

Yanzi entrò nella sala e, come se avesse capito i pensieri del duca, si mise a osservare i fiocchi bianchi che scendevano con eleganza. Il duca Jing disse: «Sono tre giorni che nevica e non si sente per niente freddo, anzi! Sembra di essere nel tepore della primavera!»

Yanzi osservò il duca e la pelliccia in cui si era avvolto strettamente, pensò al fatto che fosse al riparo nella sua sala, al chiuso, e con tono franco disse al sovrano: «Davvero non crede che sia freddo?» Il duca annuì con la testa.

Yanzi pensò che il duca non avesse compreso il senso della sua domanda, così disse senza giri di parole: «Ho sentito raccontare che, nei tempi passati, i venerabili sovrani mangiavano in abbondanza ma non di meno si preoccupavano che potesse esistere anche della gente affamata; si vestivano con abiti pesanti ma si preoccupavano della gente che moriva congelata; si davano ad agiatezza e riposo ma non di meno si preoccupavano della gente stanca e stremata. E allora, come può lei non preoccuparsi affatto delle altre persone?» A queste parole di Yanzi il duca Jing non seppe cosa rispondere.

Erbetta: «La morale di questa storia è che non tutti sperano in un bianco Natale.»
Traduttore: «Non proprio, ma di sicuro alle volpi girano parecchio le scatole quando nevica… e non solo. Questo modo di dire si usa per indicare la volontà di mettersi nei panni delle altre persone e il fatto di pensare anche ai bisogni degli altri. Per esempio, ho pensato che a sua Maestà avrebbe fatto piacere una storiella, e spero anche agli altri lettori. Tanti auguri!»

Note del Traduttore

Il saggio Yanzi e il duca Jing di Qi sono già stati protagonisti di altre storielle, per esempio questa.

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普天同庆 – La festa del principe

dicembre 11, 2011 at 11:33 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“pǔ tiān tóng qìng” – Ovunque si festeggia assieme

Quando venne alla luce il figlio dell’imperatore Yuan di Jin, a corte si fece una grande celebrazione e l’imperatore, estremamente felice dell’avvenimento, decise di conferire un premio a tutti gli ufficiali di stato. Fra questi vi era un funzionario chiamato Yin Hongqiao che, quando giunse il suo turno di ricevere il dono dell’imperatore, ringraziò in tono educato dicendo: «Il principe è nato, ovunque sotto il cielo si festeggia assieme, i funzionari non hanno meriti, tuttavia vostra Maestà ci onora con doni tanto importanti che non oso accettare!» L’imperatore ascoltò queste parole e, rivolgendosi a Yin Hongqiao per prenderlo in giro, disse: «È nato il principe e, in questa faccenda, tu come potresti avere dei meriti?» Con una sola voce tutti i presenti, ufficiali civili e militari, scoppiarono a ridere.

Erbetta: «Eh, la morale della storia è che su certe cose è meglio non fare battute! Qualcuno potrebbe avere una risposta…»
Traduttore: «In realtà questo modo di dire si usa per indicare un evento da celebrare in modo universale. Tipo il viaggio dell’uomo sulla luna, o il fatto che anche la regina debba aver ceduto il potere a un governo tecnico. Un tempo non avrebbe mai accettato storie così corte senza protestare…»

Note del Traduttore

L’imperatore Yuan di Jin (晉元帝 – Jìn Yuándì), nato con il nome di Sima Rui (司马睿 – Sī​mǎ Ruì), fu il primo imperatore dei Jin Orientali. Nato nel 276 d.C., salì al trono in seguito all’uccisione dell’Imperatore Min da parte delle popolazioni del Nord, gli Han Zhao, che avevano conquistato e saccheggiato le capitali dell’impero, Luoyang e Chang’an. Ciò che rimaneva della corte imperiale Jin si rifugiò a Est, nella città di Jiankang, sotto il comando di Sima Rui che divenne il nuovo imperatore. Nel gennaio del 323 d.C. l’imperatore Yuan morì e il trono passò al figlio.

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明察秋毫 – La via del Re

dicembre 4, 2011 at 10:43 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“míng chá qiū háo” – Vedere chiaramente le sottili piume d’autunno

Xiaobai, ovvero il duca Huan di Qi, e Chong’er, il duca Wen di Jin, durante il periodo delle Primavere e Autunni divennero, prima uno e poi l’altro, Egemoni e ogni altro principe feudale dovette sottomettersi al loro potere. Alcune centinaia di anni più tardi, durante il periodo degli Stati Combattenti, il re Xuan di Qi pensò anch’egli di proclamarsi Egemone. Per questo si rivolse a Mencio e disse: «Lei può raccontarmi le imprese del duca Huan di Qi o del duca Wen di Jin, affinché io possa imparare?» Mencio però rispose: «Mi dispiace, noi discepoli di Confucio non abbiamo mai raccontato le imprese degli Egemoni. Noi possiamo solo parlare della Via dei Re, la strada di coloro che grazie alla forza delle loro virtù sono in grado di unificare la terra sotto il Cielo.» Il re Xuan di Qi perciò chiese: «Quali sono allora le virtù necessarie per unificare la terra sotto il Cielo?» Mencio disse: «Mi hanno raccontato che una volta, in occasione della costruzione di una nuova campana, mentre si preparava il sacrificio di un bue, vostra maestà abbia guardato quell’animale che, pur senza colpe, si apprestava a essere ucciso, e in cuor suo non ha più avuto la forza di farlo. A giudicare dal vostro buon cuore, niente vi impedisce di percorrere la Via dei Re, ovvero di adottare la politica della benevolenza e unificare la terra sotto il Cielo. Il problema perciò non è se voi possiate o meno seguire questa strada, il problema è se voi la seguirete oppure no! È come se un uomo dicesse: “La mia forza è tale da sollevare più di mille chili, ma non posso tirar su una piuma; il mio sguardo è in grado di vedere con chiarezza cose sottili come le piume e il pelo degli animali d’autunno, ma non riesco a vedere la legna per il fuoco che riempie il carretto”. Vostra maestà potrebbe credere a parole simili?» Il re Xuan di Qi rispose: «Senza dubbio no!» Senza attendere, subito Mencio disse: «Certo che non potrebbe crederci! Ora, però, avete dimostrato che il vostro cuore può essere magnanimo nei confronti degli animali, ma non siete capace di dimostrare altrettanta magnanimità nei confronti del vostro popolo, e anche questo sarebbe ben difficile da credersi! Il motivo per cui la vostra gente non può vivere in pace e lavorare felice è che in fondo voi non vi curate di loro. È chiaro, perciò, che il problema è se vostra maestà fa o non fa le cose necessarie, non se ne ha la capacità o meno. Quando voi mi chiedete se siete in grado di seguire la Via dei Re, di unificare la terra sotto al Cielo, il problema è che non fate, non che non potete fare!»

Erbetta: «La morale di questa storia è senza dubbio che sono tutti bravi a fare i filosofi con il regno degli altri! Vorrei vederli alla prova, questi professori…»
Traduttore: «Eh, in effetti la cosa non è rassicurante. Però, in realtà, questo modo di dire dovuto a Mencio si usa per indicare chi ha una chiara visione delle cose e distingue ogni dettaglio. Inoltre, insegna che il giusto regnante non segue la Via degli Egemoni ma quella della virtù e della benevolenza…»
Erbetta: «E immagino che la prima cosa che abbia fatto il re Xuan sia stata di far fuori tutti i filosofi… e gli storiellografi inopportuni!»

Note del Traduttore

Il duca Huan di Qi è stato oggetto di questa storia, mentre il duca Wen di Jin è già comparso per esempio in questa. Allo stesso modo, anche Mencio non è nuovo alle storielle. La benevole Via dei Re (王道 – Wáng dào), contrapposta alla dispotica Via degli Egemoni (霸道 – Bà dào), era alla base della filosofia politica di Confucio, di cui Mencio fu il principale interprete.

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