生日快乐 – Il primo anno

settembre 21, 2011 at 9:39 PM (Appunti) (, )

“shēng rì kuài lè” – Felice compleanno!

Domani sarà un anno da quando questo blog ha avuto inizio. La festa di Metà Autunno è già passata e i dolcetti di luna sono finiti ma mi piace ricordare questa ricorrenza. Negli ultimi tempi ho tradotto meno storie e anche i miei appunti sono quasi spariti, tuttavia in un anno sono stati 158 gli articoli scritti, 129 le storie e i commenti sono stati quasi il doppio. Per questo ringrazio Cristina, o meglio Erbetta, o Sua Maestà, e tutti gli amici che hanno letto questi racconti. Le storie non sono finite, perciò auguri e alla prossima!

Permalink 6 commenti

中山狼传 – Auguri a vossignoria! V

settembre 20, 2011 at 10:29 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

In lontananza si scorse un vecchio uomo che camminava appoggiato a un bastone. La sua barba e le sue sopracciglia erano bianche come la neve, le vesti e il cappello erano decorate con raffinatezza e a giudicare dall’aspetto poteva essere un monaco Taoista. Il Signor Dongguo era al tempo stesso felice e timoroso, lasciò indietro il lupo e corse incontro al vecchio uomo. Piangendo, si inginocchiò profondamente e disse: «La imploro, padre mio, di dire una parola che possa salvare la mia povera vita!» Il vecchio uomo chiese una spiegazione di quanto stava accadendo e il Signor Dongguo rispose: «Questo lupo era braccato dai guardiacaccia, mi ha chiesto soccorso e io gli ho salvato la vita. Adesso però lui, al contrario, vorrebbe mangiarmi! Qualsiasi mia implorazione non ha avuto effetto e io mi trovo a dover morire per mano sua. Nel tentativo di ritardare almeno un po’ la cosa, sono riuscito a convincerlo a chiedere il parere di tre vecchi. Il primo che abbiamo incontrato è stato un vecchio albicocco a cui, nonostante le piante non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio, e per poco non finivo ammazzato; la volta successiva abbiamo incontrato una vecchia mucca, anche questa volta, nonostante le bestie non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio e di nuovo stavo per finire ammazzato; adesso abbiamo incontrato un vecchio saggio, possibile che il Cielo non voglia interrompere questa mia vita dedicata allo studio? Perciò oso chiedere a voi una parola che mi salvi la vita.» Dopo di ché si gettò sotto il bastone, chinando la fronte fino a terra per ripetto, e una volta rialzata la testa si mise in attesa di una risposta del vecchio uomo. Questi, ascoltati i fatti, sospirò più e più volte e infine, usando il bastone per colpire il lupo, disse: «Ti sei comportato male! Una persona guadagna dei meriti nei tuoi confronti e tu in cambio la tradisci? Non c’è niente di più sbagliato di ciò! La scuola di Confucio insegna che, quando si riceve una grazia da una persona, non possiamo per nessuna ragione voltarle le spalle, per questo i figli devono dimostrare sempre ai propri genitori il loro amore filiale. Secondo Confucio anche le tigri e i lupi conoscono il sentimento che lega i padri ai figli. Tu adesso sei sulla cattiva strada di chi tradisce le persone che ci hanno aiutato e perciò, o hai deciso di ripudiare quel sentimento, o non lo hai mai avuto.» Allora, con voce risoluta, disse: «Vattene di corsa, lupo, se non vuoi che ti ammazzi con questo bastone!»

Il lupo disse: «Vecchio saggio, voi avete ascoltato solo una versione della storia e non conoscete l’altra. Vi prego, permettetemi di raccontare le cose con chiarezza, desidero solo che ascoltiate le mie umile parole. Tanto per iniziare, quando il signore qui presente mi ha salvato, mi ha legato le zampe e mi ha rinchiuso dentro alla sua sacca, schiacciandomi sotto ai libri. Il mio corpo era così contorto che non osavo neppure respirare. Lui si è inventato una bugia per convincere Zhao Jianzi ma probabilmente le sue intenzioni erano di farmi morire dentro alla sacca e prendersi da solo tutti i meriti. Un uomo del genere non dovrebbe essere mangiato?»

Erbetta: «Bravo! Giusto!»
Traduttore: «La storia non è ancora finita, sua Maestà deve portare ancora un po’ di pazienza e lasciarmi continuare…»

Il vecchio saggio guardò l’altro uomo e disse: «Se queste parole sono vere, si può ben dire che anche Houyi1 ha le sue colpe.» Il Signor Dongguo pensò che non fosse giusto e raccontò con accuratezza di come lui avesse chiuso il lupo nella sacca spinto dalla pietà per l’animale. Anche il lupo dal canto suo si mise ad argomentare con arguzia per avere la meglio nella questione. Allora il vecchio uomo disse: «Tutte queste parole non bastano a convincermi, in un senso o nell’altro. Proviamo a far entrare di nuovo il lupo nella sacca, a quel punto potrò capire la situazione e giudicare se è così terribile oppure no!» Il lupo acconsentì di buon grado a fare la prova e si fece legare di nuovo dall’uomo. Questi lo infilò nuovamente nella sacca e appese il tutto sulla schiena dell’asino, senza che il lupo si accorgesse di niente. A quel punto, il vecchio saggio si piegò per sussurare all’orecchio del Signor Dongguo: «Avete un pugnale?» e questi rispose: «Certo.» Detto ciò, tirò fuori l’arma e il vecchio saggio gli fece capire con lo sguardo che doveva usarla per trafiggere il lupo. Il Signor Dongguo però disse: «Ma così non farò del male al lupo?» Il vecchio rispose ridendo: «Una bestia volta così le spalle alla tua benevolenza e tu ancora non hai il cuore di ammazzarla? Dimostri certo una grande umanità, così grande da fare la parte dello scemo! Un po’ come quello che salta dentro al pozzo per salvare un uomo che ci è caduto, o che si toglie i vestiti per salvare la vita a un amico. Per l’altro può anche andare bene ma in cosa è diverso dal cercarsi la morte? Voi, signore mio, siete questo tipo d’uomo? La bontà che diventa stupidità è da sempre disapprovata dagli uomini di nobile spirito.» Il vecchio finì di parlare con una gran risata. Dopo di ché, alzò la mano per aiutare il Signor Dongguo2 a impugnare il coltello e assieme uccisero il lupo. Dopo aver gettato la bestia sul bordo della strada, i due uomini se ne andarono.

Erbetta: «No! Profonda ingiustizia! Tradimento!»
Traduttore: «Sua Maestà ce l’ha con il vecchio saggio?»
Erbetta: «Sì, ma in sua mancanza mi accontenerò di far punire lo storiellografo di corte! Tra l’altro sono assai curiosa di conoscere le tue giustificazioni in merito a questa faccenda delle storielle a puntate!»
Traduttore: «Mi sembrava il modo migliore per festeggiare il compleanno di sua Maestà, dieci giorni di auguri!»

Note del Traduttore

1 Houyi (后羿 – Hòuyì) è una figura della mitologia cinese, un grande arciere divino che, secondo le leggende, insegnò la sua arte agli uomini. Huoyi è noto soprattutto per la storia che lo lega a sua moglie, Chang’e, la divinità della luna, ma di questa storia ci sarà modo di parlare in un prossimo futuro. Dopo la separazione dalla sua amata, Houyi divenne arrogante e scontroso. Fra gli uomini a cui aveva insegnato l’arte del tiro con l’arco ve n’era uno di grande talento chiamato Feng Meng. Questi sfidò il maestro a una gara ma Houyi lo sconfisse duramente, umiliandolo al punto che l’allievo decise di vendicarsi. Così Feng Meng, durante una battuta di caccia, colpì a morte il suo maestro. Facendo riferimento a questo episodio, il filosofo Mencio disse la frase “anche Houyi ha le sue colpe” (是亦羿有罪焉 – shì yì Yì yǒuzuì yān) per indicare che, non sapendo giudicare gli uomini, era stato anche lui responsabile della sua sorte. Con questo senso la frase viene riportata in questa storia.

2 Questa storia non è legata a un modo di dire ma da essa è nata l’abitudine di usare il nome “Signor Dongguo” (东郭先生 – Dōngguō xiānsheng) per indicare quelle persone che sono tanto buone da essere sceme.

Permalink 1 commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! IV

settembre 18, 2011 at 1:49 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

Prima che l’animale feroce gli fosse addosso, il Signor Dongguo gridò: «Il lupo infrange il nostro patto! Eravamo d’accordo che avremmo chiesto a tre vecchi saggi e finora abbiamo incontrato solo quest’albero di albicocche, perché ti fai avanti tanto in fretta contro di me?» Così i due si misero nuovamente in cammino.

Il lupo era sempre più nervoso e, scorgendo una vecchia mucca che sopportava i raggi del sole dietro a un muro diroccato, disse all’uomo: «Ecco! Possiamo chiedere a questa mucca.» Il Signor Dongguo disse: «Prima è toccato a una pianta senza cervello, che ha detto solo stupidaggini. Adesso tocca a una mucca, ma che senso ha chiedere a una bestia?» Il lupo però rispose: «Tu limitati a chiedere a questa vacca perché altrimenti ti mangio!» Il pover uomo non vide alternativa e, dopo essersi inchinato di fronte alla vacca con le mani giunte, spiegò per filo e per segno tutta la situazione. Dopo che il Signor Dongguo ebbe fatto la sua domanda, la mucca aggrottò le sopracciglia, aprì la bocca per leccarsi il naso, e a quel punto si rivolse all’uomo dicendo: «Il vecchio albicocco ha detto bene! Io, che adesso sono solo una vecchia mucca, quando ancora ero giovane e le mie corna sembravano il bozzolo di un baco o una castagna, avevo muscoli forti e ossa robuste. A quel tempo il vecchio contadino mi comprò dando in cambio il suo coltello e mi mise assieme alle altre mucche affinché potessi assisterlo con il lavoro dei campi. Mentre io mi facevo più forte, le altre vacche della mandria invecchiavano e si indebolivano sempre di più, e così a un certo punto tutti i lavori vennero affidati a me. Se il padrone doveva scappare da qualche parte per un’urgenza, mi attaccava alla schiena il carro dei campi e mi faceva correre di furia per le strade adatte; se invece voleva lavorare i campi, mi toglieva il carro dalla schiena e mi faceva camminare fra le sterpaglie per fare strada in mezzo ai rovi. Il vecchio contadino mi trattava come se fossi il suo braccio destro e il sinistro. Il cibo e i vestiti se li poteva permetter grazie a me e fu per merito mio che riuscì a sposarsi. Le tasse le pagava perché c’ero io a consegnarle e il granaio ero sempre io che lo riempivo. A quel tempo ero convinta che, quando fossi passata a miglior vita, per i miei meriti mi sarei guadagnata un onore simile a quello che si usa per i cavalli o per i cani, ovvero che il mio corpo fosse sepolto coperto con un velo. All’inizio nella casa del vecchio contadino non si vedeva né dieci né cinque dou1 di cibo messo da parte, adesso il grano raccolto ammonta a più di cinquanta dou; prima il padrone era così povero che nessuno gli prestava attenzione, adesso invece va a braccetto con tutta la buona società del villaggio; nei primi anni le coppe per il vino e le caraffe erano lasciate a prendere polvere, le labbra rimanevano asciutte e, per metà della sua vita, il padrone lasciò che la giara interrata non vedesse neppure una goccia di vino, ma adesso lui fa fermentare i cereali per produrre vino e, col bicchiere in mano, indulge orgoglioso ai piaceri con moglie e concubine; ai tempi il contadino indossava abiti fatti di stoffa grezza e aveva per amici solo pietre e alberi, non sapeva nemmeno come unire le mani per inchinarsi e dimostrare rispetto alle altre persone e in testa non aveva cultura, adesso prende in mano i libri, porta in testa il cappello, si cinge la vita con la cintura di pelle e indossa abiti larghi e comodi. Ogni striscia di seta e ogni chicco di grano sono stati il frutto del mio lavoro. Tuttavia, adesso che sono vecchia e malandata, il padrone mi maltratta e mi fa correre per i campi e le sterpaglie; il vento gelido sferza i miei occhi e il sole delle fredde giornate disegna sul terreno la mia ombra; ridotta a pelle e ossa, spoglia come i fianchi di una montagna, piango lacrime come fossero pioggia; la saliva mi cade dalla bocca e, quando le alzo, le zampe mi tremano per i morsi della fame; sul mio manto non c’è più nemmeno un pelo e le mie ferite non guariscono più. La moglie del vecchio contadino, che già era gelosa e bisbetica, adesso dalla mattina alla sera cerca di persuadere il marito dicendo: “Della mucca non si butta via niente: la carne si può seccare per mangiarsela, la pelle si può conciare, le ossa e gli zoccoli possono diventare degli utensili o degli strumenti.” Indicando il figlio maggiore poi dice: “Tu hai fatto pratica da cuoco per una vita, perché invece di aspettare non vai ad affilare il coltello?” A giudicare da queste cose, che si può ben dire non siano di buon auspicio, non posso nemmeno pensare a dove andrò a finire quando sarò morta. Anche se mi sono guadagnata grandi meriti, fra poco andrò incontro a una sorte terribile. Tu nei confronti del lupo che hai mai fatto di così importante per sperare di scampare alla morte?» Mentre ancora parlava, il lupo allungò le fauci e gli artigli per attaccare il Signor Dongguo. Questi però disse: «Non avere fretta!»

…continua…

Erbetta: «Per favore, dimmi che questa volta il lupo si mangia il signor Dongguo!»
Traduttore: «Temo che non sia ancora arrivata la fine…»
Erbetta: «Ma come? Ci sono pure due pareri favorevoli su tre! Dov’è la democrazia quando serve?»

Note del Traduttore

1 Nel testo si parla di “斛 – hú” o “担 – dàn”, che corrisponde a due secchi pieni (circa 50 litri) di quelli portati a spalle su un asse, e di “石 – dàn”, che rappresenta dieci “dou”, ovvero circa cento litri (o chili). Il dou è già presente fra le storielle di questo blog, in particolare questa ha origine proprio dall’unità di misura.

Permalink Lascia un commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! III

settembre 14, 2011 at 7:28 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…continua da qua…

Il pover Dongguo si mise a lottare a mani nude con il lupo, cercando al tempo stesso di resistere agli attacchi e di indietreggiare, fino a che non riuscì a nascondersi dietro al mulo. Correndo in cerchio attorno al somaro, il lupo non riusciva a ferire l’uomo ma, d’altra parte, il Signor Dongguo faceva un grande sforzo per resistere. In questo modo entrambi finirono presto per essere spossati  e così decisero di fermarsi a riprendere fiato, con il mulo nel mezzo che li teneva a distanza. Il Signor Dongguo si lamentava: «Il lupo mi ha tradito! Il lupo mi ha tradito!» e allora l’animale diceva: «Non era davvero mia intenzione tradirvi, è il Cielo che ha voluto che quelli come voi facciano da cibo a noi lupi!» Dopo che la situazione di stallo era già durata a lungo e le ombre del giorno iniziavano ad allungarsi, il Signor Dongguo pensò fra sé: “Presto farà buio, a quel punto arriverà tutto il branco dei lupi e io morirò di certo!”. Perciò provò a convincere l’animale dicendo: «Secondo gli usi popolari, quando si verifica una situazione che non si sa risolvere, allora bisogna andare a chiedere a tre vecchi saggi. Adesso noi dovremmo semplicemente incamminarci assieme e cercare tre vecchi a cui chiedere consiglio. Se loro diranno che io devo essere mangiato, allora mi sottometterò a farmi mangiare; se invece dicono che non devo, allora lascieremo perdere questa storia.» Il lupo fu molto contento della proposta e insieme i due si misero in cammino.

Passò un po’ di tempo ma lungo la strada non si vedevano viaggiatori. Il lupo, malevolo, vide che sul bordo della strada si ergeva un vecchio albero e perciò disse, rivolgendosi all’uomo: «Possiamo chiedere a questo albero.» Il Signor Dongguo rispose: «Le piante non sanno nulla, che senso ha domandare a loro?» Il lupo però disse: «Basta solo chiedere, l’albero potrebbe avere qualcosa da dire.» L’uomo non poteva tirarsi indietro e così, dopo essersi inchinato verso l’albero con le mani giunte, raccontò tutta la situazione in ogni suo dettaglio. Alla fine chiese: «Stando così le cose, il lupo deve mangiarmi?» Dal profondo dell’albero, come un boato, risuonò una voce che disse al Signor Dongguo: «Io sono un albero di albicocche e, al vecchio contadino che mi piantò, sono costato giusto il nocciolo di un frutto. Dopo il primo anno sbocciarono i fiori, dopo un altro anno vennero i frutti, al terzo anno il mio tronco poteva essere preso fra due mani, al decimo poteva essere circondato con le braccia.  Arrivati a oggi ho vissuto venti anni. Il vecchio contadino mi mangia, la moglie del contadino e i loro figli mi mangiano, gli opiti che vengono da fuori e perfino i servi mi mangiano. Tutti mi mangiano e, come se non bastasse, mi vendono al mercato per fare profitto. I miei meriti nei confronti del vecchio contadino sono davvero grandi. Oggigiorno, però, sono vecchio, non posso più dare frutti e per questo il padrone è arrabbiato con me. Adesso vuole tagliare il mio fusto, spezzare i miei rami e strapparmi le foglie, e pensa perfino di vendermi alla bottega di un carpentiere in cambio di soldi. Ahimè! Oramai non sono altro che legno marcio e, vecchio come sono, non posso far nulla per evitare l’ascia e lo scalpello. Voi nei confronti di questo lupo che meriti avete per sperare di evitare la morte? Visto come stanno le cose, non c’è dubbio che dobbiate farvi mangiare!» Mentre ancora parlava, il lupo iniziò ad allungare le fauci e gli artigli per attaccare il pover uomo.

…continua…

Erbetta: «E così – a parte Dongguo –  vissero tutti felici e contenti! Questa volta il ragionamento dell’albero è giusto, no?»
Traduttore: «Beh, in realtà la storia non è ancora finita…»

Permalink 1 commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! II

settembre 12, 2011 at 8:54 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

Non molto tempo dopo arrivò Jianzi che, non riuscendo a trovare il lupo, si arrabbiò terribilmente e, brandendo la spada, tagliò la cima all’asse del carro. Guardando verso il signor Dongguo, disse con tono di intimidazione: «Se qualcuno osasse nascondere le tracce di quel lupo farà la stessa fine di questo legno!» Il pover uomo si prostrò a terra, si spinse avanti e, sempre restando inginocchiato, disse: «Questo umile servo vostro non è molto intelligente, camminava verso una destinazione lontana, desideroso di dare il suo contributo a questo mondo, ma lungo il percorso ha perso la strada. Come potrebbe trovare le tracce di un lupo e venire a indicarle ai vostri cani e ai vostri falchi? Una volta ho sentito dire che “camminando per la via maestra, se molti sono i sentieri secondari, pure una pecora si può perdere”. Anche un ragazzino può controllare una pecora, che è un animale docile e ubbidiente, ma se lungo la via si incontrano molte stradine, allora è facile smarrirla. Un lupo non si può nemmeno paragonare a una pecora e i sentieri che percorrono il monte Zhongshan in cosa dovrebbero essere diversi da quelle stradine in cui è facile smarrire una pecora? Il vostro cercare lungo la strada maestra, senza guardare da altre parti, non è forse come aspettare di fronte a un tronco che arrivino le lepri, o come salire su un albero per catturare i pesci1? Per non parlare del fatto che questa caccia riguarda gli ufficiali in servizio sul monte, i guardiacaccia col cappello di pelle, perciò dovreste andare a chiedere a loro. Uno come me, che passa di qua per caso, che colpa può avere? Questo vostro umile servo sarà solo uno sciocco, ma pensate che non sappia come sono fatti i lupi? La loro natura è quella di animali insaziabili e crudeli, che si riuniscono in branco per compiere malefatte. Vostra signoria cerca di eliminare questo flagello e io devo quindi fare il possibile affinché i vostri sforzi abbiano effetto, come potrei nascondere quell’animale e non dirvi nulla?» A queste parole Jianzi non ebbe nulla da ridire e, dopo essere risalito sulla carrozza, riprese la strada. Anche il Signor Dongguo prese il suo mulo e si mise in cammino, raddoppiando gli sforzi e la velocità.

Passò del tempo, piano piano le insegne del ministro scomparvero all’orizzonte e il rumore dei cavalli e della carrozza si affievolì fino a non essere più sentito. Il lupo stimò che Jianzi fosse oramai molto lontano e così, da dentro alla sacca, fece sentire la sua voce dicendo: «Vossignoria è stato davvero accorto! Adesso però mi faccia uscire da questa sacca, tagli via le corde che mi legano ed estragga la freccia che ho nella zampa. Voglio andarmene via!» Il Signor Dongguo liberò l’animale ma questi ringhiò e disse rivolgendosi all’uomo: «Fino a poco fa sono stato inseguito dai guardiacaccia, mi stavano per raggiungere ma la fortuna ha voluto che vossignoria mi salvasse. Adesso però sono affamato, affamato e senza cibo, e così alla fine sono di nuovo a un passo dalla morte. Piuttosto che crepare di fame sul bordo della strada, sarebbe stato meglio morire per mano di quei guardiacaccia, almeno sarei diventato la portata principale del banchetto di una ricca famiglia. Siccome vossignoria è uno studioso Moista e si è ridotto a pezzi dalla testa ai piedi pur di contribuire a fare del bene su questo mondo, perché adesso dovrebbe essere contrario a darmi in pasto il suo corpo per salvare dalla morte la mia povera vita?» Detto ciò, il lupo fece scattare in avanti la bocca e gli artigli per attaccare il Signor Dongguo.

…continua…

Erbetta: «E vissero tutti – tranne il signor Dongguo – felici e contenti.»
Traduttore: «Ma no! La storia continua!»
Erbetta: «Davvero? A me sembrava che il ragionamento del lupo non facesse una piega…»

Note del Traduttore

1 Entrambe queste espressioni sono dei chengyu. Il modo di dire “守株待兔 – shǒu zhū dài tù”, che letteralmente significa “far la guardia a un tronco aspettando i conigli”, è legato a una delle prime storielle che compaiono in questo blog, quella dell’albero fortunato. La storia che riguarda il chengyu “缘木求鱼 – yuán mù qiú yú”, che si può tradurre “salire su un albero per pescare un pesce”, avrà invece quanto prima un suo spazio.

Ho fatto alcune correzioni alla prima parte della storia,  ho anche aggiunto delle note e un piccolo scambio di battute fra la Regina e il Traduttore, a cui d’altra parte mi dispiaceva rinunciare.

Permalink 2 commenti

中山狼传 – Auguri a vossignoria!

settembre 10, 2011 at 3:01 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

Un giorno Zhao Jianzi1, primo ministro del regno di Jin, decise di compiere una grande battuta di caccia sul monte Zhongshan2, i funzionari che conoscevano la zona guidavano davanti mentre i falchi e i cani da caccia seguivano dietro. Veloci uccelli e bestie feroci in gran numero cadevano al risuonare della corda dell’arco. Solo un lupo si fermò a quel suono, in piedi come un uomo, nel mezzo della via. Jianzi sputò sul palmo delle mani e scese con un salto dalla carrozza. Prese l’arco prezioso, incoccò una freccia affilata e, con un colpo, la freccia scomparve fino alla piuma nella carne dell’animale. Il lupo però scappò a gambe levate e Jianzi divenne furioso. Salì sulla carrozza e si mise all’inseguimento dell’animale. La polvere si sollevò a coprire il cielo e gli zoccoli dei cavalli battevano il terreno con il rumore di una spaventosa tempesta, uomini e cavalli non si distinguevano più a dieci passi di distanza.

Quel giorno, un filosofo Moista3 chiamato Signor Dongguo si stava recando a nord del monte Zhongshan per un incarico ufficiale. Aveva con sé un mulo malandato e in una grande sacca portava i suoi libri. Si era messo in viaggio molto presto quella mattina e a vedere quella minacciosa nuvola di polvere rimase molto spaventato. All’improvviso apparve di fronte a lui il lupo che, allungando la testa per guardarlo, gli disse: «Vossignoria avrà di certo il buon cuore di soccorrere una creatura in difficoltà? Conoscete la storia di Mao Bao che liberò una piccola tartaruga bianca e che, quando si trovò in mezzo a una battaglia senza sapere come attraversare il fiume, venne soccorso da quella stessa tartaruga che aveva salvato. O anche la storia del marchese di Sui, che curò con le sue medicine un serpente ferito e questi in cambio donò al suo salvatore una preziosa perla. Le tartarughe e i serpenti, per loro natura, non sono nemmeno paragonabili a noi lupi in quanto a intelligenza e capacità. Oggi mi trovo in questa terribile situazione, non vorreste perciò lasciare che mi nasconda nella vostra sacca per salvarmi la vita? Quando verrà il tempo saprò dimostrare la mia gratitudine per la benevolenza di vossignoria, che mi ha riportato in vita da una morte certa, ha ridato la carne alle mie ossa, o credete che non possa eguagliare con anche più impegno ciò che hanno fatto quella tartaruga e quel serpente?»

Il signore disse: «Se aiuto te nascondendoti sarò costretto ad andare contro il volere del ministro e a disubbidire alla autorità pubblica, e in cambio come posso aspettarmi di essere ripagato? L’insegnamento di Mozi, però, il cui principio primo è l’amore universale4, mi impone di prestarti soccorso per salvare la tua vita. Anche se questo dovesse portare a un disastro, per principio non posso tirarmi indietro.» Detto ciò, tolse in fretta tutti i suoi volumi dalla sacca e con un po’ di sforzo provò a far entrare il lupo nello spazio liberato dai libri. Da davanti, però, aveva paura a spingere sul muso, da dietro invece temeva a premere sulla coda, così provò ancora e ancora ma non riuscì a farlo entrare nella sacca. Intanto i cacciatori instancabili si avvicinavano sempre di più. Il lupo esclamò: «Ah, bisogna fare in fretta! Vossignoria pretenderebbe davvero di salvare un uomo che affoga o di domare un incendio con gentilezza e buone maniere? Pensa davvero di catturare un ladro stando seduto in carrozza a scampanellare? Prego vossignoria di sbrigarsi a fare ciò che serve!» Detto ciò, raccolse le quattro zampe e, presa una corda, si fece legare dal Signor Dongguo dentro il sacco: abbassò la testa e piegò la coda, quindi inarcò la schiena e infilò il muso nel mezzo. Quando l’uomo ebbe finito, il lupo sembrava un riccio chiuso a palla, o un baco nel suo bozzolo da farfalla, o un serpente avvolto nelle sue spire o anche una tartaruga nascosta nel suo guscio. Seguendo le indicazioni, il Signor Dongguo riuscì a far entrare l’animale nella sacca e a chiudere bene l’apertura. A quel punto, dopo aver caricato la sacca sul mulo, si allontanò dal sentiero e si mise ad aspettare che passasse Zhao Jianzi con i suoi uomini.

…continua…

Traduttore: «…e così finisce la prima parte della storia.»
Erbetta: «Non ci credo, ora pure le storielle a puntate…»
Traduttore: «È solo per tenere alta la tensione, far appassionare i nostri lettori…»
Erbetta: «Eh?»
Traduttore: «Ok, è solo che la storia è troppo lunga!»

Note del Traduttore

1 Non ho trovato molte notizie su Zhao Jianzi (赵简子 – Zhào Jiǎnzǐ), ministro del regno di Jin sul finire del periodo delle Primavere e Autunni. Alla caduta di questo regno, di cui si è parlato in molte storielle, tre clan si divisero il potere e fra questi il clan Zhao, che occupò la zona più settentrionale del regno, vicino alla regione di Zhongshan.

2 Il monte Zhongshan (中山 – Zhōngshān), nome questo che indica semplicemente un “monte di mezzo”, si strovava nella regione dell’attuale Hebei, a est di quella che oggi è la città di Pechino.

3 Il Moismo (墨家 – Mòjiā) fu una scuola di pensiero sviluppata dai discepoli del filosofo Mozi (墨子 – Mòzǐ), conosciuto anche con il nome latinizzato di Micius. Il Moismo, che assieme a Confucianesimo, Taoismo e Legalismo fu una delle quattro principali scuole filosofiche della Cina antica, si sviluppò alla fine del periodo delle Primavere e Autunni e durante la successiva epoca degli Stati Combattenti. Con l’ascesa della dinastia Qin, il Legalismo venne adottato come filosofia di Stato e le altre scuole di pensiero furono soppresse. In seguito, la dinastia Han e gran parte delle dinastie successive adottarono il Confucianesimo come filosofia ufficiale e il Moismo andò lentamente scomparendo, entrando a far parte dei canoni Taoisti.

4 Alla base del pensiero di Mozi vi era il principio di amore universale (兼爱 – jiān ài), letteralmente “amore imparziale”, ovvero di carità verso gli altri a prescindere dai rapporti che potessero intercorrere. In questo la filosofia Moista si contrapponeva a quella del Confucianesimo che, pur sostenendo il fatto che l’amore dovesse essere incondizionato, non riteneva giusto che fosse indiscriminato: i figli, ad esempio, dovevano ai genitori un amore maggiore di quello dovuto agli estranei.

Permalink 4 commenti