孟母三迁 – Le cattive compagnie

dicembre 3, 2010 at 9:30 am (Chengyu) (, )

“mèng mǔ sān qiān” – I tre traslochi della madre di Mencio

Tanto tempo fa viveva un famoso filosofo chiamato Mencio1 che, quando era un bambino, aveva perso prematuramente il padre. La madre, per restare fedele alla memoria del marito, non si era risposata e aveva deciso di prendersi cura da sola del figlio. Loro due, all’inizio, vivevano in una casa nei pressi di un cimitero. Il giovane Mencio, assieme agli altri ragazzi della sua età, si divertiva a studiare il comportamento degli adulti che passavano da quella zona e così imparò a inginocchiarsi per pregare, a imitare il pianto e i lamenti dei parenti, e iniziò a giocare con gli altri bambini a fare i funerali. Quando la madre lo scoprì, aggrottò le sopracciglia e disse: «Non va bene! Non posso permettere che mio figlio viva ancora in questo posto!»

La donna allora prese tutte le loro cose e si trasferì assieme al figlio vicino a una piccola fiera cittadina, nei pressi di un mattatoio dove si macellavano maiali e pecore. Di nuovo, il giovane si divertiva con gli altri ragazzini ad andare al mercato e a imparare dagli adulti come funzionavano gli affari e come si macellavano le pecore e i maiali. Non appena la madre di Mencio lo venne a sapere, di nuovo aggrottò le sopracciglia e disse: «Anche questo posto non è adatto per mio figlio!»

E così si trasferirono di nuovo in un’altra casa. Questa volta, il posto in cui andarono ad abitare era molto vicino a una scuola. Ogni primo del mese, gli ufficiali venivano al tempio di Confucio, si inchinavano per salutare e si trattavano l’uno con l’altro con grande rispetto. Mencio li osservava con attenzione e piano piano imparava tutto quello che facevano. La madre allora, molto soddisfatta, fece un cenno di assenso con la testa e disse: «Questo è il posto dove deve crescere il mio ragazzo!»

Erbetta: «La morale di questa storiella è che, se la madre di Mencio lo avesse portato ad abitare vicino a un lupanare, magari non sarebbe venuto su un grande filosofo ma almeno presidente del consiglio lo diventava!»
Traduttore: «E tra l’altro si sarebbe divertito molto di più. In realtà questo chengyu si usa per dimostrare che solo con le buone compagnie, e con la vicinanza a buone cose e affari, si possono coltivare delle buone abitudini. Questo modo di dire si usa anche per indicare quanto l’ambiente possa influire sui costumi di una persona.»


Note del Traduttore

1 Il filosofo Mencio, è stato presentato in una storiella precedente, quella sul ladro che amava procrastinare. Come ho già scritto, Mencio è stato una figura di primo piano nello sviluppo delle teorie del Confucianesimo, al punto che il suo pensiero ne fu considerato dai suoi successori come l’interpretazione ortodossa. Questo filosofo, nato nel 372 a.C. in un piccolo stato nella regione dell’attuale Shangdong, molto vicino al luogo in cui Confucio era nato meno di duecento anni prima, viaggiò a lungo attraverso la Cina, accogliendo fra i suoi allievi molti re e ufficiali dell’epoca. Morì all’età di ottantatre anni, nel 289 a.C..

3 commenti

  1. Erbetta said,

    Il buon ninja dovrebbe confermarmi se in Giappone esiste un detto che suona pressappoco così “anche i ragazzini che giocano nei pressi del tempi imparano a recitare i sutra”.
    Colgo l’occasione per complimentarmi per il rimodernamento dei locali..

  2. Ninja said,

    Si’ esiste mia cara e terribile regina:

    門前の小僧、習わぬ経を読む (Mon zen no kozo narawanu kyo wo yomu (*))

    e significa che l’osservazione e la pratica possono piu’ dello studio.

    Ma posso chiedere dove la regina ha sentito questo detto? Ne esistono vari in giapponese di ispirazione buddista, ma molti, come questo, non vengono piu’ usati.

    Ninja

    (*) = una traduzione che addirittura risale a Lafcadio Hearn recita:
    The shop-boy in front of the temple-gate repeats the sutra which he never learned

  3. Traduttore said,

    Molo interessante come modo di dire, e mi piace la traduzione di Hearn!

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