空洞无物 – Conversare a pancia vuota

novembre 27, 2011 at 11:08 PM (Chengyu, Storie buffe) ()

“kōng dòng wú wù” – Una grotta vuota senza nulla

Al tempo della dinastia Jin Orientale viveva un cancelliere chiamato Zhou Yi1. Fin da quando era giovane Zhou Yi dimostrava di eccellere nella conversazione e, da grande, era divenuto rinomato per il suo stile ironico e giocoso e per la sua condotta generosa. Non si preoccupava per le sciocchezze o le piccole cose e di carattere era molto spensierato e aperto. A quel tempo la gente lo lodava dicendo che lui “superava chiunque in magnanimità e amicizia”.

All’epoca dei Jin Orientali era in voga fra alcuni importanti uomini di cultura l’usanza di tenere “vuote conversazioni”2. Questi letterati si incontravano per bere vino e discutere di cultura, lasciando perdere ogni questione mondana. In questi incontri aveva solo importanza esprimere il carattere personale e non si dava peso all’etichetta.

A casa di Zhou Yi venivano spesso ospiti a bere e fare conversazione e fra questi vi era anche il primo ministro Wang Dao, che aveva aiutato Sima Rui a fondare la dinastia Jin d’Oriente. Le famiglie Zhou e Wang erano fra le più nobili del paese, così anche i legami personali fra Zhou Yi e Wang Dao erano fra i più sinceri e profondi.

Una volta, Wang Dao e Zhou Yi si trovarono a conversare con gran soddisfazione, più parlavano e più ne avevano piacere. Conversazione dopo conversazione, Wang Dao divenne così compiaciuto che, dimenticando per la gioia le buone maniere, si stese di fianco e poggiò la testa sulle ginocchia di Zhou Yi, usandole come cuscino. A quel punto, indicando con la mano la pancia sporgente dell’amico, disse: «Che ci sarà mai dentro a questa pancia?»

A queste parole Zhou Yi raddrizzò la schiena, si toccò la pancia con la mano e con ironia disse: «Qua dentro? Non c’è niente, come una grotta vuota e senza nulla. Però, di persone come voi mio signore, ce ne potrebbero entrare facilmente alcune centinaia.»

Erbetta: «La morale di questa storia è semplice e condivisibile, gli ospiti maleducati vanno mangiati! Io direi, anche gli storiellografi maleducati…»
Traduttore: «Ma anche no! In realtà questo modo di dire si usa per indicare qualcosa senza sostanza, privo di novità o importanza.»

Note del Traduttore

1 Zhou Yi (周顗 – Zhōu Yǐ), conosciuto anche con il nome di cortesia di Boren (伯仁 – Bórén), visse fra il 269 e il 322 d.C. e fu un alto funzionario al servizio dell’imperatore Yuan, nome che prese Sima Rui (司马睿 – Sīmǎ Ruì) quando salì al trono. I rapporti fra Zhou Boren e Wang Dao (王导 – Wáng Dǎo) furono più complicati di quanto appare dalla storia riportata qua sopra ma, avendo dato origine a un altro chengyu, lascio queste faccende per una prossima occasione.

2 Il nome di “vuote conversazioni” l’ho ripreso dalla traduzione inglese di “empty chat” con cui si indica il “清谈 – qīng tán”, ovvero un particolare tipo di simposio in voga a partire dalla dinastia Jin e durante tutto il periodo delle dinastie del Nord e del Sud. In questi simposi, meno formali rispetto alla tradizione precedente, gli uomini di cultura si incontravano per parlare di filosofia, senza curarsi di cose mondane come il lavoro e la famiglia.

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百发百中 – Il terrore dei salici

novembre 20, 2011 at 10:41 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“bǎi fā bǎi zhòng” – Cento colpi, cento centri

Su Li1 fu, all’epoca degli Stati Combattenti, un abile diplomatico e un esperto di affari politici. Un giorno Su Li venne a sapere che il gran generale Bai Qi2 del regno di Qin si apprestava a condurre in guerra l’esercito contro la capitale del regno di Wei, Daliang3. Se Daliang fosse stata occupata dalle forze di Qin, la famiglia reale dei Zhou Orientali4, che si trovava vicino, sarebbe stata in pericolo. Così, Su Li si recò dal regnante dei Zhou e gli disse: «In questi anni Bai Qi ha sconfitto i regni di Han, di Zhao e altri ancora, e ha preso il controllo su un vasto territorio. Adesso ha intenzione di condurre le truppe contro Daliang e se anche questa capitale dovesse cadere, la famiglia reale si troverebbe in grave pericolo! Lei deve trovare un modo per fermare l’esercito di Bai Qi.» Così, il regnante dei Zhou inviò Su Li nel regno di Qin e questi raccontò a Bai Qi la seguente storia:

Tanto tempo fa, nel regno di Chu, viveva un uomo chiamato Yang Youji che era un grande esperto nel tiro con l’arco. Lui era in grado, stando a cento passi di distanza da un salice, di scoccare le sue frecce e con ogni colpo centrare una foglia del salice. Cento volte lasciava partire il colpo e cento volte faceva centro. Le persone che osservavano la scena lodavano enormemente l’abilità di quell’arciere ma, una volta, un uomo che passava di lì per caso disse: “Io potrei insegnargli come si fa a tirare con l’arco.”
Yang Youji sentì queste parole e in cuor suo si sentì a disagio, perciò disse: “Tutti lodano la mia abilità con l’arco, tu invece sostieni di poter insegnare a me come si fa, perché allora non vieni qui al mio posto e provi a colpire le foglie del salice?”
L’altro uomo disse: “Io non posso certo insegnare a te la tecnica del tiro con l’arco, come si tende il braccio sinistro e come si piega il destro. Però, ti sei mai fermato a pensare che, quando colpisci le foglie del salice cento volte su cento tiri, non fai attenzione al tuo respiro. Dopo poco sei completamente stanco e non centreresti più nemmeno una foglia. In questo modo perdi completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi.”

Dopo che ebbe finito di raccontare questa breve storia, Su Li riprese il discorso dicendo: «Voi avete già sconfitto il regno di Han, il regno di Zhao e molti altri, conquistando in questo modo un vasto territorio e guadagnando grande onore. Adesso ti è stato ordinato di portare le truppe in guerra, attraversando i territori della famiglia reale dei Zhou Orientali per attaccare Daliang. Se però questa volta tu non dovessi ottenere la vittoria, perderesti completamente tutto ciò che hai guadagnato con i tuoi sforzi. Sarebbe perciò meglio che raccontassi di essere malato e che non inviassi all’attacco le truppe.»
Bai Qi, ascoltato ciò, si mise a ridere e disse: «Sono in grado di spazzare via tutto ciò che mi si pone d’avanti, per cento battaglie, cento vittorie, come potrei non vincere?»
Così, non seguendo ciò che gli chiedeva Su Li, portò l’esercito in battaglia contro il regno di Wei e ottenne una vittoria schiacciante, riuscendo a conquistare decine di città del regno di Wei.

Erbetta: «La morale di questa storia è che tu farai la fine di quel salice, lo sai, vero?»
Traduttore: «Beh, in realtà questo modo di dire si usa per indicare un lavoro portato avanti con grande precisione.»
Erbetta: «Appunto, è quello che farà anche il boia di corte!»

Note del Traduttore

1 Non ho trovato altre notizie riguardo a Su Li (苏厉 – Sū Lì) ma in compenso ho trovato una versione diversa della storia. Sono abbastanza sicuro di aver tradotto correttamente la prima versione che riporto, anche se la seconda mi sembra abbia più senso. In ogni caso trascrivo anche la seconda qui di seguito, dopo le note.

2 Bai Qi (白起 – Bái Qǐ) fu uno dei più grandi generali del regno di Qin, conosciuto come “macellaio di uomini” (人屠 – rén tú) per aver ammazzato nelle varie campagne militari quasi novecento mila soldati nemici. Morì, imbattuto, nel 257 a.C..

3 Daliang (大梁 – Dàliáng), capitale del regno di Wei durante il periodo degli Stati Combattenti, corrisponde all’attuale città di Kaifeng nella provincia del Henan.

4 Ricordo che durante il periodo degli Stati Combattenti la dinastia regnante, ovvero la dinastia dei Zhou Orientali, era solo formalmente al potere. Il controllo del territorio era infatti diviso fra diversi regni feudali che riconoscevano l’autorità della dinastia Zhou ma che erano sostanzialmente indipendenti. Alla fine del periodo degli Stati Combattenti, dopo che il regno di Qin ebbe sconfitto tutti gli altri regni, la Cina fu per la prima volta riunita sotto il controllo di un imperatore, che aveva potere (non solo formale) su tutto il territorio.

Versione alternativa

Il famoso generale Bai Qi del regno di Qin si apprestava a guidare l’esercito contro il regno di Wei. Viveva allora un uomo chiamato Su Li, abile diplomatico, che dopo aver saputo la cosa, si recò con urgenza dal monarca della dinastia Zhou e lo mise in guardia dicendo: «Se il regno di Wei dovesse cadere sotto il controllo del regno di Qin, la vostra posizione diventerebbe pericolosa.» A quel tempo, anche se i regnanti della dinastia Zhou erano chiamati “figli del Cielo”, non avevano nessun autorità amministrativa. Se il regno di Wei fosse stato sconfitto dal regno di Qin, quest’ultimo avrebbe acquisito un potere ancora più grande e, di conseguenza, anche la capacità di imporre il proprio potere sul monarca dei Zhou sarebbe diventata maggiore. L’imperatore dei Zhou chiese a Su Li il da farsi e questi suggerì al monarca di inviare immediatamente un uomo da Bai Qi per persuaderlo a interrompere l’attacco. Inoltre, disse di raccontargli questa storia:

Nel regno di Chu viveva un famoso arciere chiamato Yang Youji. Questo uomo, che fin da giovane superava chiunque in coraggio e forza, con l’esercizio divenne un maestro nel tiro con l’arco. A quel tempo viveva anche un coraggioso guerriero chiamato Pan Hu ed era anch’egli un arciere molto abile. Un giorno i due uomini si trovarono su un campo per competere nel tiro con l’arco e molte persone si misero attorno a osservare. Il bersaglio venne messo a cinquanta passi di distanza, qui fu appesa una placca con sopra disegnato un cuore. Pan Hu tese il rigido arco e una dopo l’altra scoccò tre frecce che andarono a colpire il centro del bersaglio, guadagnandosi un grido di acclamazione da parte della gente che osservava la sfida. Pan Hu, molto orgoglioso di sé, si rivolse a Yang Youji allargando le braccia, con un gesto che voleva esprimere l’invito a fare di meglio, se era possibile. Yang Youji si guardò un po’ attorno e poi disse: «Per colpire un cuore a cinquanta passi non serve molta abilità, il bersaglio è troppo vicino e anche troppo grande, piuttosto val la pena di colpire una foglia di salice a cento passi di distanza!» Detto ciò, indicò un salice che si trovava a cento passi da lui e disse a un uomo di scegliere una delle foglie dell’albero, facendoci un segno con il colore rosso. A quel punto, tese il suo arco e con uno scocco fece partire una freccia che attraversò con pecisione il bersaglio disegnato sulla foglia di salice. Le persone che erano nel campo rimasero tutte a bocca aperta, lo stesso Pan Hu non credeva di poter fare altrettanto e, convinto che Yang Youji non potesse riuscire di nuovo nell’impresa di centrare una foglia, camminò fino al salice, scelse tre foglie dell’albero e le numerò con i colori. Dopo di ché, chiese a Yang Youji di colpire quelle foglie nell’ordine in cui le aveva colorate. Yang Youji si avvicinò di alcuni passi, osservò le foglie colorate e si allontanò di nuovo a cento passi di distanza. Tese l’arco e, “scoc”, “scoc”, “scoc”, fece partire tre frecce che centrarono una dopo l’altra i tre bersagli. Un boato si sollevò in acclamazione e anche Pan Hu si convinse della superiorità dell’avversario. A quel punto, però, in mezzo alle grida di acclamazione, un uomo che si trovava vicino a Yang Youji disse con tono distaccato: «Beh, anche se riesce a centrare una foglia a cento passi di distanza, potrei insegnargli qualcosa riguardo al tiro con l’arco.» Come Yang Youji sentì queste parole, dette ad alta voce, non poté fare a meno girarsi verso quell’uomo e arrabbiato disse: «Come pensi di poter insegnare a me a tirare con l’arco?» L’altro uomo tranquillo rispose: «Io di certo non vengo a spiegarti come piegare l’arco e scoccare le frecce, però posso metterti in guardia su come proteggere la tua reputazione di arciere. Tu hai mai pensato che, se per caso dovessi rimanere senza forze, basterebbe una freccia che non colpisce il bersaglio per farti perdere la reputazione di chi, con cento colpi, fa cento centri? Un arciere dalle grandi capacità deve fare attenzione a proteggere la propria reputazione!» Yang Youji ascoltò questo discorso, capì che l’uomo aveva ragione e per questo lo ringraziò più e più volte.

L’uomo che era stato inviato dall’imperatore dei Zhou raccontò a Bai Qi questa storia, nel modo esatto con cui l’aveva detta Su Li. Dopo che Bai Qi ebbe ascoltato questo racconto, decise che per proteggere la sua reputazione di generale da cento battaglie e cento vittorie non poteva andare in guerra senza dei lunghi preparativi. Perciò disse di essere ammalato e fece fermare l’attacco contro il regno di Wei.

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舍本逐末 – Il saluto del re

novembre 12, 2011 at 10:27 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“shě běn zhú mò” – Abbandonare le cose fondamentali e cercare quelle marginali

Durante il periodo degli Stati Combattenti, il re Xiang di Qi inviò un emissario alla regina Wei di Zhao per renderle omaggio. La regina Wei però non guardò neppure il messaggio che le era stato consegnato e chiese direttamente all’emissario: «Il raccolto di quest’anno non è stato misero, vero? Il popolo non è in miseria, vero? Il vostro re, anche lui non è in miseria, vero?» L’emissario fu un po’ contrariato dal comportamento della regina e disse: «Questo umile servitore degli ordini del Re vi porta il Suo saluto ma voi, invece di chiedere come prima cosa notizie del nostro sovrano, mi domandate la situazione dei raccolti e della popolazione. Come potete mettere queste basse questioni prima di tutto il resto? Come potete lasciare il rispetto in secondo piano?» La regina Wei rispose: «Non è così. Se non ci fosse un buon raccolto, come potrebbe il popolo crescere e prosperare? E se non ci fosse il popolo, da chi potrebbe il re ricevere rispetto? Che senso ha abbandonare le cose fondamentali e chiedere prima quelle poco importanti?»

La regina proseguì chiedendo: «Nel regno di Qi vive l’eremita Zhong Lizi, sta bene? Quando da lui si presentano le persone, che posseggano cibo o che non lo abbiano, lui gli offre di che mangiare, che posseggano vestiti o che non li abbiano, lui gli dà di che vestirsi. Così lui aiuta il sovrano nel compito di sfamare e vestire il suo popolo, come mai il re di Qi ad oggi non gli ha ancora assegnato un incarico di rilievo? E Ye Yangzi sta anche lui bene? Lui si fa carico di aiutare tutte le persone misere e abbandonate, che da sole non riuscirebbero a farcela, e pertanto prende il posto del re nel proteggere e sostenere il suo popolo, perché ad oggi non gli è stato affidato un incarico adatto? La giovane della famiglia del Palazzo del Nord, Ying Erzi, sta bene? Lei ha lasciato gli ornamenti di giada, ad oggi non si è sposata e con grande affetto si prende cura dei suoi genitori, la sua devozione filiale è così di esempio per tutta la gente, perché allora ad oggi la corte del regno non la onora come merita? Due uomini dai grandi meriti non sono in posizioni importanti e una ragazza di grande virtù non viene apprezzata, come governa il suo paese e cura la sua gente il re di Qi? Il figlio di mezzo di Yu Ling vive ancora su questa terra? Lui si è dimostrato da un lato incapace di servire il suo sovrano, dall’altro poco bravo a governare le proprietà della famiglia. Inoltre non va d’accordo con i signori feudali e tutto ciò porta la gente a non fare nulla e a diventare inetta! Perché il re di Qi ad oggi non lo ha ancora giustiziato?»

Erbetta: «Giusto! È esattamente quello che mi stavo domandando riguardo a un certo storiellografo!»
Traduttore: «Lo temevo… In realtà, oltre ad essere un primo esempio di governo commissariato, questa chengyu si usa per indicare chi si perde nei dettagli e non guarda alle cose importanti.»   

Note del Traduttore

Non ho trovato molte notizie sul re Xiang di Qi (齐襄王 – Qí Xiāng wáng), che regnò per 19 anni e morì nel 265 a.C., o sulla regina Wei di Zhao (赵威后 – Zhào Wēi hòu). Lo stesso vale per i vari “ministri” del governo tecnico della regina.

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三人成虎 – La tigre del cancelliere

novembre 6, 2011 at 8:54 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“sān rén chéng hǔ” – Tre uomini fanno una tigre

Il cancelliere del regno di Wei, Pang Cong, doveva accompagnare il principe ereditario di Wei nel regno di Zhao per fare da ostaggio e, prima di lasciare il paese, disse al re di Wei: «Oggi è venuto un uomo a raccontare che per le strade della città si aggira una tigre, secondo vostra maestà è una cosa credibile?»

Il re rispose: «No, non lo è.»

Pang Cong allora disse: «Se ci fosse un altro uomo che dicesse di aver visto una tigre per le strade della città, sua maestà ci crederebbe?»

Il re rispose: «Sarei scettico ma comincerei ad avere qualche dubbio.»

Allora Pang Cong disse: «Se venisse una terza persona a riferire che ha visto una tigre per le strade della città, sua maestà ci crederebbe?»

A quel punto il re rispose: «Certo che ci crederei!»

Dopo aver sentito ciò, il cancelliere disse: «Per la strada non ci possono essere tigri, questa è una cosa evidente, ma basta che tre persone dicano il contrario per far sembrare che una tigre ci sia davvero. La capitale del regno di Zhao è ben distante dalla capitale del regno di Wei e ci saranno ben più di tre persone pronte a spargere maledicenze sul mio conto. Spero perciò che sua Maestà sappia valutare bene le cose.»

Il re di Wei rispose: «So bene come comportarmi.»

Dopo aver accompagnato il principe ereditario, Pang Cong ritornò in patria. Come si poteva prevedere, il re non volle più convocarlo.

Traduttore: «Questo modo di dire si usa per indicare quando una cosa non vera, ripetuta abbastanza a lungo, viene presa per tale. Sua Maestà adesso avrà capito che deve diffidare di chi parla male del suo storiellografo.»
Erbetta: «Ehm, no, perché?»
Traduttore: «Allora, provo a rispiegarglielo. Se adesso arriva un uomo e le dice che c’è una tigre a giro per la città, lei che fa?»
Erbetta: «Beh, mio buon storiellografo, gli chiedo come è fatta!»
Traduttore: «Per capire se l’uomo sa di cosa parla?»
Erbetta: «Macché! Non vorrei mai che fosse scappata la tigre che ho lasciato in camera tua!»

Note del Traduttore

A parte il nome, non ho trovato notizie di Pang Cong (庞葱 – Páng Cōng), cancelliere del regno di Wei (魏国 – Wèiguǒ). Questa storia viene riportata negli “Stratagemmi degli Stati Combattenti” di Han Feizi.

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胸有成竹 – Il pittore infrascato

ottobre 30, 2011 at 5:12 PM (Chengyu, Disegni) (, )

“xiōng yǒu chéng zhú” – Nel cuore è formato il bamboo

Al tempo della dinastia Song del Nord viveva un famoso pittore chiamato Wen Yuke e fra tutti i pittori dell’epoca lui era il più bravo a dipingere i bamboo. Per dipingere alla perfezione questa pianta, Wen Yuke non si curava che fosse primavera, estate, autunno o inverno, né faceva differenza per lui che soffiasse il vento, che cadesse la pioggia, che ci fosse il sole o che ci fossero le nuvole, per tutto il corso dell’anno Wen Yuke andava e veniva ininterrottamente dal bosco di bamboo. Nei tre periodi caldi dell’estate, quando il sole era come una palla di fuoco e la terra arsa bruciava, Wen Yuke correva nel bosco di bamboo con il sole di fronte e stava lì in piedi sotto a quei raggi infuocati, completamente assorto nell’osservare i cambiamenti del bamboo. Da un lato misurava con la punta delle dita la lunghezza delle giunzioni, da l’altro annotava quanto fossero folte le foglie. Il sudore gli impregnava le vesti, grondava ovunque sul suo viso ma lui non muoveva nemmeno una mano per toglierlo e continuava a dipingere come se nulla fosse.

Una volta iniziò a soffiare nell’aria un vento terribile. Subito dopo arrivarono lampi e tuoni e in un attimo si abbatté una violenta tempesta. Gli uomini corsero tutti alle loro case ma Wen Yuke, che proprio in quel momento stava seduto in casa, di fretta agguantò un cappello di paglia, se lo legò sulla testa e si diresse di corsa verso il bosco di bamboo sulla montagna. Aveva appena fatto in tempo a uscire dal portone che venne giù una pioggia a catinelle.

Wen Yuke voleva con tutto il cuore osservare i bamboo sotto il vento e la pioggia, non si curava perciò nella sua fretta della strada resa scivolosa dall’acqua! Si tirò su la veste e la tunica e si arrampicò su per il monte, diretto verso il bosco di bamboo. Corse a perdifiato dentro al bosco, senza curarsi dell’acqua che gli scorreva sul viso, e andò a osservare da vicino, senza sbattere occhio, i bamboo. Guardò le piante colpite dal vento e dalla pioggia, i fusti piegati e sbattuti di qua e di là. Wen Yuke memorizzò in cuore suo ogni dettaglio di come si muovevano i bamboo sotto la forza della tempesta.

Grazie allo studio accurato e alle osservazioni continue, durante tutto il corso dell’anno, Wen Yuke sapeva come cambiava l’aspetto dei bamboo nelle quattro stagioni, conosceva i cambiamenti di colore e di forma fra le giornate di sole e quelle di pioggia, apprezzava le differenze del bamboo quando era colpito da una luce brillante o dal chiaro di luna, era in grado di distinguere piante diverse e ne conosceva le particolarità. Così, quando disegnava il bamboo, non aveva bisogno di uno schizzo di prova ma poteva di getto rappresentare un’immagine precisa.

Un uomo chiamato Chao Buzhi disse un giorno per elogiare Wen Yuke: “Quando Wen Yuke disegna un bamboo, prima nel cuore ha già formata la sua immagine.”

Traduttore: «Questo modo di dire si usa per indicare una cosa programmata in anticipo, o una preparazione tale da rendere più facile le cose che si intendono fare.»
Erbetta: «Ah, mi è giunta voce che un certo storiellografo ha vinto un concorso di pittura, adesso ho capito dov’eri sparito!»
Traduttore: «Sua Maestà non è arrabbiata?»
Erbetta: «Ma certo che no, stavo anzi pensando che in queste stanze servirebbe un dipinto… passerai del tempo a studiare il soggetto!»
Traduttore: «Volentieri, bamboo?»
Erbetta: «No, cactus.»

Note del Traduttore

Wen Tong (文同 – Wén Tóng), conosciuto con il nome di cortesia di Wen Yuke (文与可 – Wén Yúkě), fu un famoso pittore vissuto fra il 1019 d.C. e il 1079 d.C.. Nato nella regione del Sichuan, è conosciuto soprattutto per la sua abilità nel dipingere i bamboo e di usare due pennelli con una mano sola. Un’immagine delle sue opere si può vedere qua, nella pagina di wikipedia a lui dedicata.

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破釜沉舟 – Chi mi ama, mi segua!

ottobre 16, 2011 at 7:29 PM (Chengyu, Storie di guerra) (, )

“pò fǔ chén zhōu” – Rompere i pentoloni e affondare le navi

Quando Xiang Yu uccise Song Yi1, il suo prestigio scosse il regno di Chu e la sua fama crebbe fra i principi feudali. Per prima cosa, Xiang Yu diede ordine a due dei suoi generali di guidare ventimila uomini oltre il fiume Zhang per proteggere la regione di Julu. Negli scontri le truppe riuscirono a guadagnarsi solo piccole vittorie e presto chiesero rinforzi. Xiang Yu allora condusse l’intero esercito oltre il fiume, dopo di ché diede ordine di affondare tutte le navi e fece distruggere tutti i pentoloni, diede fuoco all’accampamento e fece prendere agli uomini solo le razioni sufficienti per tre giorni. In questo modo diede ai soldati il messaggio che non ci sarebbero state vie di fuga o possibilità di ritirata e che l’unica scelta era di combattere fino alla morte. Quando le truppe arrivarono in prima linea, circondarono l’armata di Qin, agli ordini del generale Wang Li, e combatterono più scontri, fino a che riuscirono a bloccare il corridoio degli approvvigionamenti delle truppe nemiche. Sconfitta l’armata di Qin, il generale Su Jue venne ucciso e Wang Li fu fatto prigioniero. She Jian, il secondo generale della armata di Qin che stringeva d’assedio Julu, per non cadere ai piedi dei nemici si diede fuoco e morì. In quel momento, il formidabile esercito di Chu si pose a capo di tutti i principati feudali. Questi stati ribelli, per soccorrere il regno di Julu assediato, avevano messo in piedi una decina e più di accampamenti, ma neppure uno di loro aveva osato inviare le proprie truppe all’attacco. Quando l’esercito di Chu aveva dato battaglia alle truppe di Qin, gli altri regni avevano lasciato i soldati nei loro accampamenti a guardare. I soldati di Chu si batterono tutti, senza eccezioni, e ognuno di loro si dimostrò all’altezza di dieci uomini. I loro gridi di battaglia fecero tremare il cielo e gli uomini fra le fila degli altri eserciti. Dopo che ebbe sconfitto l’armata di Qin, Xiang Yu convocò gli ufficiali maggiori dei regni ribelli e, quando questi entrarono nell’accampamento, ognuno di loro si fece avanti in ginocchio, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo da terra. Da quel momento, Xiang Yu divenne il comandante in capo degli eserciti ribelli, che lo seguirono in ogni impresa.

Erbetta: «In effetti è un’idea! Ho già dato ordine che si rompano i tuoi piatti e si forino le ruote della tua macchina…»
Traduttore: «E i tre giorni di razioni?»
Erbetta: «Vuoi che dia anche fuoco alla tua casa? Questi storiellografi non sono mai contenti!»
Traduttore: «No, no, va bene così! In realtà questo modo di dire si usa per indicare un punto di non ritorno, una decisione da cui non si può tornare indietro, un po’ come il nostro “il dado è tratto”.» 

Note del Traduttore

1 Dopo che le rivolte avevano iniziato a indebolire la dinastia Qin, portando alla rinascita del regno di Chu, nel 208 a.C. un altro principe ribelle proclamò la restaurazione del regno di Zhao. Le truppe imperiali, sotto il comando dei generali Wang Li (王离 – Wáng Lí) e She Jian (涉间 – Shè Jiān), strinsero d’assedio la capitale di Zhao. I ribelli allora chiesero soccorso al regno di Chu e il re Huai di Chu inviò il suo esercito, mettendo al comando Song Yi (宋义 – Sòng Yì) e, come suo vice, Xiang Yu (项羽 – Xiàng Yǔ). Quest’ultimo voleva passare rapidamente all’azione mentre Song Yi attendeva che gli eserciti di Qin e di Zhao si indebolissero a vicenda. Così, una mattina Xiang Yu entrò nella tenda di Song Yi per fare rapporto e colse l’occasione per ammazzare il suo superiore. Dopo ciò, sostenendo di aver punito Song Yi in quanto traditore, prese il comando delle truppe di Chu e condusse i suoi uomini in quella che passò alla storia con il nome di “battaglia di Julu” (巨鹿之战 – Jùlù zhī zhàn).

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司空见惯 – Le feste del presidente

ottobre 8, 2011 at 3:13 PM (Chengyu, Poesia, Storie di re e ministri) ()

“sī kōng jiàn guàn” – Sikong è abituato allo spettacolo

Al tempo della dinastia Tang viveva un uomo chiamato Liu Yuxi1 che aveva un grande talento nello scrivere e recitare poesie. Dopo aver superato con successo l’esame imperiale, Liu Yuxi si trasferì nella capitale per svolgere l’incarico di supervisore dei censori imperiali. Presto, però, la sua condotta dissoluta e incurante delle regole incontrò l’opposizione della gente della capitale. Per questo venne allontanato e degradato al ruolo di governatore provinciale di Suzhou. Durante il periodo in cui Liu Yuxi prestò servizio come governatore, nella regione viveva un uomo chiamato Li Shen che era un alto funzionario pubblico, presidente di un ministero2. Poiché questi ammirava molto la fama di Liu Yuxi, lo invitò una sera a bere del vino e fece venire alcune accompagnatrici3 affinché durante il banchetto lo intrattenessero con i loro canti.

Mentre si godeva la serata senza inibizioni di sorta, bevendo e abbandonandosi ai piaceri, Liu Yuxi sentì l’impulso di comporre dei versi e sul momento creò questa poesia4:

“Adorna di un alto chignon e soffici ciocche ai lati del volto,
canta Du Weiniang5 e sembra aria di primavera,
il presidente guarda come nulla fosse, abituato allo spettacolo,
al governatore del sud del fiume6 il cuore si spezza7 oltre misura.”

Erbetta: «La morale di questa storia è che a lungo andare anche il bunga-bunga viene a noia?»
Traduttore: «Non si direbbe, vero? In effetti, però, questo modo di dire si usa per indicare una cosa che, nonostante la sua eccezionalità, capita di frequente e a cui si è fatta l’abitudine, di solito con accezione negativa.»

Note del Traduttore

1 Liu Yuxi (刘禹锡 – Liú Yǔxī) fu un poeta, filosofo e scrittore della dinastia Tang. Nato nel 772 d.C., all’età di vent’anni superò il maggiore esame imperiale ma, a causa dei suoi scritti politici, venne allontanato più volte dalla capitale, Chang’an, e mandato a svolgere ruoli diversi nell’amministrazione delle province. L’influenza popolare ebbe un ruolo importante nelle sue poesie (più di ottocento giunte fino a noi) e rappresenta una delle innovazioni principali di Liu Yuxi nella tradizone poetica cinese. Morì nel 842 d.C..

2 I due caratteri “司空 – sīkōng” che compaiono anche nel titolo di questa storia indicano una carica pubblica di alto livello durante l’epoca Tang. Nel testo che ho tradotto si spiega anche che questa carica era paragonabile a quella di “尚书 – shàngshū” che durante la dinastia Qing indicava i due presidenti a capo di ogni Ministero. Per questo, ma anche per un certo piacere legato all’attualità italiana, ho pensato di tradurre la carica ricoperta da Li Shen (李绅 – Lǐ Shēn) con il termine di “presidente”. La carriera politica di Li Sheng è stata molto articolata e, come anche per quella di Liu Yuxi, temo che la probabilità di un errore di termini da parte mia sia estremamente alta.

3 Il termine usato nel testo, “歌妓 – gējì”, letteralmente significa “cantante e prostituta” (simile alla geisha giapponese) e potrebbe essere tradotto come “cortigiana” o, come va di moda negli ultimi tempi, “escort”. Per essere più politicamente corretti ho optato per “accompagnatrice”.

4 Come sempre, soprattutto trattandosi di poesia, prendete questa mia traduzione con il beneficio del dubbio. Mi sono fatto aiutare per interpretare il significato dei versi, però alcuni passi della traduzione sono piuttosto liberi.

5 Du Weiniang (杜韦娘 – Dù Wéiniáng) è il nome di una famosa cortigiana dell’epoca Tang ma anche quello di una canzone. In questo caso, secondo la mia amica e insegnante, ci si riferisce alla donna, nel dubbio però ho lasciato che anche la traduzione fosse ambigua.

6 L’espressione “江南 – Jiāngnán” indica la regione a sud del fiume Yangzi (conosciuto come Chang Jiang, il “Lungo Fiume”) e in generale il caldo sud della Cina, dove si trova anche la regione di Suzhou.

7 Le parole “断肠 – duàn cháng”, che letteralmente significano “intestini spezzati”, formano un’espressione poetica molto utilizzata per indicare uno stato d’animo triste, simile al nostro “cuore spezzato” anche se per noi questa espressione ha più sfumature romantiche. In effetti, la sensazione di avere gli “intestini spezzati” rende bene l’idea di un malessere profondo ma in italiano, seppur efficace, non mi sembrava adatta al contesto.

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网开三面 – La strategia del cacciatore

ottobre 1, 2011 at 6:03 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) ()

“wǎng kāi sān miàn” – Aprire la rete su tre lati

Un giorno Shang Tang,  che si trovava a camminare per i boschi fuori della città, incontrò un cacciatore che stava piazzando le sue reti su quattro lati. Quando ebbe finito, il cacciatore recitò questa preghiera: «Che vengano giù dal cielo, che vengano su da terra, che vengano dalle quattro direzioni, fa che in ogni caso cadano nella mia rete.» Shang Tang ascoltò la preghiera ma alla fine disse: «Invero, a seguire queste parole, uccelli e animali verrebbero tutti uccisi. A parte i più crudeli fra i tiranni, chi altri potrebbe commettere un crimine simile?» Shang Tang tirò via le reti che coprivano tre lati, lasciando solo un lato coperto, e a quel punto insegnò al cacciatore questa preghiera: «Fin dall’antichità i ragni tessono le loro ragnatele e così anche nel nostro tempo gli uomini hanno imparato a tessere le reti. Se gli uccelli e gli altri animali vogliono andare verso sinistra, allora che vadano a sinistra; se vogliono andare verso destra, allora che vadano a destra; se vogliono andare in alto, che vadano in alto; se vogliono andare verso il basso, che vadano verso il basso. Io mi accontento di catturare quelli che non scappano e che non vogliono più vivere1.» La notizia del gesto di aprire le reti su tre lati giunse presto alle orecchie dei signori feudali, che elogiarono molto la benevolenza di Shang Tang e quaranta di loro decisero di sottomettersi a lui. Il cacciatore aveva messo le reti sui quattro lati per cacciare gli uccelli, Shang Tang ne aveva tolte tre e con solo una rete era riuscito a raccoglie con sé più di quaranta stati. Alla fine, Shang Tang guidò i suoi soldati alla vittoria contro la dinastia Xia e divenne il primo imperatore della dinastia Shang.

Traduttore: «Questo modo di dire si usa con il senso di “lasciare una possibilità di uscita”, o anche con quello di “non stare col fiato sul collo”.»
Erbetta: «Un po’ come ha fatto questa regina negli ultimi tempi… Purtroppo come sistema è un bidone, molto più efficace la frusta!» 

Note del Traduttore

1 Ho trovato due versioni di questa frase, la prima è quella che ho tradotto mentre una seconda faceva riferimento a “quelli che offendono il mandato del Cielo”. Questa seconda in effetti credo che possa essere interpretata come “coloro che non vogliono più vivere” ma, trattandosi anche di una storia legata al rovesciamento di una dinastia, il senso potrebbe essere più ampio e alludere all’ultimo imperatore Xia, che aveva tradito il “mandato Celeste” (questa era la giustificazione ufficiale di ogni spodestamento, infatti i regnanti stavano sempre ben attenti alle catastrofi o a quegli avvenimenti che potevano essere interpretati come una perdita della investitura divina).

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生日快乐 – Il primo anno

settembre 21, 2011 at 9:39 PM (Appunti) (, )

“shēng rì kuài lè” – Felice compleanno!

Domani sarà un anno da quando questo blog ha avuto inizio. La festa di Metà Autunno è già passata e i dolcetti di luna sono finiti ma mi piace ricordare questa ricorrenza. Negli ultimi tempi ho tradotto meno storie e anche i miei appunti sono quasi spariti, tuttavia in un anno sono stati 158 gli articoli scritti, 129 le storie e i commenti sono stati quasi il doppio. Per questo ringrazio Cristina, o meglio Erbetta, o Sua Maestà, e tutti gli amici che hanno letto questi racconti. Le storie non sono finite, perciò auguri e alla prossima!

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中山狼传 – Auguri a vossignoria! V

settembre 20, 2011 at 10:29 PM (Storie di animali, Storie popolari) ()

“zhōng shān láng zhuàn” – Storia del lupo del monte Zhongshan

…contina da qua…

In lontananza si scorse un vecchio uomo che camminava appoggiato a un bastone. La sua barba e le sue sopracciglia erano bianche come la neve, le vesti e il cappello erano decorate con raffinatezza e a giudicare dall’aspetto poteva essere un monaco Taoista. Il Signor Dongguo era al tempo stesso felice e timoroso, lasciò indietro il lupo e corse incontro al vecchio uomo. Piangendo, si inginocchiò profondamente e disse: «La imploro, padre mio, di dire una parola che possa salvare la mia povera vita!» Il vecchio uomo chiese una spiegazione di quanto stava accadendo e il Signor Dongguo rispose: «Questo lupo era braccato dai guardiacaccia, mi ha chiesto soccorso e io gli ho salvato la vita. Adesso però lui, al contrario, vorrebbe mangiarmi! Qualsiasi mia implorazione non ha avuto effetto e io mi trovo a dover morire per mano sua. Nel tentativo di ritardare almeno un po’ la cosa, sono riuscito a convincerlo a chiedere il parere di tre vecchi. Il primo che abbiamo incontrato è stato un vecchio albicocco a cui, nonostante le piante non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio, e per poco non finivo ammazzato; la volta successiva abbiamo incontrato una vecchia mucca, anche questa volta, nonostante le bestie non capiscano nulla, sono stato costretto a chiedere consiglio e di nuovo stavo per finire ammazzato; adesso abbiamo incontrato un vecchio saggio, possibile che il Cielo non voglia interrompere questa mia vita dedicata allo studio? Perciò oso chiedere a voi una parola che mi salvi la vita.» Dopo di ché si gettò sotto il bastone, chinando la fronte fino a terra per ripetto, e una volta rialzata la testa si mise in attesa di una risposta del vecchio uomo. Questi, ascoltati i fatti, sospirò più e più volte e infine, usando il bastone per colpire il lupo, disse: «Ti sei comportato male! Una persona guadagna dei meriti nei tuoi confronti e tu in cambio la tradisci? Non c’è niente di più sbagliato di ciò! La scuola di Confucio insegna che, quando si riceve una grazia da una persona, non possiamo per nessuna ragione voltarle le spalle, per questo i figli devono dimostrare sempre ai propri genitori il loro amore filiale. Secondo Confucio anche le tigri e i lupi conoscono il sentimento che lega i padri ai figli. Tu adesso sei sulla cattiva strada di chi tradisce le persone che ci hanno aiutato e perciò, o hai deciso di ripudiare quel sentimento, o non lo hai mai avuto.» Allora, con voce risoluta, disse: «Vattene di corsa, lupo, se non vuoi che ti ammazzi con questo bastone!»

Il lupo disse: «Vecchio saggio, voi avete ascoltato solo una versione della storia e non conoscete l’altra. Vi prego, permettetemi di raccontare le cose con chiarezza, desidero solo che ascoltiate le mie umile parole. Tanto per iniziare, quando il signore qui presente mi ha salvato, mi ha legato le zampe e mi ha rinchiuso dentro alla sua sacca, schiacciandomi sotto ai libri. Il mio corpo era così contorto che non osavo neppure respirare. Lui si è inventato una bugia per convincere Zhao Jianzi ma probabilmente le sue intenzioni erano di farmi morire dentro alla sacca e prendersi da solo tutti i meriti. Un uomo del genere non dovrebbe essere mangiato?»

Erbetta: «Bravo! Giusto!»
Traduttore: «La storia non è ancora finita, sua Maestà deve portare ancora un po’ di pazienza e lasciarmi continuare…»

Il vecchio saggio guardò l’altro uomo e disse: «Se queste parole sono vere, si può ben dire che anche Houyi1 ha le sue colpe.» Il Signor Dongguo pensò che non fosse giusto e raccontò con accuratezza di come lui avesse chiuso il lupo nella sacca spinto dalla pietà per l’animale. Anche il lupo dal canto suo si mise ad argomentare con arguzia per avere la meglio nella questione. Allora il vecchio uomo disse: «Tutte queste parole non bastano a convincermi, in un senso o nell’altro. Proviamo a far entrare di nuovo il lupo nella sacca, a quel punto potrò capire la situazione e giudicare se è così terribile oppure no!» Il lupo acconsentì di buon grado a fare la prova e si fece legare di nuovo dall’uomo. Questi lo infilò nuovamente nella sacca e appese il tutto sulla schiena dell’asino, senza che il lupo si accorgesse di niente. A quel punto, il vecchio saggio si piegò per sussurare all’orecchio del Signor Dongguo: «Avete un pugnale?» e questi rispose: «Certo.» Detto ciò, tirò fuori l’arma e il vecchio saggio gli fece capire con lo sguardo che doveva usarla per trafiggere il lupo. Il Signor Dongguo però disse: «Ma così non farò del male al lupo?» Il vecchio rispose ridendo: «Una bestia volta così le spalle alla tua benevolenza e tu ancora non hai il cuore di ammazzarla? Dimostri certo una grande umanità, così grande da fare la parte dello scemo! Un po’ come quello che salta dentro al pozzo per salvare un uomo che ci è caduto, o che si toglie i vestiti per salvare la vita a un amico. Per l’altro può anche andare bene ma in cosa è diverso dal cercarsi la morte? Voi, signore mio, siete questo tipo d’uomo? La bontà che diventa stupidità è da sempre disapprovata dagli uomini di nobile spirito.» Il vecchio finì di parlare con una gran risata. Dopo di ché, alzò la mano per aiutare il Signor Dongguo2 a impugnare il coltello e assieme uccisero il lupo. Dopo aver gettato la bestia sul bordo della strada, i due uomini se ne andarono.

Erbetta: «No! Profonda ingiustizia! Tradimento!»
Traduttore: «Sua Maestà ce l’ha con il vecchio saggio?»
Erbetta: «Sì, ma in sua mancanza mi accontenerò di far punire lo storiellografo di corte! Tra l’altro sono assai curiosa di conoscere le tue giustificazioni in merito a questa faccenda delle storielle a puntate!»
Traduttore: «Mi sembrava il modo migliore per festeggiare il compleanno di sua Maestà, dieci giorni di auguri!»

Note del Traduttore

1 Houyi (后羿 – Hòuyì) è una figura della mitologia cinese, un grande arciere divino che, secondo le leggende, insegnò la sua arte agli uomini. Huoyi è noto soprattutto per la storia che lo lega a sua moglie, Chang’e, la divinità della luna, ma di questa storia ci sarà modo di parlare in un prossimo futuro. Dopo la separazione dalla sua amata, Houyi divenne arrogante e scontroso. Fra gli uomini a cui aveva insegnato l’arte del tiro con l’arco ve n’era uno di grande talento chiamato Feng Meng. Questi sfidò il maestro a una gara ma Houyi lo sconfisse duramente, umiliandolo al punto che l’allievo decise di vendicarsi. Così Feng Meng, durante una battuta di caccia, colpì a morte il suo maestro. Facendo riferimento a questo episodio, il filosofo Mencio disse la frase “anche Houyi ha le sue colpe” (是亦羿有罪焉 – shì yì Yì yǒuzuì yān) per indicare che, non sapendo giudicare gli uomini, era stato anche lui responsabile della sua sorte. Con questo senso la frase viene riportata in questa storia.

2 Questa storia non è legata a un modo di dire ma da essa è nata l’abitudine di usare il nome “Signor Dongguo” (东郭先生 – Dōngguō xiānsheng) per indicare quelle persone che sono tanto buone da essere sceme.

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