呆若木鸡 – L’allenamento del pollo

settembre 10, 2012 at 11:42 am (Chengyu, Storie di animali, Storie di re e ministri) ()

“dāi ruò mù jī” – Imbambolato come un gallo di legno

Il re Xuan di Zhou1 amava i combattimenti di galli e così un giorno diede incarico a un uomo chiamato Ji Shengzi2 di allenare per lui un gallo. Passarono dieci giorni e il re Xuan chiese al signor Ji se l’allenamento fosse terminato o meno ma il signor Ji rispose: “Ancora no. All’apparenza questo gallo sembra molto aggressivo ma in realtà manca ancora di sicurezza”. Passarono altri dieci giorni, il re Xuan andò nuovamente a chiedere informazioni ma il signor Ji disse che il gallo ancora non era pronto: “Appena sente un rumore o vede l’ombra di un altro gallo, subito si innervosisce. Questo dimostra che bisogna allenare di più il suo spirito combattivo.”

Passarono ancora dieci giorni, il re Xuan non riuscì più a trattenersi e andò di nuovo dal signor Ji per sapere a che punto fosse l’allenamento. Il signor Ji disse che non era ancora sufficiente: “Questo gallo ha uno sguardo feroce e non ha perso la sua arroganza.” Così, passarono altri dieci giorni e alla fine il signor Ji disse che l’allenamento del gallo era praticamente concluso: “A questo punto ha il corpo e la mente impassibili3, a vederlo sembra un gallo di legno. Questo dimostra che ha raggiunto i limiti di una perfetta preparazione.” Il re Xuan portò l’animale nell’arena dove si svolgevano i combattimenti. Quando gli altri galli videro il loro avversario, con lo sguardo impassibile come fosse di legno, si voltarono dalla parte opposta e scapparono di corsa.

Traduttore: «Questo modo di dire, che in principio indicava l’impassibilità di chi ha raggiunto una elevata preparazione, è in realtà utilizzato in senso negativo, per indicare un uomo dall’aspetto sciocco o una persona che rimane imbambolata a fissare qualcosa.»
Erbetta: «Non sono sicura di aver capito…»
Traduttore: «Un secondo solo e provo a spiegarmi meglio…»
Erbetta: «Mio buon storiellografo, se ci tieni alla vita metti via quello specchio!»

Note del Traduttore

1 Il re Xuan di Zhou (周宣王 – Zhōu Xuān wáng) fu l’undicesimo reggente della dinastia Zhou e visse fra l’828 e il 782 a.C., periodo in cui la capitale del regno si trovava a occidente, nelle vicinanze dell’attuale Xi’an.

2 Il signor Ji, anche chiamato Ji Shengzi (纪渻子 – Jì Shěngzi) è noto solo per questa storia, che fa parte di quelle riportate da Zhuangzi (come quest’altra).

3 La parola “呆 – dāi”, che compare per prima in questo chengyu, si usa normalmente per indicare una persona sciocca. Il senso del racconto evidenzia però più l’impassibilità che la stupidità, per cui ho pensato di tradurlo in questo modo.

Permalink 5 commenti

含沙射影 – Il mostro delle insinuazioni

marzo 24, 2012 at 10:51 am (Chengyu, Storie di animali) (, )

“hán shā shè yǐng ” – con un granello in bocca colpire l’ombra

Raccontano le leggende che fra il fiume Yangzi e il fiume Huai venne alla luce una creatura molto particolare, chiamata Yu1. La gente le aveva dato molti nomi e fra questi vi erano “tiratore”, “colpisci ombra”, “balestra d’acqua” e “volpe d’acqua”.  Questo animale, che spesso attaccava gli uomini, aveva una forma molto strana: sul suo dorso cresceva un guscio duro simile a quello di una tartaruga ma aveva solo tre zampe e sulla testa aveva delle corna. Aveva anche delle ali con cui poteva spiccare il volo e librarsi in aria in modo da attaccare gli uomini da sopra le loro teste. Non aveva occhi ma le orecchie erano molto sensibili e gli garantivano un udito finissimo. In mezzo alla bocca aveva una sorta di protuberanza orizzontale, la cui forma somigliava a una balestra, e bastava che sentisse la voce di un uomo per sapere in quale direzione e a che distanza fosse. A quel punto, colpiva le sue vittime utilizzando come dardi i granelli di sabbia che teneva sempre in bocca. Gli uomini colpiti dallo Yu venivano contaminati dal suo veleno e delle piaghe si formavano lì dove erano andati a segno i colpi. Su dieci uomini che venivano feriti, sei o sette perdevano la vita. Anche quando il corpo di un uomo riusciva a evitare i colpi dello Yu, era sufficiente che questa creatura colpisse l’ombra di quella persona per farla cadere ammalata.

Traduttore: «Infatti, qualche settimana fa, mentre passeggiavo in cerca di nuove storielle, qualcosa ha colpito la mia ombra e sono stato male fino a oggi…»
Erbetta: «E tu pensi che sia il primo certificato di malattia che ricevo con scritto “colpito di striscio dallo Yu”? Comunque non preoccuparti, mio buon storiellografo, il randello reale eviterà accuratamente la tua ombra!»
Traduttore: «Non avevo dubbi! In realtà, questo modo di dire si usa per indicare qualcuno che attacca alle spalle o in modo indiretto, facendo insinuazioni.»

Note del Traduttore

1 Lo Yu (蜮 – yù) è un mostro della mitologia cinese che si nasconde nell’acqua per attaccare gli uomini. Non è facile trovare una descrizione univoca di questa creatura, che spesso comunque ha un’aspetto simile a quello di una tartaruga a tre zampe (un’immagine è ad esempio questa).

Permalink 2 commenti

中山狼传 – Auguri a vossignoria! V

settembre 20, 2011 at 10:29 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

In lontananza si scorse un vecchio uomo che camminava appoggiato a un bastone. La sua barba e le sue sopracciglia erano bianche come la neve, le vesti e il cappello erano decorate con raffinatezza e a giudicare dall’aspetto poteva essere un monaco Taoista. Il Signor Dongguo era al tempo stesso felice e timoroso, lasciò indietro il lupo e corse incontro al vecchio uomo. Piangendo, si inginocchiò profondamente e disse: «La imploro, padre mio, di dire una parola che possa salvare la mia povera vita!» Il vecchio uomo chiese una spiegazione di quanto stava accadendo e il Signor Dongguo rispose: «Questo lupo era braccato dai guardiacaccia, mi ha chiesto soccorso e io gli ho salvato la vita. Adesso però lui, al contrario, vorrebbe mangiarmi! Qualsiasi mia implorazione non ha avuto effetto e io mi trovo a dover morire per mano sua. Nel tentativo di ritardare almeno un po’ la cosa, sono riuscito a convincerlo a chiedere il parere di tre vecchi. Il primo che abbiamo incontrato è stato un vecchio albicocco a cui, nonostante le piante non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio, e per poco non finivo ammazzato; la volta successiva abbiamo incontrato una vecchia mucca, anche questa volta, nonostante le bestie non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio e di nuovo stavo per finire ammazzato; adesso abbiamo incontrato un vecchio saggio, possibile che il Cielo non voglia interrompere questa mia vita dedicata allo studio? Perciò oso chiedere a voi una parola che mi salvi la vita.» Dopo di ché si gettò sotto il bastone, chinando la fronte fino a terra per ripetto, e una volta rialzata la testa si mise in attesa di una risposta del vecchio uomo. Questi, ascoltati i fatti, sospirò più e più volte e infine, usando il bastone per colpire il lupo, disse: «Ti sei comportato male! Una persona guadagna dei meriti nei tuoi confronti e tu in cambio la tradisci? Non c’è niente di più sbagliato di ciò! La scuola di Confucio insegna che, quando si riceve una grazia da una persona, non possiamo per nessuna ragione voltarle le spalle, per questo i figli devono dimostrare sempre ai propri genitori il loro amore filiale. Secondo Confucio anche le tigri e i lupi conoscono il sentimento che lega i padri ai figli. Tu adesso sei sulla cattiva strada di chi tradisce le persone che ci hanno aiutato e perciò, o hai deciso di ripudiare quel sentimento, o non lo hai mai avuto.» Allora, con voce risoluta, disse: «Vattene di corsa, lupo, se non vuoi che ti ammazzi con questo bastone!»

Il lupo disse: «Vecchio saggio, voi avete ascoltato solo una versione della storia e non conoscete l’altra. Vi prego, permettetemi di raccontare le cose con chiarezza, desidero solo che ascoltiate le mie umile parole. Tanto per iniziare, quando il signore qui presente mi ha salvato, mi ha legato le zampe e mi ha rinchiuso dentro alla sua sacca, schiacciandomi sotto ai libri. Il mio corpo era così contorto che non osavo neppure respirare. Lui si è inventato una bugia per convincere Zhao Jianzi ma probabilmente le sue intenzioni erano di farmi morire dentro alla sacca e prendersi da solo tutti i meriti. Un uomo del genere non dovrebbe essere mangiato?»

Erbetta: «Bravo! Giusto!»
Traduttore: «La storia non è ancora finita, sua Maestà deve portare ancora un po’ di pazienza e lasciarmi continuare…»

Il vecchio saggio guardò l’altro uomo e disse: «Se queste parole sono vere, si può ben dire che anche Houyi1 ha le sue colpe.» Il Signor Dongguo pensò che non fosse giusto e raccontò con accuratezza di come lui avesse chiuso il lupo nella sacca spinto dalla pietà per l’animale. Anche il lupo dal canto suo si mise ad argomentare con arguzia per avere la meglio nella questione. Allora il vecchio uomo disse: «Tutte queste parole non bastano a convincermi, in un senso o nell’altro. Proviamo a far entrare di nuovo il lupo nella sacca, a quel punto potrò capire la situazione e giudicare se è così terribile oppure no!» Il lupo acconsentì di buon grado a fare la prova e si fece legare di nuovo dall’uomo. Questi lo infilò nuovamente nella sacca e appese il tutto sulla schiena dell’asino, senza che il lupo si accorgesse di niente. A quel punto, il vecchio saggio si piegò per sussurare all’orecchio del Signor Dongguo: «Avete un pugnale?» e questi rispose: «Certo.» Detto ciò, tirò fuori l’arma e il vecchio saggio gli fece capire con lo sguardo che doveva usarla per trafiggere il lupo. Il Signor Dongguo però disse: «Ma così non farò del male al lupo?» Il vecchio rispose ridendo: «Una bestia volta così le spalle alla tua benevolenza e tu ancora non hai il cuore di ammazzarla? Dimostri certo una grande umanità, così grande da fare la parte dello scemo! Un po’ come quello che salta dentro al pozzo per salvare un uomo che ci è caduto, o che si toglie i vestiti per salvare la vita a un amico. Per l’altro può anche andare bene ma in cosa è diverso dal cercarsi la morte? Voi, signore mio, siete questo tipo d’uomo? La bontà che diventa stupidità è da sempre disapprovata dagli uomini di nobile spirito.» Il vecchio finì di parlare con una gran risata. Dopo di ché, alzò la mano per aiutare il Signor Dongguo2 a impugnare il coltello e assieme uccisero il lupo. Dopo aver gettato la bestia sul bordo della strada, i due uomini se ne andarono.

Erbetta: «No! Profonda ingiustizia! Tradimento!»
Traduttore: «Sua Maestà ce l’ha con il vecchio saggio?»
Erbetta: «Sì, ma in sua mancanza mi accontenerò di far punire lo storiellografo di corte! Tra l’altro sono assai curiosa di conoscere le tue giustificazioni in merito a questa faccenda delle storielle a puntate!»
Traduttore: «Mi sembrava il modo migliore per festeggiare il compleanno di sua Maestà, dieci giorni di auguri!»

Note del Traduttore

1 Houyi (后羿 – Hòuyì) è una figura della mitologia cinese, un grande arciere divino che, secondo le leggende, insegnò la sua arte agli uomini. Huoyi è noto soprattutto per la storia che lo lega a sua moglie, Chang’e, la divinità della luna, ma di questa storia ci sarà modo di parlare in un prossimo futuro. Dopo la separazione dalla sua amata, Houyi divenne arrogante e scontroso. Fra gli uomini a cui aveva insegnato l’arte del tiro con l’arco ve n’era uno di grande talento chiamato Feng Meng. Questi sfidò il maestro a una gara ma Houyi lo sconfisse duramente, umiliandolo al punto che l’allievo decise di vendicarsi. Così Feng Meng, durante una battuta di caccia, colpì a morte il suo maestro. Facendo riferimento a questo episodio, il filosofo Mencio disse la frase “anche Houyi ha le sue colpe” (是亦羿有罪焉 – shì yì Yì yǒuzuì yān) per indicare che, non sapendo giudicare gli uomini, era stato anche lui responsabile della sua sorte. Con questo senso la frase viene riportata in questa storia.

2 Questa storia non è legata a un modo di dire ma da essa è nata l’abitudine di usare il nome “Signor Dongguo” (东郭先生 – Dōngguō xiānsheng) per indicare quelle persone che sono tanto buone da essere sceme.

Permalink 1 commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! IV

settembre 18, 2011 at 1:49 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

Prima che l’animale feroce gli fosse addosso, il Signor Dongguo gridò: «Il lupo infrange il nostro patto! Eravamo d’accordo che avremmo chiesto a tre vecchi saggi e finora abbiamo incontrato solo quest’albero di albicocche, perché ti fai avanti tanto in fretta contro di me?» Così i due si misero nuovamente in cammino.

Il lupo era sempre più nervoso e, scorgendo una vecchia mucca che sopportava i raggi del sole dietro a un muro diroccato, disse all’uomo: «Ecco! Possiamo chiedere a questa mucca.» Il Signor Dongguo disse: «Prima è toccato a una pianta senza cervello, che ha detto solo stupidaggini. Adesso tocca a una mucca, ma che senso ha chiedere a una bestia?» Il lupo però rispose: «Tu limitati a chiedere a questa vacca perché altrimenti ti mangio!» Il pover uomo non vide alternativa e, dopo essersi inchinato di fronte alla vacca con le mani giunte, spiegò per filo e per segno tutta la situazione. Dopo che il Signor Dongguo ebbe fatto la sua domanda, la mucca aggrottò le sopracciglia, aprì la bocca per leccarsi il naso, e a quel punto si rivolse all’uomo dicendo: «Il vecchio albicocco ha detto bene! Io, che adesso sono solo una vecchia mucca, quando ancora ero giovane e le mie corna sembravano il bozzolo di un baco o una castagna, avevo muscoli forti e ossa robuste. A quel tempo il vecchio contadino mi comprò dando in cambio il suo coltello e mi mise assieme alle altre mucche affinché potessi assisterlo con il lavoro dei campi. Mentre io mi facevo più forte, le altre vacche della mandria invecchiavano e si indebolivano sempre di più, e così a un certo punto tutti i lavori vennero affidati a me. Se il padrone doveva scappare da qualche parte per un’urgenza, mi attaccava alla schiena il carro dei campi e mi faceva correre di furia per le strade adatte; se invece voleva lavorare i campi, mi toglieva il carro dalla schiena e mi faceva camminare fra le sterpaglie per fare strada in mezzo ai rovi. Il vecchio contadino mi trattava come se fossi il suo braccio destro e il sinistro. Il cibo e i vestiti se li poteva permetter grazie a me e fu per merito mio che riuscì a sposarsi. Le tasse le pagava perché c’ero io a consegnarle e il granaio ero sempre io che lo riempivo. A quel tempo ero convinta che, quando fossi passata a miglior vita, per i miei meriti mi sarei guadagnata un onore simile a quello che si usa per i cavalli o per i cani, ovvero che il mio corpo fosse sepolto coperto con un velo. All’inizio nella casa del vecchio contadino non si vedeva né dieci né cinque dou1 di cibo messo da parte, adesso il grano raccolto ammonta a più di cinquanta dou; prima il padrone era così povero che nessuno gli prestava attenzione, adesso invece va a braccetto con tutta la buona società del villaggio; nei primi anni le coppe per il vino e le caraffe erano lasciate a prendere polvere, le labbra rimanevano asciutte e, per metà della sua vita, il padrone lasciò che la giara interrata non vedesse neppure una goccia di vino, ma adesso lui fa fermentare i cereali per produrre vino e, col bicchiere in mano, indulge orgoglioso ai piaceri con moglie e concubine; ai tempi il contadino indossava abiti fatti di stoffa grezza e aveva per amici solo pietre e alberi, non sapeva nemmeno come unire le mani per inchinarsi e dimostrare rispetto alle altre persone e in testa non aveva cultura, adesso prende in mano i libri, porta in testa il cappello, si cinge la vita con la cintura di pelle e indossa abiti larghi e comodi. Ogni striscia di seta e ogni chicco di grano sono stati il frutto del mio lavoro. Tuttavia, adesso che sono vecchia e malandata, il padrone mi maltratta e mi fa correre per i campi e le sterpaglie; il vento gelido sferza i miei occhi e il sole delle fredde giornate disegna sul terreno la mia ombra; ridotta a pelle e ossa, spoglia come i fianchi di una montagna, piango lacrime come fossero pioggia; la saliva mi cade dalla bocca e, quando le alzo, le zampe mi tremano per i morsi della fame; sul mio manto non c’è più nemmeno un pelo e le mie ferite non guariscono più. La moglie del vecchio contadino, che già era gelosa e bisbetica, adesso dalla mattina alla sera cerca di persuadere il marito dicendo: “Della mucca non si butta via niente: la carne si può seccare per mangiarsela, la pelle si può conciare, le ossa e gli zoccoli possono diventare degli utensili o degli strumenti.” Indicando il figlio maggiore poi dice: “Tu hai fatto pratica da cuoco per una vita, perché invece di aspettare non vai ad affilare il coltello?” A giudicare da queste cose, che si può ben dire non siano di buon auspicio, non posso nemmeno pensare a dove andrò a finire quando sarò morta. Anche se mi sono guadagnata grandi meriti, fra poco andrò incontro a una sorte terribile. Tu nei confronti del lupo che hai mai fatto di così importante per sperare di scampare alla morte?» Mentre ancora parlava, il lupo allungò le fauci e gli artigli per attaccare il Signor Dongguo. Questi però disse: «Non avere fretta!»

…continua…

Erbetta: «Per favore, dimmi che questa volta il lupo si mangia il signor Dongguo!»
Traduttore: «Temo che non sia ancora arrivata la fine…»
Erbetta: «Ma come? Ci sono pure due pareri favorevoli su tre! Dov’è la democrazia quando serve?»

Note del Traduttore

1 Nel testo si parla di “斛 – hú” o “担 – dàn”, che corrisponde a due secchi pieni (circa 50 litri) di quelli portati a spalle su un asse, e di “石 – dàn”, che rappresenta dieci “dou”, ovvero circa cento litri (o chili). Il dou è già presente fra le storielle di questo blog, in particolare questa ha origine proprio dall’unità di misura.

Permalink Lascia un commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! III

settembre 14, 2011 at 7:28 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…continua da qua…

Il pover Dongguo si mise a lottare a mani nude con il lupo, cercando al tempo stesso di resistere agli attacchi e di indietreggiare, fino a che non riuscì a nascondersi dietro al mulo. Correndo in cerchio attorno al somaro, il lupo non riusciva a ferire l’uomo ma, d’altra parte, il Signor Dongguo faceva un grande sforzo per resistere. In questo modo entrambi finirono presto per essere spossati  e così decisero di fermarsi a riprendere fiato, con il mulo nel mezzo che li teneva a distanza. Il Signor Dongguo si lamentava: «Il lupo mi ha tradito! Il lupo mi ha tradito!» e allora l’animale diceva: «Non era davvero mia intenzione tradirvi, è il Cielo che ha voluto che quelli come voi facciano da cibo a noi lupi!» Dopo che la situazione di stallo era già durata a lungo e le ombre del giorno iniziavano ad allungarsi, il Signor Dongguo pensò fra sé: “Presto farà buio, a quel punto arriverà tutto il branco dei lupi e io morirò di certo!”. Perciò provò a convincere l’animale dicendo: «Secondo gli usi popolari, quando si verifica una situazione che non si sa risolvere, allora bisogna andare a chiedere a tre vecchi saggi. Adesso noi dovremmo semplicemente incamminarci assieme e cercare tre vecchi a cui chiedere consiglio. Se loro diranno che io devo essere mangiato, allora mi sottometterò a farmi mangiare; se invece dicono che non devo, allora lascieremo perdere questa storia.» Il lupo fu molto contento della proposta e insieme i due si misero in cammino.

Passò un po’ di tempo ma lungo la strada non si vedevano viaggiatori. Il lupo, malevolo, vide che sul bordo della strada si ergeva un vecchio albero e perciò disse, rivolgendosi all’uomo: «Possiamo chiedere a questo albero.» Il Signor Dongguo rispose: «Le piante non sanno nulla, che senso ha domandare a loro?» Il lupo però disse: «Basta solo chiedere, l’albero potrebbe avere qualcosa da dire.» L’uomo non poteva tirarsi indietro e così, dopo essersi inchinato verso l’albero con le mani giunte, raccontò tutta la situazione in ogni suo dettaglio. Alla fine chiese: «Stando così le cose, il lupo deve mangiarmi?» Dal profondo dell’albero, come un boato, risuonò una voce che disse al Signor Dongguo: «Io sono un albero di albicocche e, al vecchio contadino che mi piantò, sono costato giusto il nocciolo di un frutto. Dopo il primo anno sbocciarono i fiori, dopo un altro anno vennero i frutti, al terzo anno il mio tronco poteva essere preso fra due mani, al decimo poteva essere circondato con le braccia.  Arrivati a oggi ho vissuto venti anni. Il vecchio contadino mi mangia, la moglie del contadino e i loro figli mi mangiano, gli opiti che vengono da fuori e perfino i servi mi mangiano. Tutti mi mangiano e, come se non bastasse, mi vendono al mercato per fare profitto. I miei meriti nei confronti del vecchio contadino sono davvero grandi. Oggigiorno, però, sono vecchio, non posso più dare frutti e per questo il padrone è arrabbiato con me. Adesso vuole tagliare il mio fusto, spezzare i miei rami e strapparmi le foglie, e pensa perfino di vendermi alla bottega di un carpentiere in cambio di soldi. Ahimè! Oramai non sono altro che legno marcio e, vecchio come sono, non posso far nulla per evitare l’ascia e lo scalpello. Voi nei confronti di questo lupo che meriti avete per sperare di evitare la morte? Visto come stanno le cose, non c’è dubbio che dobbiate farvi mangiare!» Mentre ancora parlava, il lupo iniziò ad allungare le fauci e gli artigli per attaccare il pover uomo.

…continua…

Erbetta: «E così – a parte Dongguo –  vissero tutti felici e contenti! Questa volta il ragionamento dell’albero è giusto, no?»
Traduttore: «Beh, in realtà la storia non è ancora finita…»

Permalink 1 commento

中山狼传 – Auguri a vossignoria! II

settembre 12, 2011 at 8:54 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

Non molto tempo dopo arrivò Jianzi che, non riuscendo a trovare il lupo, si arrabbiò terribilmente e, brandendo la spada, tagliò la cima all’asse del carro. Guardando verso il signor Dongguo, disse con tono di intimidazione: «Se qualcuno osasse nascondere le tracce di quel lupo farà la stessa fine di questo legno!» Il pover uomo si prostrò a terra, si spinse avanti e, sempre restando inginocchiato, disse: «Questo umile servo vostro non è molto intelligente, camminava verso una destinazione lontana, desideroso di dare il suo contributo a questo mondo, ma lungo il percorso ha perso la strada. Come potrebbe trovare le tracce di un lupo e venire a indicarle ai vostri cani e ai vostri falchi? Una volta ho sentito dire che “camminando per la via maestra, se molti sono i sentieri secondari, pure una pecora si può perdere”. Anche un ragazzino può controllare una pecora, che è un animale docile e ubbidiente, ma se lungo la via si incontrano molte stradine, allora è facile smarrirla. Un lupo non si può nemmeno paragonare a una pecora e i sentieri che percorrono il monte Zhongshan in cosa dovrebbero essere diversi da quelle stradine in cui è facile smarrire una pecora? Il vostro cercare lungo la strada maestra, senza guardare da altre parti, non è forse come aspettare di fronte a un tronco che arrivino le lepri, o come salire su un albero per catturare i pesci1? Per non parlare del fatto che questa caccia riguarda gli ufficiali in servizio sul monte, i guardiacaccia col cappello di pelle, perciò dovreste andare a chiedere a loro. Uno come me, che passa di qua per caso, che colpa può avere? Questo vostro umile servo sarà solo uno sciocco, ma pensate che non sappia come sono fatti i lupi? La loro natura è quella di animali insaziabili e crudeli, che si riuniscono in branco per compiere malefatte. Vostra signoria cerca di eliminare questo flagello e io devo quindi fare il possibile affinché i vostri sforzi abbiano effetto, come potrei nascondere quell’animale e non dirvi nulla?» A queste parole Jianzi non ebbe nulla da ridire e, dopo essere risalito sulla carrozza, riprese la strada. Anche il Signor Dongguo prese il suo mulo e si mise in cammino, raddoppiando gli sforzi e la velocità.

Passò del tempo, piano piano le insegne del ministro scomparvero all’orizzonte e il rumore dei cavalli e della carrozza si affievolì fino a non essere più sentito. Il lupo stimò che Jianzi fosse oramai molto lontano e così, da dentro alla sacca, fece sentire la sua voce dicendo: «Vossignoria è stato davvero accorto! Adesso però mi faccia uscire da questa sacca, tagli via le corde che mi legano ed estragga la freccia che ho nella zampa. Voglio andarmene via!» Il Signor Dongguo liberò l’animale ma questi ringhiò e disse rivolgendosi all’uomo: «Fino a poco fa sono stato inseguito dai guardiacaccia, mi stavano per raggiungere ma la fortuna ha voluto che vossignoria mi salvasse. Adesso però sono affamato, affamato e senza cibo, e così alla fine sono di nuovo a un passo dalla morte. Piuttosto che crepare di fame sul bordo della strada, sarebbe stato meglio morire per mano di quei guardiacaccia, almeno sarei diventato la portata principale del banchetto di una ricca famiglia. Siccome vossignoria è uno studioso Moista e si è ridotto a pezzi dalla testa ai piedi pur di contribuire a fare del bene su questo mondo, perché adesso dovrebbe essere contrario a darmi in pasto il suo corpo per salvare dalla morte la mia povera vita?» Detto ciò, il lupo fece scattare in avanti la bocca e gli artigli per attaccare il Signor Dongguo.

…continua…

Erbetta: «E vissero tutti – tranne il signor Dongguo – felici e contenti.»
Traduttore: «Ma no! La storia continua!»
Erbetta: «Davvero? A me sembrava che il ragionamento del lupo non facesse una piega…»

Note del Traduttore

1 Entrambe queste espressioni sono dei chengyu. Il modo di dire “守株待兔 – shǒu zhū dài tù”, che letteralmente significa “far la guardia a un tronco aspettando i conigli”, è legato a una delle prime storielle che compaiono in questo blog, quella dell’albero fortunato. La storia che riguarda il chengyu “缘木求鱼 – yuán mù qiú yú”, che si può tradurre “salire su un albero per pescare un pesce”, avrà invece quanto prima un suo spazio.

Ho fatto alcune correzioni alla prima parte della storia,  ho anche aggiunto delle note e un piccolo scambio di battute fra la Regina e il Traduttore, a cui d’altra parte mi dispiaceva rinunciare.

Permalink 2 commenti

中山狼传 – Auguri a vossignoria!

settembre 10, 2011 at 3:01 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

Un giorno Zhao Jianzi1, primo ministro del regno di Jin, decise di compiere una grande battuta di caccia sul monte Zhongshan2, i funzionari che conoscevano la zona guidavano davanti mentre i falchi e i cani da caccia seguivano dietro. Veloci uccelli e bestie feroci in gran numero cadevano al risuonare della corda dell’arco. Solo un lupo si fermò a quel suono, in piedi come un uomo, nel mezzo della via. Jianzi sputò sul palmo delle mani e scese con un salto dalla carrozza. Prese l’arco prezioso, incoccò una freccia affilata e, con un colpo, la freccia scomparve fino alla piuma nella carne dell’animale. Il lupo però scappò a gambe levate e Jianzi divenne furioso. Salì sulla carrozza e si mise all’inseguimento dell’animale. La polvere si sollevò a coprire il cielo e gli zoccoli dei cavalli battevano il terreno con il rumore di una spaventosa tempesta, uomini e cavalli non si distinguevano più a dieci passi di distanza.

Quel giorno, un filosofo Moista3 chiamato Signor Dongguo si stava recando a nord del monte Zhongshan per un incarico ufficiale. Aveva con sé un mulo malandato e in una grande sacca portava i suoi libri. Si era messo in viaggio molto presto quella mattina e a vedere quella minacciosa nuvola di polvere rimase molto spaventato. All’improvviso apparve di fronte a lui il lupo che, allungando la testa per guardarlo, gli disse: «Vossignoria avrà di certo il buon cuore di soccorrere una creatura in difficoltà? Conoscete la storia di Mao Bao che liberò una piccola tartaruga bianca e che, quando si trovò in mezzo a una battaglia senza sapere come attraversare il fiume, venne soccorso da quella stessa tartaruga che aveva salvato. O anche la storia del marchese di Sui, che curò con le sue medicine un serpente ferito e questi in cambio donò al suo salvatore una preziosa perla. Le tartarughe e i serpenti, per loro natura, non sono nemmeno paragonabili a noi lupi in quanto a intelligenza e capacità. Oggi mi trovo in questa terribile situazione, non vorreste perciò lasciare che mi nasconda nella vostra sacca per salvarmi la vita? Quando verrà il tempo saprò dimostrare la mia gratitudine per la benevolenza di vossignoria, che mi ha riportato in vita da una morte certa, ha ridato la carne alle mie ossa, o credete che non possa eguagliare con anche più impegno ciò che hanno fatto quella tartaruga e quel serpente?»

Il signore disse: «Se aiuto te nascondendoti sarò costretto ad andare contro il volere del ministro e a disubbidire alla autorità pubblica, e in cambio come posso aspettarmi di essere ripagato? L’insegnamento di Mozi, però, il cui principio primo è l’amore universale4, mi impone di prestarti soccorso per salvare la tua vita. Anche se questo dovesse portare a un disastro, per principio non posso tirarmi indietro.» Detto ciò, tolse in fretta tutti i suoi volumi dalla sacca e con un po’ di sforzo provò a far entrare il lupo nello spazio liberato dai libri. Da davanti, però, aveva paura a spingere sul muso, da dietro invece temeva a premere sulla coda, così provò ancora e ancora ma non riuscì a farlo entrare nella sacca. Intanto i cacciatori instancabili si avvicinavano sempre di più. Il lupo esclamò: «Ah, bisogna fare in fretta! Vossignoria pretenderebbe davvero di salvare un uomo che affoga o di domare un incendio con gentilezza e buone maniere? Pensa davvero di catturare un ladro stando seduto in carrozza a scampanellare? Prego vossignoria di sbrigarsi a fare ciò che serve!» Detto ciò, raccolse le quattro zampe e, presa una corda, si fece legare dal Signor Dongguo dentro il sacco: abbassò la testa e piegò la coda, quindi inarcò la schiena e infilò il muso nel mezzo. Quando l’uomo ebbe finito, il lupo sembrava un riccio chiuso a palla, o un baco nel suo bozzolo da farfalla, o un serpente avvolto nelle sue spire o anche una tartaruga nascosta nel suo guscio. Seguendo le indicazioni, il Signor Dongguo riuscì a far entrare l’animale nella sacca e a chiudere bene l’apertura. A quel punto, dopo aver caricato la sacca sul mulo, si allontanò dal sentiero e si mise ad aspettare che passasse Zhao Jianzi con i suoi uomini.

…continua…

Traduttore: «…e così finisce la prima parte della storia.»
Erbetta: «Non ci credo, ora pure le storielle a puntate…»
Traduttore: «È solo per tenere alta la tensione, far appassionare i nostri lettori…»
Erbetta: «Eh?»
Traduttore: «Ok, è solo che la storia è troppo lunga!»

Note del Traduttore

1 Non ho trovato molte notizie su Zhao Jianzi (赵简子 – Zhào Jiǎnzǐ), ministro del regno di Jin sul finire del periodo delle Primavere e Autunni. Alla caduta di questo regno, di cui si è parlato in molte storielle, tre clan si divisero il potere e fra questi il clan Zhao, che occupò la zona più settentrionale del regno, vicino alla regione di Zhongshan.

2 Il monte Zhongshan (中山 – Zhōngshān), nome questo che indica semplicemente un “monte di mezzo”, si strovava nella regione dell’attuale Hebei, a est di quella che oggi è la città di Pechino.

3 Il Moismo (墨家 – Mòjiā) fu una scuola di pensiero sviluppata dai discepoli del filosofo Mozi (墨子 – Mòzǐ), conosciuto anche con il nome latinizzato di Micius. Il Moismo, che assieme a Confucianesimo, Taoismo e Legalismo fu una delle quattro principali scuole filosofiche della Cina antica, si sviluppò alla fine del periodo delle Primavere e Autunni e durante la successiva epoca degli Stati Combattenti. Con l’ascesa della dinastia Qin, il Legalismo venne adottato come filosofia di Stato e le altre scuole di pensiero furono soppresse. In seguito, la dinastia Han e gran parte delle dinastie successive adottarono il Confucianesimo come filosofia ufficiale e il Moismo andò lentamente scomparendo, entrando a far parte dei canoni Taoisti.

4 Alla base del pensiero di Mozi vi era il principio di amore universale (兼爱 – jiān ài), letteralmente “amore imparziale”, ovvero di carità verso gli altri a prescindere dai rapporti che potessero intercorrere. In questo la filosofia Moista si contrapponeva a quella del Confucianesimo che, pur sostenendo il fatto che l’amore dovesse essere incondizionato, non riteneva giusto che fosse indiscriminato: i figli, ad esempio, dovevano ai genitori un amore maggiore di quello dovuto agli estranei.

Permalink 4 commenti

狼狈为奸 – Il compare del lupo

agosto 28, 2011 at 10:11 PM (Chengyu, Storie di animali) ()

“láng bèi wéi jiān” – Lupo e bei in combutta

Si racconta che, dall’incrocio di un lupo con una volpe, un volta su mille possa nascere un lupastro, un “bei”. Questo animale, che è della specie del lupo, quando nasce diventa per natura il capo del branco. Il bei infatti è un animale molto astuto e vile, la cui intelligenza supera di gran lunga quella dei lupi e delle volpi e gli permette di scappare facilmente agli attacchi degli uomini. Il lupastro però ha le zampe anteriori molto corte mentre le zampe di dietro sono lunghe e, in queste condizioni, non riesce a camminare facilmente. Così, per muoversi ha bisogno di salire in groppa a un lupo, che ha invece le zampe davanti lunghe e quelle posteriori più corte. Il lupo sfrutta l’astuzia del lupastro e questo invece approfitta della forza del lupo. Insieme, il lupo e il lupastro, fanno incredibili malefatte e per questo, fra i tanti modi dire che li riguardano il più conosciuto è “lupo e bei in combutta”.

Nella regione del Monte Changbai, vicino alla Corea, si raccontano molte storie sul lupo e il bei. Fra queste, una delle storie più conosciute è quella de “la saggia anziana che uccide lupo e lupastro”. Si racconta infatti che in quella regione vivesse un cacciatore con la sua famiglia ma, dopo una malattia, il capo famiglia morì e in casa rimase soltanto una saggia donna di più di settanta anni. Una sera arrivò alla casa un animale che somigliava a un lupo ma aveva le zampe davanti troppo corte e quelle posteriori molto lunghe. Lo strano animale si presentò alla donna per avere vendetta e questa gli disse: «Ma io non ti conosco nemmeno, perché mi chiedi vendetta?» L’animale allora disse: «Io sono un bei e, visto che le mie zampe davanti sono così corte, normalmente per camminare salgo sulle spalle di un lupo. Il cacciatore che viveva in questa casa ha ucciso il mio compare lupo e adesso per muovermi faccio molta fatica, perciò devo prendere la mia vendetta contro di te!» Non aveva ancora finito di parlare che l’animale si alzò sulle zampe e si gettò contro l’anziana donna per divorarla. Proprio in quel momento passava fuori della casa un cacciatore che, avendo sentito la donna che parlava con qualcuno, chiese all’anziana chi fosse con lei. Il bei vide l’uomo che si avvicinava e, preso dalla paura, disse alla donna: «Non devi per nessuna ragione dire che sono un bei, se lo fai ti uccido!» L’anziana raccontò al cacciatore che era passato a trovarla un lontano parente ma l’uomo disse: «Com’è che quello che vedo somiglia a un lupo?» Il bei fu preso dalla paura e le gambe posteriori iniziarono a tremargli talmente tanto che non riusciva più a stare in piedi. Allora la donna disse all’animale: «Vedo che non riesci più a stare diritto, bisogna subito legare le tue zampe davanti a un albero perché se le zampe di dietro cedono e cadi per terra non sembrerai affatto un uomo!» Ascoltate queste parole, il bei pensò che ci fosse del senso in ciò che diceva la vecchia e di fretta lasciò che lei gli legasse le zampe all’albero che era in mezzo al cortile. Dopo aver fatto questo, la saggia donna chiamò a gran voce il cacciatore: «Venga di corsa! Qui c’è un lupastro!» Il bei rimase di stucco e capì di essere stato raggirato quando oramai era troppo tardi.

Erbetta: «Giusto per capire, il bei sarebbe quello astuto?»
Traduttore: «Si, ma dall’altra parte c’era una saggia vecchietta, tipo sua Maestà. Il modo di dire “lupo e bei in combutta” si usa per descrivere quando due persone si mettono assieme per combinare delle malefatte.»

Note del Traduttore

La parola che indica questo animale fantastico è “狈 – bèi” mentre il termine per “lupo” è “狼 – láng”. Visto che nella nostra zoologia fantastica non esistono animali simili al bei, nella traduzione ho pensato di usare sia il nome cinese che il termine “lupastro”, non molto corretto forse ma più leggibile.

Permalink 2 commenti

精卫填海 – Un po’ di risentimento

giugno 5, 2011 at 5:11 PM (Chengyu, Storie di animali) (, )

“jīng wèi tián hǎi” – Jingwei riempie il mare

L’Imperatore Rosso, Yandi1, aveva una giovane figlia chiamata Nüwa2 che era molto bella e intelligente. L’Imperatore Giallo quando la vedeva non poteva fare a meno di lodarla e Yandi guardava a sua figlia come a una perla in palmo di mano.

Quando l’Imperatore Rosso non era in casa, Nüwa giocava da sola e spesso sognava che il padre la portasse fino al Mare Orientale per guadare il luogo dove il sole sorgeva. Però, visto che il padre era sempre molto impegnato con gli affari di stato, da quando il sole sorgeva fino al suo tramonto, non trovava mai un giorno per andare fuori con la figlia. Così, un giorno, senza dire nulla al padre, Nüwa prese una piccola barca e da sola si diresse remando fino al luogo dove sorgeva il sole. La cattiva sorte però volle che all’improvviso si alzasse un forte vento e con lui vennero delle onde grandi come una montagna che rovesciarono la piccola imbarcazione di Nüwa. La giovane ragazza cadde in mezzo all’acqua e venne risucchiata sul fondo dal mare impietoso senza riuscire più a tornare a galla. Yandi si disperò per la perdita della giovane figlia e, non potendo più il sole toccarla con la sua luce e riportarla in vita dalla morte, il padre poté solo piangerla in solitudine.

Quando Nüwa morì, il suo spirito divenne un piccolo uccello con la testa colorata, il becco bianco e le zampe rosse. Il canto di  quel piccolo uccello aveva il suono di “jingwei, jingwei” e perciò le persone lo chiamarono in questo modo.

Jingwei provava un profondo odio nei confronti del mare, che impietoso le aveva portato via la sua giovane vita, e voleva vendicarsi. Per questo motivo, il piccolo uccellino ogni giorno, incessantemente, raccoglieva nel suo becco una pietra del monte Fajiu, dove viveva, si alzava in volo e volava fino a raggiungere il Mare Orientale. Allora, si librava sopra le onde in tumulto del mare e, facendo risuonare il suo lamento, lasciava cadere la pietra e i rametti che aveva portato per rimpire il grande mare.

In quei momenti il mare si ingrossava, ruggiva e derideva Jingwei dicendo: «Piccolo uccello, lascia perdere! In questo modo non ti basterà un milione di anni per riempirmi!»

Jingwei rimaneva impassibile e dall’alto rispondeva al Mare: «Anche se dovessi impiegare dieci milioni di anni, o cento, io continuerò fino a che la fine dell’universo non sarà arrivata e fino all’ultimo giorno del mondo!»

A sua volta il mare diceva: «Perché mi odi tanto?»
«Perché tu hai portato via la mia giovane vita e continuerai a rubare le vite di altri giovani innocenti. Perciò io continuerò a portare le pietre e a farle cadere dentro le tue acque. Alla fine riuscirò a riempirti completamente e farti sparire!»

Jingwei volava e faceva risuonare il suo lamento, dopo di ché lasciava il mare e faceva ritorno alla montagna Fajiu per prendere un’altra pietra o dei rametti. Continuò a portare le pietre per molto tempo, andando avanti e indietro senza mai fermarsi. Un giorno, una rondine di mare3 che era volata fino al Mare Orientale vide Jingwei e rimase molto sorpresa dal suo comportamento. Quando venne a sapere il motivo, la rondine di mare fu commossa dallo spirito indomito di Jingwei e da quel momento divennero marito e moglie. Nacquero molti uccellini, i maschi erano tutti uguali alla rondine mentre le femmine somigliavano a Jingwei e, come la madre, iniziarono a portare piccole pietre verso il Mare Orientale per riempirlo.

Erbetta: «La morale di questa storia è che, se vuoi evitare di essere sepolto di pietre, è meglio se ricominci a tradurre storielle!»
Traduttore: «Non mi sembra che questo abbia a che fare con la storiella…»
Erbetta: «Sei sicuro di voler mettere alla prova il mio risentimento?»

Traduttore: «Come non detto, sua Maestà ha colto al volo! In realtà questo modo di dire si usa per indicare chi persevera in impresa impossibile.»

Note del Traduttore

1 Yandi (炎帝 – Yándì), che letteralmente si può tradurre come “Imperatore Fiamma”, è una figura leggendaria della storia cinese, ed è considerato assieme all’Imperatore Giallo come uno dei progenitori della popolazione Huaxia (华夏 – Huáxià) che, sviluppatasi sulle rive del Fiume Giallo, diverrà l’etnia dominante nella Cina (etnia Han). L’interpretazione attuale vuole che il termine Yandi fosse un titolo attribuito a più regnanti, il primo dei quali sia stato il mitico Shennong che visse 5000 anni fa e insegnò ai cinesi l’agricoltura. L’ultimo Imperatore Rosso si scontrò per tre volte con l’Imperatore Giallo e alla fine quest’ultimo prese il potere.

2 La storia di Nüwa (女娃 – Nǚwá), nome che potrebbe essere tradotto come “bambolina”, e del mitologico uccello Jingwei (精卫 – Jīngwèi), oggetto del racconto di oggi, rappresenta sia un esempio positivo di perseveranza che un modello di ossessione per un’impresa futile. Il monte Fajiu (发鸠山 – Fājiū shān) si trova nella regione dello Shanxi.

3 Per quello che riguarda gli animali la traduzione non aiuta a distinguere a che genere appartengano, se maschile o femminile. In questo caso, la rondine rappresenta il maschio della coppia mentre il piccolo uccello Jingwei è la femmina.

Permalink 5 commenti

杀鸡取卵 – Meglio una gallina oggi

marzo 29, 2011 at 9:22 PM (Chengyu, Storie di animali)

“shā jī qǔ luǎn” – Ammazzare la gallina per prendere le uova

C’era una volta una comare che allevava in casa una gallina. Ogni giorno questa gallina faceva un uovo per la sua padrona, il primo giorno la donna mise da parte un uovo, il secondo giorno divennero due, il terzo tre, e così via fino a che, dopo un mese, la comare aveva riempito completamente un cesto di uova. La donna allora prese il cesto e andò in strada a venderle. Mentre cercava di vendere le uova, venne un uomo che le disse: «Certo che se la gallina fa un uovo al giorno ci vuole davvero un sacco di tempo! Secondo me, lei dovrebbe ammazzare la gallina e tirare fuori dalla sua pancia tutte le uova. In questo modo farebbe molto più in fretta!» La comare esclamò «Giusto! Questa sì che è una buona idea!» e corse di fretta a casa. Così tirò il collo al povero animale ma, dopo che ebbe aperto la pancia della gallina, si accorse che dentro non c’era neppure un uovo!

Erbetta: «Un mese? La morale della storia è che non bisogna mai dar retta a chi compra uova marce!»
Traduttore: «In effetti non c’è da fidarsi… Però, questo modo di dire si usa per indicare chi pensa solo al guadagno immediato e non guarda a ciò che potrebbe succedere dopo.»

Erbetta: «Ma sei proprio sicuro, mio buon traduttore? Perché a me sembrava una buona idea e magari se ti faccio aprire la testa ci trovo tutte le storielle! Possiamo provare?»
Traduttore: «No!»

Note del Traduttore

Ho trovato diverse versioni della storia ma questa era la più divertente e la più chiara. Il termine “大嫂 – dàsǎo” che ho tradotto con “comare”, significa in realtà “cognata, moglie del fratello maggiore” ma viene utilizzato come forma cortese per indicare una signora sposata (in Cina è comune usare gli appellativi di familiari per rivolgersi anche a persone non conosciute in modo gentile).

Permalink 2 commenti

Next page »