女王的旅行 – Quando il gatto non c’è…

novembre 20, 2010 at 4:00 PM (Appunti) (, )

“nǔ wáng de lǚ xíng” – Il viaggio della regina

All’epoca della dinastia Xiaocao, nel lontano regno di Mei, la regina Erbetta1 fu costretta a partire per un lungo viaggio. Prima di partire convocò a sé lo storiellografo di corte, consapevole della pigrizia e dello scarso impegno di costui nell’assolvere gli incarichi a lui assegnati.

E gli rivolse un semplice avvertimento: «Tornerò lunedì e se per qualche motivo dovesse mancare una sola delle storielle che è tuo sacrosanto dovere tradurre quotidianamente, ti darò in pasto ai pescicani.»

Traduttore: «Ma nel regno di Mei non esistono pescicani!»
Erbetta: «E che cosa credi che stia andando a fare in questo viaggio?»


Note del Traduttore

1 Notizie sulla crudeltà della regina Erbetta, del suo regno di terrore e delle sue persecuzioni nei confronti dello storiellografo di corte, possono essere trovate in ogni storia di questo blog e in particolare nella prima.

Questa breve storiella è opera di Erbetta, non so se la regina approverebbe la divulgazione ma, come dice il titolo, quando il gatto non c’è… i topi finiscono in pasto ai pescecani.

Volevo fare uno strappo alla regola di “un articolo al giorno” per ringraziare Erbetta dei suoi messaggi e di un piccolo regalo molto apprezzato. La regina sa come prendere il traduttore per la gola!

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竭泽而渔 – Il consigliere favorito

novembre 20, 2010 at 12:31 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) (, )

“jié zé ér yú” – Seccare il lago per catturare i pesci

Nel periodo delle Primavere e Autunni, il regno di Chu era uno stato potente che cercava di estendere i suoi domini a Nord, nei territori del regno di Jin1. Il duca Wen di Jin2 guidò il suo esercito a Chengpu3 per fronteggiare le truppe nemiche e chiese al suo alto ufficiale Hu Yan come fare per vincere la guerra contro Chu. Questi rispose: «Se si tratta di regali, più sono belli e affascinanti meglio è. Se si tratta di guerra, più è infida e sleale meglio è.»

Il duca Wen riferì il suggerimento di Hu Yan a un altro dei suoi alti ufficiali, Yong Ji. Questi non era d’accordo con l’opinione di Hu Yan, disse: «Non bisogna assolutamente “seccare il lago per catturare i pesci”. Se la pozza d’acqua viene svuotata, è di certo facile catturare i pesci ma l’anno successivo non ci saranno più. Se si dà fuoco alla foresta, di certo è facile catturarne gli animali ma l’anno seguente non ce ne saranno più. Se si usano inganni e slealtà, la prima volta andrà bene ma dopo non si potrà più farci affidamento.»

Però, Yong Ji non aveva una strategia migliore da suggerire e così il duca Wen di Jin potè solo seguire il consiglio di Hu Yan. In questo modo il duca sconfisse il regno di Chu, dopo di ciò premiò con molti onori Yong Ji. In molti furono stupiti da questo comportamento, perciò il duca Wen spiegò: «I consigli di Hu Yan mi hanno aiutato a risolvere il problema per questa volta,  al contrario le parole di Yong Ji mi saranno utili per sempre.»

Erbetta: «La morale di questa storiella è che, se vai dal capo a incoraggiare la slealtà, forse non è proprio il caso che ti aspetti un ringraziamento.»
Traduttore: «Questo modo di dire si usa per indicare una persona che agisce senza troppe remore e che non pensa alle conseguenze.»


Note del Traduttore

1 Del periodo delle Primavere e Autunni e del regno di Jin si è parlato in una delle prime storielle, quella de la gara delle carrozze. Una nota sul regno di Chu si trova invece in quest’altra storia.

2 Il duca Wen di Jin (晉文公 – Jìn Wén gōng) governò i territori del regno di Jin dal 636 a.C. fino al 628 a.C., portandolo a raggiungere uno dei periodi di massimo splendore. Figlio del duca Xian (a cui è dedicata quest’altra nota), il futuro duca Wen, il cui nome era Chong’er (重耳 – Chóng’ěr), andò in esilio nel momento in cui il padre designò il fratellastro come legittimo erede. Dopo diciannove anni passati a viaggiare fra i vari paesi, accrescendo la propria reputazione, Chong’er ritornò nel regno natale appoggiato dalle truppe dello stato di Qin e divenne duca. In seguito alla vittoria nella battaglia di Chengpu, il duca Wen di Jin ottenne l’egemonia sui regni della Cina, entrando nella storia delle Primavere e Autunni come uno dei Cinque Egemoni.

3 La battaglia di Chengpu (城濮之战 – Chéngpú zhī zhàng) si svolse nel  632 a.C. e fu una delle più grandi del periodo delle Primavere e Autunni. Hu Yan (狐偃 – Hú Yǎn) e Yong Ji (雍季 – Yōng Jì) furono due degli alti ufficiali al comando delle truppe del regno di Jin. A questo storico scontro fra gli eserciti di Jin e Chu dedicherò una nota più approfondita in una delle prossime storielle.

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东食西宿 – La sposa indecisa

novembre 19, 2010 at 10:29 am (Chengyu, Storie buffe) ()

“dōng shí xī sù” – Mangiare a Est e dormire a Ovest

Nel regno di Qi1 viveva una ragazza che, raggiunta l’età del matrimonio, iniziò a ricevere la visita dei pretendenti alla sua mano. Un giorno, nello stesso momento vennero due famiglie a chiedere la ragazza in sposa per i rispettivi figli. Il giovane della famiglia che viveva a Est era decisamente brutto ma molto ricco; al contrario, il giovane della famiglia dell’Ovest era venuto su proprio un bel ragazzo, ma purtroppo era anche molto povero. La cosa mise in grande difficoltà i genitori della ragazza, che pensarono a lungo alla faccenda ma non riuscirono a prendere una decisione. Così, chiamarono la figlia per porre direttamente a lei il problema e sapere la sua opinione su chi dei due ragazzi preferisse come marito.

La giovane ascoltò attentamente le parola dei genitori e, vergognandosi di rispondere, restò a lungo in silenzio. I genitori pensarono che in questo genere di situazione la loro figlia non avrebbe aperto bocca e perciò le dissero: «Se ti vergogni di parlare, non c’è bisogno che tu dica niente. Basterà che tu alzi il braccio in una delle due direzioni, verso Est o verso Ovest, e così noi capiremo quale dei ragazzi hai scelto di sposare.»

La ragazza rimase a lungo esitante ma alla fine alzò il braccio sinistro e i genitori pensarono che avesse scelto la famiglia dell’Est, ma subito dopo la figlia alzò anche il braccio destro.
Il padre e la madre la guardarono stupiti e le chiesero: «E allora? Vuoi sposare entrambi i ragazzi?»
«No,» rispose la giovane a bassa voce, «io vorrei mangiare nella casa dell’Est e andare a dormire in quella dell’Ovest.»

Erbetta: «Ma, non mi sembra un problema così difficile! Se la ragazza sposa quello ricco poi ha i soldi per pagare quello bello come amante.»
Traduttore: «Un insegnamento edificante. In realtà la morale di questa storiella è che, nella vita, non c’è mai una scelta perfetta. Bisogna capire quali sono le proprie priorità, perché semplicemente non si può avere tutto.»


Note del Traduttore

1 Il regno di Qi è stato oggetto di un’altra nota nella storiella del finto musicista.

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一叶障目 – La foglia dell’invisibilità

novembre 18, 2010 at 10:38 am (Chengyu, Storie buffe) (, )

“yī yè zhàng mù” – Una foglia che copre gli occhi

Tanto tempo fa, nel regno di Chu1 viveva un pover uomo che era però un accanito lettore. Un giorno, mentre stava sfogliando un libro2, l’uomo lesse questa frase: “Quando la mantide va a caccia di cicale, usa coprire il suo corpo con una foglia e questo sistema permette di diventare invisibile.” Allora lo studioso pensò: “Se riuscissi a procurarmi anch’io questa foglia, sarebbe davvero una gran cosa! Potrei andare a rubare senza che nessuno mi veda e in questa maniera non sarei più povero.” L’uomo ci pensò un po’ e si convinse della bontà dell’idea.

Da quel momento, iniziò a passare le sue giornate in mezzo al bosco, impegnandosi come se cercasse un tesoro, e andava avanti e indietro alla ricerca di una foglia con una mantide nascosta dietro in caccia di cicale. Alla fine, un giorno vide ciò che cercava: una mantide nascosta da una foglia aveva catturato una cicala. Eccitato dalla scoperta, l’uomo si buttò di slancio per afferrare la foglia ma, nella agitazione del momento, questa gli sfuggì di mano.

Il pover uomo si maledisse per l’errore, la foglia era caduta a terra in mezzo a una gran quantità di altre e adesso  come avrebbe fatto a riconoscere quella giusta? Però, non si scoraggiò, riempì un sacco con tutte le foglie e le portò tutte a casa.

Dopo aver riflettuto sulla faccenda, pensò di aver trovato la soluzione giusta. Iniziò a prendere una foglia alla volta e a portarsela di fronte a coprire il viso. A quel punto chiese a sua moglie: «Cara, mi riesci a vedere?» «Certo, mio caro.» Rispose paziente la donna. L’uomo allora buttò via la foglia e passò a quella successiva, ripetendo la stessa domanda: «Adesso riesci a vedermi?» Andarono avanti per un po’ ma a un certo punto, la moglie si stufò della cosa e, persa la pazienza, rispose: «Non ti vedo più!»

Il poveretto, tutto soddisfatto, prese la foglia e uscì in strada portandola di fronte a sé. Arrivato al mercato, l’uomo iniziò a prendere un po’ di cose qua e là, di fronte al proprietario di una bancarella. Questi rimase per un attimo a bocca aperta ma, senza pensarci due volte, catturò l’uomo e lo portò di fronte alle autorità. Il magistrato della contea fu molto stupito dal racconto del commerciante, non riuscendo a capire come avesse potuto pensare il pover uomo di rubare in faccia al proprietario e farla franca. Quando il ladro improvvisato gli raccontò tutta la faccenda, il magistrato scoppiò in una grassa risata e decise di lasciarlo libero.

Erbetta: «Tutta colpa della moglie, la foglia giusta era di sicuro fra le altre!»
Traduttore: «Non ci giurerei. Questo modo di dire si usa per indicare qualcuno che ha, come si usa dire, le fette di prosciutto sugli occhi.»
Erbetta: «Ah, esiste anche il prosciutto dell’invisibilità?»


Note del Traduttore

1 Del regno di Chu non parlo più,  visto il numero di storielle buffe che lo riguardano mi sembra evidente che abbia fatto una brutta fine.

2 Il libro in questione, secondo un’altra versione della storiella, sarebbe lo Huainanzi di cui abbiamo già parlato in queste note.

Questo modo di dire si può trovare legato ad una seconda frase,  come “一叶障目,不见泰山” che tradotto significa “avere una foglia sugl’occhi e non vedere il monte Tai”. Esiste anche una seconda versione con il termine “foresta” (森林 – sēnlín) al posto del “monte Tai”.

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李公杂碎 – La prima ricetta

novembre 17, 2010 at 1:26 PM (Ricette) ()

“Lǐ gōng zá suì” – Gli avanzi spezzettati del signor Li

Anche le ricette di cucina possono essere legate a una storiella, e questo è il caso del piatto che descrivo oggi. Si racconta infatti che il primo ad assaggiarlo sia stato il generale Li Hongzhang1 della dinastia Qing. Un giorno, essendo il generale tornato al campo troppo tardi perché fosse servito un pasto regolare, il cuoco mise insieme un po’ di ingredienti che erano avanzati in cucina e li fece saltare in padella. Il piatto piacque così tanto al generale Li che divenne uno dei suoi favoriti e volle dargli il suo nome.

Un’altra versione della storia vuole che la ricetta sia stata inventata durante il viaggio del generale Li negli Stati Uniti, combinando dei sapori che accontentassero sia i palati cinesi che quelli americani. Il piatto, molto famoso al di fuori della Cina con il nome di “chop suey”, è originario della cità di Taishan nella provincia del Guangdong. Lo stesso nome è utilizzato, anche nel “Viaggio in Occidente”, per indicare un piatto fatto con le rigaglie.

La versione che riporto, così come anche l’aneddoto sull’origine del nome, è tratta dal libro di cucina cinese della cuoca e scrittrice Pei Mei2. Molti degli ingredienti elencati sono in realtà opzionali e possono essere tolti o sostituiti con altri a piacere. I germogli di soia e il porro non devono essere cotti troppo a lungo.

Ingredienti

80 grammi di carne di maiale;
1/2 seppia o calamaro;
80 grammi di gamberetti;
80 grammi di maiale arrosto o una fetta spessa di prosciutto cotto;
1 germoglio di bamboo (cotto);
1/2 carota (cotta);
1/2 peperone verde;
80 grammi di porro o cipollotti;
150 grammi di germogli di soia;
80 grammi di spaghetti di riso o vermicelli;
5 tazze d’olio;

Condimenti

2 cucchiai di salsa di soia;
1/3 di cucchiaino di sale;
1 cucchiaino di zucchero;
1 cucchiaino di olio di sesamo,
1/4 di cucchiaino di pepe nero.

Ricetta

  1. Tagliare tutti gli ingredienti a strisciline sottili, eccetto i gamberetti;
  2. Scaldare le 5 tazze d’olio facendolo diventare ben caldo, friggere gli spaghetti di riso fino a che non prendono volume e assumono un leggero colore dorato (bastano solo 3 secondi per lato). Toglierli dal fuoco e disporli in un piatto, schiacciandoli un po’.
  3. Nello stesso olio, friggere il maiale, i gamberetti e la mezza seppia per circa mezzo minuto. Dopo di che, rimuovere la carne e asciugarla dell’olio in eccesso.
  4. Riscaldare 2 cucchiai di olio in una padella e far saltare il prosciutto, il germoglio di bamboo, la carota e il peperone verde. Aggiungere i germogli di soia e far saltare per 1/2 minuto. Aggiungere la carne cotta in precedenza e il porro, mescolando bene il tutto assieme al condimento. Quando è arrivato a cottura, togliere dal fuoco e versare sopra gli spaghetti di riso fritti. Servire caldo.

Note del Traduttore

1 Li Hongzhang (李鸿章 – Lǐ Hóngzhāng) fu un generale e uomo politico di primo rilievo nel periodo finale della dinastia Qing, nella seconda metà dell’800. Si occupò principalmente dell’ammodernamento del paese, dal punto di vista industriale e militare, e di politica estera, in un periodo in cui la Cina era di fatto sotto il controllo delle potenze straniere, cosa che lo portò a essere oggetto di numerose critiche e accuse di tradimento.

2 La ricetta è riportata nel primo volume del “libro di cucina di Pei Mei” (培梅食譜 – Péi Méi shí pǔ), un bel libro ricco di figure e consigliato a chi ama sperimentare la cucina cinese (accanto al testo in cinese tradizionale, c’è la traduzione in inglese).

Ho scelto questa prima ricetta perché è stato, o almeno credo, il primo piatto di cucina cinese che ho mangiato. Quando eravamo piccoli io e mio fratello abbiamo viaggiato tanto assieme ai nostri genitori, mangiando sempre un po’ di tutto, compresa molta cucina straniera. Immagino che fosse un po’ per venire incontro al nostro gusto di bambini, non abituati a sapori troppo esotici, e un po’ perchè questo piatto era uno dei preferiti dei nostri genitori, ma ogni volta che si andava in un ristorante cinese il “maiale chop suey” non mancava mai.

Quando degli zii regalarono ai miei genitori il primo wok di casa, questa è stata una delle prime ricette che hanno imparato a fare e da allora è di gran lunga quella che cucinano più spesso. La semplicità del piatto richiede solo di affettare la carne e verdure a piacere, per poi saltare il tutto in padella: prima la carne da sola, poi la verdura da sola, e infine tutto insieme.

Rispetto alla versione che ho riportato qui, il “chop suey” che sono abituato a mangiare è fatto con solo la carne di maiale (senza seppia o gamberetti) ed è servito con del riso bianco bollito. Se qualcuno volesse sperimentare la ricetta completa, mi piacerebbe sapere com’è il risultato.

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做贼心虚 – Per chi suona la campana

novembre 16, 2010 at 9:51 am (Chengyu) (, )

“zuò zéi xīn xū” – Chi ruba ha la coscienza sporca

Una volta, un uomo subì un furto e alcuni sospetti vennero portati di fronte al magistrato della contea. Nessuno però voleva confessare di essere il ladro.

Il magistrato allora pensò di utilizzare un espediente. Chiese ad alcuni uomini di portare una campana1 nel cortile sul retro dell’edificio e poi si rivolse ai sospetti dicendo: «Ho qui una campana, ma non si tratta di una normale, questa è estremamente accurata e mi permette di riconoscere le persone che hanno commesso un furto.» Dopo di che, il magistrato fece posizionare un tendone attorno alla campana e portò i sospettati di fronte a questo tendone dicendo loro: «Fra poco vi farò entrare uno alla volta e voi dovrete poggiare la mano sulla campana. Se siete innocenti, quando la toccherete questa non suonerà; ma quando il colpevole poggierà la sua mano sulla campana, allora suonerà chiaramente.»

Dopo che il magistrato ebbe terminato di parlare, i sospetti ladri entrarono uno dopo l’altro nel tendone per toccare la campana. Quando uscirono, vennero portati di fronte al magistrato che osservò le mani di ognuno e in un attimo indicò un uomo dicendo ai suoi assistenti: «Arrestatelo! È lui il ladro.» L’accusato rimase di stucco, paralizzato per la sorpresa.

Anche le altre persone erano rimaste a bocca aperta e chiesero al magistrato come avesse fatto a scoprire il colpevole. Questi, ridendo, rispose: «In realtà non c’è niente di strano, ho semplicemente fatto ricoprire la campana con dell’inchiostro. Gli uomini che sono entrati e l’hanno toccata, adesso hanno tutti le mani sporche di questo inchiostro. Il ladro, però, non avendo il coraggio di toccare la campana per timore che suonasse, ha ancora le mani pulite. Così l’ho potuto riconoscere e catturare.»

Traduttore: «…e così l’Antonio Di Pietro cinese diede inizio a mani pulite. In realtà, questa espressione si usa per indicare qualcuno con la coscienza sporca.»


Note del Traduttore

1 Sul testo, che presenta anche una sommaria traduzione in inglese, il termine “钟 – zhōng” viene tradotto con la parola orologio. In effetti, questo è oggigiorno il significato più comune con cui il termine viene usato ma, tra gli altri, ha anche il significato di campana. Vista l’epoca in cui si svolgono di solito queste storielle e il classificatore utilizzato, ho pensato che il secondo significato fosse più corretto.

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杯弓蛇影 – Un brindisi alla serpe

novembre 15, 2010 at 8:00 am (Chengyu, Storie buffe) (, )

“bēi gōng shé yǐng” – Scambiare il riflesso di un arco su una coppa per un serpente

C’era una volta un uomo che aveva poca fiducia nel prossimo, amici compresi. Una volta, infatti, si trovava in visita da un caro amico e questi gli offrì una coppa di vino per fare un brindisi. Mentre l’uomo alzava il bicchiere, vide che sul fondo c’era qualcosa di rosso e lungo, che aveva tutto l’aspetto di un serpente. Però, non osando rifiutare il brindisi al padrone di casa, mandò giù il vino tutto di un fiato.

Dopo che ebbe bevuto, l’uomo iniziò subito a sentirsi poco bene e ad avere male di pancia. Quando fu tornato a casa, continuò a sentire ovunque dei dolori insopportabili che non gli permettevano né di mangiare alcunché né di dormire. Le persone lo osservavano dimagrire a vista d’occhio e i suoi familiari preoccupati chiamarono molti dottori per curarlo, ma ogni volta senza successo.

Il suo caro amico, che aveva saputo della grave condizione in cui stava, andò a trovarlo. Quando lo vide in quello stato, l’amico insistette per saperne la causa e alla fine l’uomo gli disse: «Mentre ero a casa tua a bere vino, ho visto un serpente sul fondo del bicchiere. Io mi sono spaventato molto ma ho bevuto lo stesso.» L’amico, dopo aver ascoltato il motivo della malattia, rimase molto stupito. Come aveva fatto un serpente a finire dentro il bicchiere del suo ospite, senza che lui stesso se ne fosse accorto mentre lo riempiva?

L’amico tornò a casa continuando a pensare alla cosa, andò nella sala dove aveva brindato assieme al suo ospite e allora notò l’arco rosso che era appeso su una parete. Subito, andò dall’amico malato e lo invitò a tornare a casa sua. Quando l’uomo si fu accomodato nella stessa posizione che aveva l’altra volta, l’amico gli offrì un’altra coppa di vino e gli chiese: «Vedi anche questa volta un serpente sul fondo del bicchiere?»  L’uomo rispose: «C’è ancora, esattamente come la volta scorsa!»

L’amico allora gli fece vedere l’arco e, guardando con attenzione, l’uomo riconobbe in quello che pensava essere un serpente il riflesso dell’arma appesa dietro di lui. Subito si sentì meglio e assieme ai timori sparì anche la malattia.

Traduttore: «Questo modo di dire si usa per prendere in giro quelle persone che sono inutilmente sospettose e che hanno paura persino della loro ombra.»
Erbetta: «Ho capito, ma sei proprio sicuro che il serpente nel mio bicchiere sia solo il riflesso di un arco?»
Traduttore: «Certo, mia regina. Beva pure tutto di un fiato… che sennò la coda le va di traverso!»

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九牛一毛 – Uno storico con le palle

novembre 14, 2010 at 12:40 PM (Chengyu, Storie di re e ministri) (, )

“jiǔ niú yī máo” – Un pelo fra nove buoi

L’imperatore Wu di Han1 sentì parlare delle imprese del generale Li Ling2, che era riuscito a entrare a testa alta con le sue truppe dentro i confini del territorio degli Xiongnu, e ne fu molto soddisfatto. In quel periodo, molti dei cancellieri di corte lodarono a gran voce l’imperatore per la sua saggezza e la capacità di valutare gli uomini, impiegandoli nelle imprese più difficili a seconda delle loro capacità. In seguito, però, Li Ling venne sconfitto e fu costretto ad arrendersi al nemico. La cosa fece infuriare l’imperatore Wu e quei cancellieri che prima lodavano la saggezza dell’imperatore, subito dopo iniziarono a dire che Li Ling era una persona buona a nulla e sleale. A quel tempo, Sima Qian3 era rimasto a fianco dell’imperatore Wu senza dire una parola, ma quando questi gli chiese di esprimere la sua opinione su quello che era accaduto, Sima Qian disse senza giri di parole che il generale Li Ling aveva ai suoi ordini soltanto cinquemila soldati e che combatteva contro ottanta mila cavallieri Xiongnu. Quando l’esercito nemico l’aveva circondato, Li Ling aveva resistito per più di dieci giorni all’assedio, uccidendo più di diecimila dei cavalieri nemici, e perciò era da considerare un generale dalle grandi capacità. Quando alla fine si era ritrovato senza più provviste e senza frecce, con la via di fuga sbarrata dall’esercito nemico, il fatto che avesse scelto di interrompere i combattimenti non era da interpretare come una vera resa ma come la volontà di attendere una nuova occasione per dedicare tutto se stesso al servizio del paese. I suoi meriti erano tali da potergli perdonare la colpa della sconfitta.
L’imperatore Wu ascoltò queste parole in difesa di Li Ling e la critica sarcastica portata nei confronti del generale Li Guangli, parente dell’imperatore, e del suo attacco frontale agli Xiongnu che non aveva portato a nulla. Alla fine, indignato per queste parole, l’imperatore fece imprigionare Sima Qian. L’anno seguente, avendo ricevuto la falsa notizia che il generale traditore stesse addestrando le truppe degli Xiongnu, l’imperatore Wu, senza aver compreso con chiarezza la faccenda, fece uccidere la madre e la moglie di Li Ling. In seguito a ciò, Sima Qian venne accusato di aver provato a mal consigliare il re e la sua condanna fu commutata nella più crudele e umiliante castrazione. Sima Qian venne colpito duramente da una tale caduta in disgrazia e dalla sofferza, al punto che pensò al suicidio; riflettendo sulla cosa, però, capì che la morte di una persona caduta in una posizione così infima come la sua, agli occhi dei ricchi e dei nobili sarebbe apparsa come un pelo caduto fra nove buoi, non solo non avrebbe suscitato compassione ma con probabilità sarebbe stata accolta con battute di scherno. Così, sopportò con determinazione la sua disgrazia, dedicando la sua vita e il suo tempo al difficile e impegnativo compito che si era preposto: terminare la scrittura della sua grande opera, le “Memorie di uno Storico”4. Fra le persone dell’antichità ce ne furono alcune conosciute per il loro grande corraggio e anche per la profonda saggezza, Sima Qian faceva parte di queste. Lui sapeva che, nel suo tempo, la morte di una persona dalla sua posizione sociale e senza una reputazione era considerata quanto quella di un cane, perciò con grande coraggio continuò a vivere e alla fine riuscì a terminare le “Memorie di uno Storico”, una grande opera storica senza precedenti. Sima Qian raccontò questa sua esperienza, che era stato capace di portare a buon fine, al suo buon amico Ren An. Le persone in seguito lessero le sue parole nella lettera all’amico in cui parlava di un “un pelo caduto fra nove buoi” e le fecero diventare il chengyu “un pelo fra nove buoi”, per indicare con questa espressione che alcune cose o persone di talento si trovano disperse fra la maggior parte delle altre, proprio come un singolo pelo fra nove buoi.

Traduttore: «…e così questo modo di dire si usa per indicare qualcosa di piccolo e trascurabile, come una goccia nel mare.»
Erbetta: «Piccolo e trascurabile…»
Traduttore: «A cosa sta pensando, mia regina? Non mi piace quello sguardo…»
Erbetta: «Ma hai visto che poi lo storiellografo ha fatto un buon lavoro! Magari vale la pena provare… »
Traduttore: «Ma nemmeno per sogno!»


Note del Traduttore

1 L’imperatore Wu di Han è stato oggetto di una nota in quest’altra storiella. La storia di oggi mette in luce gli aspetti negativi di questo imperatore, spesso crudele e eccessivo nelle sue punizioni. Sembra che alla base della condanna di Sima Qian ci fosse anche l’insoddisfazione per come lo storico aveva descritto nelle sue memorie l’imperatore, considerato paranoico e superstizioso.

2 Li Ling (李陵 – Lǐ Líng) era il nipote del generale Li Guang (il “generale volante” di cui abbiamo parlato in quest’altra storiella), e venne avviato fin da giovane alla carriera militare, per la quale dimostrava una notevole capacità. Durante la guerra contro la popolazione Xiongnu, mal sopportando di fare da scorta per il generale Li Guangli (李廣利 – Lǐ Guǎnglì), cognato dell’imperatore, Li Ling chiese e ottenne di poter guidare una forza di elite all’assalto delle truppe nemiche. La battaglia, avvenuta nel 99 a.C. e di cui si parla anche in questa storia, dimostrò le grandi capacità di condottiero di Li Ling, che però dovette cedere di fronte alla differenza di forze e alla mancanza di rifornimenti e di frecce. Poco tempo dopo si scoprì che Li Ling si era arreso e iniziarono a circolare voci sul suo tradimento. Un anno più tardi, di ritorno da una missione che aveva lo scopo di liberare Li Ling e riportarlo in patria, il responsabile della missione riportò un prigioniero Xiongnu. Questi riferì che Li Shaoqing (questo era il nome di cortesia di Li Ling) addestrava le truppe degli Xiongnu. Quando l’imperatore seppe questa cosa, fece uccidere tutti gli appatenenti al clan Li. In seguito si dimostrò che l’accusa si riferiva a un altro uomo con lo stesso cognome e lo stesso nome di cortesia (un po’ come in questa storiella di Zengzi).
Dopo la sua resa, il re degli Xiongnu, ebbe un trattamento di riguardo per il generale sconfitto, facendogli sposare la figlia e elevandolo a una posizione pari a quella del suo consigliere (anch’esso un traditore dell’impero Han). Li Ling visse i successivi venti anni con gli Xiongnu, aiutandoli nella guerra contro l’impero Han e rifiutandosi di tornare in patria anche in seguito alla morte dell’imperatore Wu.

3 Sima Qian (司马迁 – Sīmǎ Qiān) fu, come suo padre, un Grande Scrivano della dinastia Han e lavorò a corte come astrologo e consigliere. Oltre a una importante riforma del calendario, Sima Qian passò alla storia soprattutto per la sua opera principale, le “Memorie di uno Storico”, che hanno rappresentato le fondamenta di tutta la storiografia cinese successiva. In seguito allo scandalo per la resa del generale Li Ling, amico di cui aveva preso le parti, Sima Qian venne condannato a morte ma la pena venne in seguito commutata. Non avendo abbastanza denaro per pagare la commutazione del suo crimine, Sima Qian fu costretto a subire la castrazione e a passare i successivi tre anni in prigione. In seguito, continuò a vivere a palazzo come eunuco, sopportando l’umiliazione per poter completare la sua grande opera storiografica. Di ciò è rimasta testimonianza nelle lettere scambiate con l’amico Ren An (任安 – Rèn Ān) . Alcuni secoli più tardi, i discendenti di Sima Qian arrivarono al potere e, alla fine del periodo dei Tre Regni, furono i fondatori della dinastia Jin.

4 Le “Memorie di uno Storico” (史记 – Shǐjì), scritte fra il 109 e il 91 a.C. da Sima Qian su spinta paterna, sono considerate le fondamenta della storiografia cinese, con un’influenza enorme sugli storici successivi (paragonabile a quella avuta in occidente dall’opera di Erodoto). Il testo ripercorre la storia della Cina attraverso le biografie dei personaggi dell’epoca, dal tempo dell’Imperatore Giallo fino all’imperatore Wu di Han, sotto il cui regno l’opera è stata scritta. Fra queste biografie si trovano non solo quelle dei regnanti ma anche quelle di nobili, amministratori e figure di primo piano di ogni era analizzata, con particolare attenzione ai periodi delle Primavere e Autunni e degli Stati Combattenti.  La cura nella ricerca delle fonti, fra annali, antichi testi e registri e i viaggi compiuti per conoscere di persona i fatti, rendono quest’opera la prima nel suo genere e una testimonianza storica fondamentale.

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覆水难收 – Divorzio alla cinese

novembre 13, 2010 at 11:28 am (Chengyu) (, )

“fù shuǐ nán shōu” – L’acqua versata è difficile da raccogliere

Durante la dinastia Han, ai piedi del verde e lussureggiante monte Lanke1 viveva uno studioso chiamato Zhu Maichen con sua moglie Cui2. L’uomo era di carattere onesto e generoso, ogni giorno studiava i suoi libri ma la fortuna non gli era favorevole e aveva fatto più volte l’esame imperiale senza successo. La sua condizione era perciò povera e, non avendo di che sostenere la famiglia, conduceva una vita difficile andando sul monte Lanke a raccogliere la legna da ardere.

Passarono alcuni anni, Cui viveva con il marito una esistenza piena di amarezza e così, un po’ alla volta, iniziò a diventare insofferente e di carattere scontroso, fino al punto che non riusciva a guardare l’aspetto misero e malconcio del marito senza rivolgergli male parole. Zhu Maichen non sapeva come ribattere alle continue critiche della moglie e se ne stava in silenzio a sopportarne gli sfoghi.

Un giorno freddo di inverno, mentre la neva cadeva a fiocchi grandi e intensi, Zhu Maichen uscì di casa con lo stomaco brontolante per la fame e, ubbidendo all’ordine di Cui, andò sul monte Lanke a fare legna. L’uomo pensò che se avesse raccolto molta legna e l’avesse venduta in cambio di riso e farina, la moglie ne sarebbe stata contenta. Non sapeva che in realtà Cui aveva altri piani: era infatti andata da un intermediaria per combinare un nuovo matrimonio e aveva trovato un buon partito, un carpentiere. Così, quando Zhu Maichen rientrò a casa, la moglie gli chiese di punto in bianco di scrivere la lettera di separazione. In lacrime, l’uomo le chiese di sopportare ancora per un po’ la situazione difficile in cui si trovavano e di aspettare che superasse l’esame per diventare ufficiale dell’impero. Allora, le promise, le cose sarebbero andate meglio. Cui si dimostrò ferma nella sua decisione e disse al marito che, seppure lui fosse riuscito a diventare un alto ufficiale, lei non lo avrebbe più voluto nemmeno se fosse stata ridotta a mendicare per strada. Vedendola così risoluta nonostante tanti anni passati assieme come marito e moglie, Zhu Maichen alla fine si rassegnò e scrisse la lettera di separazione.

Non passò molto, che Zhu Maichen riuscì a superare l’esame e a entrare nella carriera da ufficiale, diventando governatore di una provincia. Quando Cui lo venne a sapere, divenne molto nervosa e scontenta. Come si poteva comparare un carpentire a un governatore? La moglie di un governatore ha molte ricchezze e una posizione sociale elevata! Così decise di andare a cercare Zhu Maichen, lasciando perdere il nuovo marito. La donna uscì di casa con il volto non truccato e le gambe scoperte e corse dal primo marito, implorandolo pietosamente di tornare assieme a lei. Zhu Maichen, in sella a un alto cavallo, pensò alle parole della donna, dopo di ché chiese a un uomo che gli portasse un vaso d’acqua e lo fece versare a terra, di fronte al cavallo. Allora disse a Cui che l’avrebbe ripresa con sé solo se fosse riuscita a rimettere tutta l’acqua versata dentro al vaso. La donna si mise a raccogliere inutilmente l’acqua che era già diventata fango. Quando il marito se ne andò, Cui capì che era tutto finito e, persa la ragione, si gettò in un fiume vicino dove affogò.

Erbetta: «Storiella allegra, eh? La povera moglie di Zhu Maichen si è sacrificata per far studiare il marito, che doveva essere un bello scioperato, e alla fine la lasciano pure ad affogare!»
Traduttore: «Già, doveva essere la sua presenza che distraeva Zhu Maichen. Per fortuna nessuno distrae il vostro traduttore.»
Erbetta: «Giusto!»
Traduttore: «Era sarcasmo… In realtà questo modo di dire si usa per indicare una situazione non più riparabile o dalla quale non si può tornare indietro.»


Note del Traduttore

1 Cercando notizie sul monte Lanke, che si trova nei pressi di Quzhou nella provincia del Zhejiang, ho scoperto che la storiella di oggi ha ispirato un’opera Kunqu intitolata “Il monte Lanke” (烂柯山 – Lànkē shān). L’opera Kunqu (崑曲 – Kūnqǔ) è una delle forme più antiche di opera cinese, in auge fra il XVI e il XVIII secolo ma tutt’ora rappresentata in alcune città maggiori della Cina. L’origine di questo genere di rappresentazione teatrale e di canto risale a più di seicento anni fa, in una zona sud orientale della Cina (la regione Wu), e la sua influenza è riconosciuta anche nei confronti dell’opera di Pechino.

2 Esistono due storie legate a questo chengyu, quella di Zhu Maichen (朱买臣 – Zhū Mǎichén) e sua moglie Cui (崔 – Cuī) e una seconda sostanzialmente simile a quella di oggi ma che riguarda Jiang Tai Gong, un personaggio in parte leggendario di cui parlerò in una prossima storiella. Per questo, ho deciso di riportare la prima versione e aspettare di aver introdotto questo secondo personaggio per proporre anche l’altra.

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不死之药 – La guardia immortale

novembre 12, 2010 at 7:30 am (Storie di re e ministri) (, )

“bù sǐ zhī yào” – Una medicina contro la morte

Si racconta che, in tempi molto antichi, un uomo offrì in dono al re di Jing1 una medicina contro la morte. L’ufficiale che stava alla porta del palazzo si incaricò di portare subito la medicina miracolosa al re ma, mentre camminava verso le stanze reali, incontrò una guardia che gli chiese: «Cosa stai portando con tanta fretta?» L’ufficiale allora rispose: «Una medicina contro la morte.» La guardia chiese ancora: «Ed è una cosa che si può mangiare?» L’ufficiale replicò: «Sì, certo che si può mangiare.» Allora, senza farselo ripetere, la guardia prese la medicina e la ingoiò in un sol boccone.

Quando il re venne a conoscenza dell’accaduto, andò su tutte le furie e ordinò che la guardia venisse giustiziata. La guardia, attraverso alcuni intermediari, fece riferire al re la sua giustificazione: «Quando ho incontrato l’ufficiale che portava la medicina, io gli ho chiesto se poteva essere mangiata e lui mi ha detto di sì, come posso essere colpevole? Se anche si volesse trovare una colpa, questa nel caso sarebbe dell’ufficiale e non mia! Inoltre, chi ha offerto questo dono a vostra maestà, ha detto che era una medicina in grado di sconfiggere la morte. Se io adesso venissi ucciso, sarebbe evidente che in realtà la medicina ha causato la mia morte, invece di impedirla. Così, se vostra maestà mi fa uccidere, si dimostrerebbe che io sono innocente e al tempo stesso tutti saprebbero che il re di Jing si è fatto ingannare con facilità. Perciò, consiglio a vostra maestà di lasciarmi libero.» Il re giudicò che nelle parole della guardia c’era molta saggezza e così gli concesse la grazia.

Erbetta: «Ma allora la guardia è diventata immortale?»
Traduttore: «Spero per lei di no! Conoscendo quanto sia affidabile la parola dei sovrani, immagino che a quest’ora sarebbe ancora chiusa nella prigione del regno di Jing! In realtà, la morale di questa storia è di diffidare da chi offre cose troppo belle per essere vere e stare in guardia da chi prova a ingannarci.»


Note del traduttore

1 Il termine “Jing” (荆 – Jīng) che compare in questa storiella è in realtà il nome con cui in origine si chiamava il regno di Chu. Questo stato, di cui ho già parlato anche nella storiella di ieri, era uno dei sette regni che si contesero il dominio della Cina durante l’era degli Stati Combattenti. Il regno si estendeva su un vasto territorio nel sud-est della Cina ed era uno degli stati più potenti, almeno fino a quando, nel 223 a.C., il re di Qin riuscì ad averne la meglio. Dopo il crollo della dinastia Qin, il re di Chu riprese il potere ma venne ostacolato e infine sconfitto da Liu Bang, che diede quindi vita alla dinastia Han.

Anche la storia di oggi è riportata negli “Statagemmi degli Stati Combattenti” di Han Feizi.

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