下围棋 – Un nobile passatempo

gennaio 26, 2011 at 10:13 am (Appunti) (, )

“xià wéi qí” – Giocare a Go

È passato un altro mese e, dopo le vacanze, il nuovo corso del blog ha avuto inizio. Non posso dire di essere contento di questo dimezzamento, vorrei poter dedicare più tempo alle cose che mi piacciono e il blog è una di queste. Però, da quando ho iniziato a tradurre le storielle a giorni alterni ho ripreso a disegnare e a scrivere. E ho iniziato a imparare il gioco del Go.

Inizio subito con un chiarimento, il nome del gioco dovrebbe essere quello cinese di Weiqi (围棋wéiqí) ma, per un caso nemmeno troppo strano, in Occidente il gioco è noto soprattutto con il suo nome giapponese, che è per l’appunto Go (o Igo)1.  Questo perchè, anche se in Europa la prima descrizione del gioco risale alla fine del 1600 e ha il nome di “gioco di accerchiamento” (che è l’esatta traduzione del nome orientale), il Go iniziò a diffondersi solo alla fine dell’800 grazie all’opera di divulgazione di un ingegnere tedesco che aveva lavorato a lungo in Giappone.

Il Weiqi – lasciatemi essere un po’ di parte nella scelta del nome – è un gioco da tavolo, simile alla dama o agli scacchi, che ha avuto origine in Cina ed era già diffuso nel periodo delle Primavere e Autunni. La prima testimonianza a riguardo risale infatti al IV secolo a.C., nel Zuo Zhuan di cui si è parlato in questa storiella, anche se la leggenda vuole che a inventare questo gioco sia stato l’Imperatore Yao2, che intendeva usarlo per educare il figlio perdigiorno. Anche Confucio e Mencio ne parlano, ma la cosa più interessante è che questo gioco, “棋 – qí”, divenne una delle quattro arti da coltivare del nobiluomo, “四艺 – sìyì”, assieme alla calligrafia, “书 – shū”, alla pittura, “画 – huà”, e al suonare il guqin (lo strumento che compare in quest’altra storiella), “琴 – qín”. Il Weiqi era allora il gioco dell’aristocrazia, mentre gli scacchi cinesi, lo Xiangqi (象棋 – Xiàngqí), era quello del popolo.

La cosa affascinante del gioco è l’estrema semplicità delle regole, che sono sostanzialmente racchiuse nel nome: gioco di accerchiamento. In pratica, due giocatori piazzano a turno le proprie pedine sulla scacchiera, ovvero sulle intersezioni delle linee di una griglia di 19×19 (ma si può giocare anche su griglie più piccole); quando un gruppo di pedine viene completamente circondato da quelle aversarie, il gruppo viene fatto prigioniero e tolto dal campo di gioco; alla fine, chi circonda il territorio più grande e ha più prigionieri vince.

La semplicità delle regole è però accompagnata da una estrema difficoltà nella strategia, visto che a ogni turno il numero di mosse possibili è molto grande.  Questa difficoltà è evidente anche per i computer, che ancora non sono in grado di giocare al livello dei professionisti, e nemmeno a quello dei più bravi fra gli amatori. Io per ora ho giocato solo contro il computer, non molto in effetti ma abbastanza per capire che lui è un nobiluomo molto più di me.

Note del Traduttore

1 La parola cinese Weiqi è composta dai due caratteri “围 – wéi”, che significa “accerchiare, circondare”, e “棋qí”, che indica una “pedina” e per estensione un “gioco da tavolo”. La corrispondente parola giapponese è “Igo – 囲碁” ed è facile vedere la somiglianza nei caratteri utilizzati (nel secondo carattere si è preferito il radicale “pietra – 石” a quello di “legno – 木” ma per il resto la corrispondenza è evidente).

2 L’Imperatore Yao (尧 – Yáo) è una figura leggendaria della storia cinese e fa parte dei Tre Sovrani e Cinque Imperatori. Secondo la tradizione, l’Imperatore Yao salì al trono all’età di vent’anni, nel 2356 a.C., e governò per quasi cento anni fino al 2255 a.C..

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